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1408, Io sono leggenda, La bussola d’oro, WALL•E, Jumper, Quantum of Solace, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo

 

Recensioni Films
 
1408

Un film di Mikael Hafström. Con John Cusack, Samuel L. Jackson, Mary McCormack, Jasmine Jessica Anthony. Genere Horror, colore 104 minuti. - Produzione USA 2007. - Distribuzione Lucky Red

Tratto da un racconto di Stephen King (precisamente contenuto nella recente raccolta “Tutto è fatidico”) il film mantiene alto l’interesse fin quasi alla fine, soprattutto nella prima parte. Come in molte opere dello scrittore americano, anche in questo il personaggio è uno scrittore (una delle cose che apprezzo di più di Stephen King è proprio il costante riferimento al mondo della scrittura, e della fantasia quindi, vista anche come “mestiere”; professione che conosce bene) ed è uno scrittore scettico e disilluso, ma al contempo molto curioso. La curiosità nel mondo kinghiano viene spesso punita, vedo una sorta di conservatorismo in ciò. Il Male ad ogni modo si annida ovunque, soprattutto nei vecchi alberghi americani di lusso, dove transita molta gente che evidentemente vi lascia parecchia energia negativa: poco importa che sia un albergo in culo al mondo (come l’Overlook di “Shining”) o solo una stanza di un albergo nella metropoli (il Dolphin di “1408”). Il protagonista trova la sua stanza già occupata… dalle forze del Male! (forse per questo si vendicano su di lui, per questa intrusione…).
Il film raggiunge il suo apice dal momento in cui la porta della stanza 1408 si chiude alle spalle dello scrittore

fino al momento in cui avviene il primo “incidente” (un’imposta della finestra che cala con violenza sulla mano del protagonista), dopodiché comincia la sarabanda di effetti speciali, alcuni davvero notevoli. La cosa pregevole è che per una volta Stephen King non ricorre a qualche creatura repellente involontariamente ridicola, ma fa agire una forza invisibile molto più convincente. C’è anche un maggiore approfondimento psicologico, che si unisce però ad un ritmo piuttosto sostenuto. Sempre d’effetto il tema del sogno all’interno dell’incubo, anche se già visto altrove. Un film che merita comunque di essere visto, non fosse altro che per certe atmosfere alberghiere.
Massimo Acciai
 

 

 

 

 

 

Io sono leggenda
Un film di Francis Lawrence con Will Smith, Alice Braga, Dash Mihok, Charlie Tahan, Salli Richardson, Willow Smith. Genere Azione produzione USA, 2007 Durata 101 minuti circa.

Il remake di un celebre film degli anni ’70, tratto da un altrettanto celebre romanzo di Matheson del ’54 che univa gli scenari apocalittici al tema dei “vampiri” rivisti e aggiornati alla nostra epoca scientifica, è sicuramente un film suggestivo. Le scene dell’enorme megalopoli in piena rovina, con le strade invase da erbacce ed animali selvatici (ma come c’è finito un leone a Nuova York?), il silenzio ovunque (anche se il protagonista ne fa di casino!) e tutto ciò che appartiene all’immaginario dell’ultimo uomo sulla Terra, è decisamente convincente.
L’inizio è spettacolare. Una battuta di caccia ai cerbiatti in pieno centro, a bordo di una macchina col cane affacciato al finestrino a prendersi l’aria. Il protagonista sembra muoversi a suo agio nella città deserta, vi ha trascorso tre anni dallo scoppio della pandemia, e segue i suoi rituali quotidiani con rassegnazione. Durante il giorno può liberamente girare per le strade, prendere i dvd nei negozi, entrare nelle case per “far la spesa” e andare a pescare allo zoo. La sera, al calar delle tenebre, si asserraglia in casa. Unica compagnia: un cane lupo femmina. Certo, si poteva indagare di più su come si svolge la giornata tipo del sopravvissuto; da dove arriva l’energia elettrica e l’acqua corrente, da quando ha iniziato a parlare con i manichini e perché si guarda sempre vecchi notiziari registrati, ecc.
Will Smith interpreta un personaggio piuttosto privo di spessore, con molti tic e paranoie da solitudine, ma la trama ribilancia bene il film. Ci è molto simpatico quando lo vediamo da solo nel suo laboratorio per cercare di contrastare il virus, ma ci perde tutti punti quando altri cani infetti uccidono la sua compagnia canina e lui – per irrazionale vendetta – parte in macchina per una spedizione punitiva contro le povere vittime umane del virus, incapaci di intendere e di volere, che vengono schiacciate dagli pneumatici non a scopo di difesa ma per puro istinto sanguinario. Questa è l’unica pecca del film.
Finale un po’ scontato, col sacrificio dell’ “eroe” e la ricostruzione della civiltà. La riflessione sull’esistenza e l’inesistenza di Dio poteva essere risparmiata, ma gli americani ce la infilano sempre e uno se l’aspetta.
Chissà perché l’ultimo uomo sulla Terra non è mai solo…

