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Prime burrasche

Agli appuntamenti d’ amore
per l’arsura, correvo tremante
ghiotto di profumi inebrianti, contatti
frenetici eccitanti.
Della bruna gli occhi nocciola
spiritati, ingordi di novizi maschi
odorosa d’ intimi bagnati, palpitanti.
Della rossa, color gatto i capelli
con efelidi graziose dappertutto
capezzoli lampone maturo e
le cosce candide, lunghe, sode.
La silenziosa, timida, introversa
che metteva nastri bianchi
alle lunghe trecce brune, a
frustar l’aria per si o no piccosi
dalle braccia avvolgere si lasciava
e puntava decisa, il pube indagatore
contro il mio, da tanto tempo teso
Zazzera, dalla frangetta nera
mi portava via. La figlia di Valsugana
creola si diceva, la più bella del rione
di lei l’incarnato scuro, i lineamenti
fieri, il cipiglio vibrante come vento maestro.
Diventavamo due febbricitanti, nei mutui vezzi
là dove l’eccitazione vuole la frenesia
e abbandonarci poi come in eliso.

In Poesia o Prosa

 

Il verbo, fila e reca movimento facendolo epidermicamente avvertire, al lettore, fin nella sua bocca. (ormedelcaos)

tag: tema settimanale, entro il 22 p.v.

Incubo

Dovrei smettere di non fumare. Mi fa malissimo, sto velocemente andando incontro ad una mutazione genetica: mi sto trasformando in un orrendo, viscido, antipaticissimo “bravo ragazzo”. Eppure ho tutte le mie brave tacche sul calcio della Colt! Evidentemente ho perso l’ultimo duello, la pistola si è inceppata, ho capitolato. Ora di notte, tra una litigata con la tastiera e una ricerca affannosa di un qualcosa che possa sostituire anche se lontanamente una sana Marlboro, scrivo. Le uniche spire di fumo che aleggiano nella stanza non sono quelle di sigaretta…Cazzo! Sto tornando involontariamente un ragazzaccio di strada. Non lo dirò più, prometto. Dovrei smettere di non fumare. Mi fa malissimo.

Gran Via de Madrid

Si sbelicano di luci
efelidi di folla
la polpa di adamitica polvere
nelle umide sere dei magi
è calda questa polla
di caos calura lojura
evade mia canzone
da lordura
e da altura eremitica
come un lorca rinato
dalla cura della Storia
nello struscio agorafobo
ti bacio ti calmo
col mio mantra di carne
mi perlita de labuan, rebelle
allo sterco di trono ed altare
mio rosario di allegro martirio
corsara di cuore e di pelle
guernica dove piove la gioia.

Luna tu

Bugiarda è la luna mi dissi
ma al mio sguardo non mentì mai.

Ha accompagnato i tuoi sogni
che nei miei pensieri
s'immergono e fondono.

Nelle mie ore e nelle tue verità
complice amara che t'ha veduta
distante e ora a me accanto.

Devota e perenne nel suo corteggiare
così lei guardando ch'io non possa
dimenticarti mai.

Atlantis

Come fai?

Non premia l'inasprirsi di parola, come il controllo della voce.
Mentre Io sciolgo e coloro i miei gesti e le mie grida
TU
difendi quel tuo luogo primigino
quel cuscino imbrattato di sfoglie di pizzo,
ma come fai a rimbalzare in piedi senza cadere?
Non senti un'eradicazione della voglia
una lenta di mano con tanto di marchio a fuoco
come una firma con scritto:-You've been raded-
e suvvia, prossimo imbroglio, gente da cambiare!
Vieni incinto di caldi abbracci deviati dall'incostanza
tua definizione di vita nell'ombra di luci sparse
fu la rimanenza di un bacio da polvere estratto
Non sai che divertimento quel tuo gioco a rincorrere
il premio di una notte sparso fra le carni gentili...
Di certo so che nulla puoi sentire con le braccia dell'anima,
ciò che si prende dalla culla di quattro mani,
ciò che ti fa percepire un vita che batte
anche solo avvicinandoti allo stomaco...
Chissà se mai rimpiangerai il dono che avevo preservato per Te...
non hai voluto il mio scrigno di desideri, la forza che mi spingeva da Te
e ora non sai che fartene di quelle labbra lasciate fin troppo a esiccare.
 

Pronta a risalire

Mani dal cielo efelidi di speranza
costumi di nuvole che avvolgono la stanza...
 
Come altalena di sogni mi trascini, Mondo
nell'andirivieni di pensieri e aromi di parole
Di ramo divelto son le rose che mi accingo a cogliere
sedendomi sul lastrico di percorsi impervi.
 
Con l'ombrello nascondo le angosce
e paro le lacrime di un cielo