Massimo Acciai
 

 

 

 

La bussola d’oro
Un film di Chris Weitz con Nicole Kidman, Dakota Blue Richards, Sam Elliott, Eva Green, Tom Courtenay, Simon McBurney, Jim Carter, Daniel Craig, Ben Walker, Adam Godley, Nonso Anozie, Charlie Rowe, Clare Higgins. Genere Azione produzione USA, Gran Bretagna, 2007 Durata 120 minuti circa.

Filmone fantasy immancabile nel periodo natalizio; il genere fantasy sta vivendo al cinema un periodo molto fortunato, grazie anche ad effetti speciali sempre più raffinati e spettacolari, impensabili fino a qualche anno fa.
“La bussola d’oro”, film tratto dal primo libro della trilogia “Queste oscure materie” di Philip Pullman, non delude le aspettative in questo senso. Gli effetti speciali sono di altissimo livello, la sceneggiatura non lascia un attimo di respiro allo spettatore (forse qualche attimo poteva essere lasciato però) e la tensione non cala mai.
Rimarrebbe però uno dei tanti fantasy che non lasciano poi nulla allo spettatore (e a me in particolare, che non amo affatto gli animali parlanti) se non fosse per un paio di invenzioni letterarie decisamente notevoli: il “dai mon” e “l’aletiometro”.
Mentre nel nostro mondo ognuno si porta la sua anima dentro di sé, in questo mondo immaginario, molto simile al nostro per il resto, l’anima cammina accanto alle persone, sotto forma di animale (parlante purtroppo…) che la segue ovunque. L’ipotesi fantastica porta a curiose domande, se il daimon segua il proprietario anche in situazioni di intimità, o cosa avviene tra i rispettivi daimon di coppie in rapporto amorosi…

ma questo per fortuna viene lasciato all’immaginazione un po’ maliziosa dello spettatore. L’altra invenzione, affascinante soprattutto dal punto di vista linguistico, è l’aletiometro: quando ho sentito per la prima volta questo vocabolo ho provato qualcosa dentro, un brivido.  È una di quelle parole che, anche se non ne conosci il significato, subito ti incuriosiscono e ti evocano il fantastico.
Quasi niente nel film viene spiegato, ne come funzioni l’aletiometro, ne come nascano i daimon… ma questo importa poco, a esser troppo pignoli ci si sciupa la fiaba.
In conclusione, un film che vale la pena di vedere. Attenzione però che la storia rimane a metà alla fine del film e che occorrerà aspettare poi il seguito, chissà quando e se lo faranno… meglio saperlo prima che si tratta di una saga.
Massimo Acciai
 

 

 

 

 

WALL•E
Un film di Andrew Stanton. Animazione, durata 97 min. - USA 2008.

Finalmente un bel film, in questa stagione di mediocrità; un film che riporta ad atmosfere sognanti, romantiche (ma non sdolcinate), senza spargimenti di sangue e cattivi sentimenti. Un film che offre anche un umorismo intelligente, non volgare. La storia d’amore tra robot fa sorridere ed in alcuni punti anche commuovere. Troppo ottimistico questo futuro di grassoni in crociera spaziale; visti gli attuali tempi di crisi e l’ombra che getta sugli anni a venire, il problema obesità non può essere preso sul serio (tranne forse in America…). Effetti speciali spettacolari, di ottimo livello. Paesaggi apocalittici suggestivi. Bellissimo.

Massimo Acciai
 

 

 

 

Jumper
Un film di Doug Liman con Hayden Christensen, Jamie Bell, Diane Lane, Samuel L. Jackson, Michael Rooker, Rachel Bilson, Max Thieriot, AnnaSophia Robb. Genere Avventura produzione USA, 2008 Durata 88 minuti circa.

Questo film mi ha fatto pensare anch’io, come molti, sono un “saltatore”. Lo sono “virtualmente” quando navigo su Internet, passando in un clic da un angolo all’altro del mondo, esplorando persino altri pianeti o galassie, e lo sono anche “fisicamente”. Un mattino dell’estate scorsa mi trovavo a Milano e, tre ore dopo, ad Oslo. Un viaggio che un tempo avrebbe richiesto settimane come minimo. Mai come nell’epoca presente “saltiamo” da un paese all’altro, da un contesto linguistico e culturale all’altro, da un discorso all’altro, ecc. Pare che non siamo mai soddisfatti di dove ci troviamo, dobbiamo cambiare in continuazione: da dove viene questa smania? Dal senso dell’avventura o dalla noia? Perché vogliamo in continuazione evadere, alla ricerca di un paradiso terrestre che non troviamo?
L’ipotesi alla base del film (potersi teletrasportare in un attimo in ogni angolo del mondo) è senza dubbio affascinante, e gli effetti speciali sfruttano bene i possibili scenari.
La trama è un po’ inconsistente e cade spesso nella banalità (e talvolta nell’inverosimiglianza – ad esempio non convince affatto il personaggio della madre del protagonista che, pur continuando ad amare il figlio, combatte al fianco dei cattivi che vogliono ucciderlo), ma certe scene sono davvero spettacolari.

Viene spontaneo domandarci come utilizzeremo noi questo potere, dove ci teletrasporteremo (nel caveau di una banca come il protagonista? Oppure in qualche luogo meno illegale?). Ad ognuno le sue risposte (io avrei fatto un “salto”, magari di pochi istanti, su un altro pianeta…).

Il mondo in cui si muove il protagonista è un mondo globalizzato, il “nostro” mondo moderno; infatti il ragazzo non pare molto disorientato da tutti questi salti, così come non lo è lo spettatore. Ecco, quando potrò viaggiare senza limiti sul Pianeta (con l’aereo ovviamente) e mi sembrerà di non essermi mosso affatto, allora comincerò a preoccuparmi…

Massimo Acciai
 

 

 

 

 

Quantum of Solace
Regia di Marc Forster con Daniel Craig, Olga Kurylenko, Mathieu Amalric, Azione produzione USA, Gran Bretagna, 2008. Durata 106 minuti circa.

Bond, dopo aver dato l’estremo saluto ad un amico moribondo, ne getta il cadavere in un cassonetto dei rifiuti. – Li tratti sempre così i tuoi amici? – gli domanda la partner femminile di turno. – A lui non sarebbe importato – risponde cinicamente. Ecco l’agente segreto che tanta fortuna ha avuto al cinema con le sue battute coatte e maschiliste, con il suo savoir faire elegante e spietato. Nei film precedenti almeno il cattivo di turno, che mirava senza troppa originalità alla conquista del mondo, stabiliva con certezza da che parte stessero i buoni. Ora buoni e cattivi sono mescolati, come nella vita reale, e il cinismo regna sovrano, così come la noia. La trama infatti è banale e non riscatta un film mediocre, così come gli effetti speciali sotto tono rispetto ai precedenti film. La saga appare decisamente in declino.

Massimo Acciai
 

 

 

 

Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
Regia di Steven Spielberg con Harrison Ford, Karen Allen, Cate Blanchett, Shia LaBeouf, John Hurt, Ray Winstone, Jim Broadbent. Genere Avventura produzione USA, 2008 Durata 125 minuti circa

Il quarto film sulle avventure dell’illustre archeologo non è certo all’altezza dei primi tre, ma si difende bene. Trionfano gli effetti speciali ed il ritmo è sempre serrato; c’è anche la giusta ironia. La scena migliore è quando Indiana Jones si rifugia in un frigorifero per scampare all’esplosione di una bomba atomica. Molte anche le citazioni dai precedenti film, per gli affezionati (come me). Poco credibile invece il protagonista, invecchiato ma sempre agile, nei panni di padre e di marito…

Massimo Acciai
 

 

 


 

 

-Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano
-Direttore di Frammenti Manuela Verbasi
-Film di autori vari

-1408, Io sono leggenda, La bussola d’oro,  WALL•E, Jumper, Quantum of Solace, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo
-Recensioni: Massimo Acciai
-Editing: Manuela Verbasi, Emy Coratti

-tutti i diritti riservati agli autori, vietato l'utilizzo e la riproduzione di testi e foto se non autorizzati per iscritto

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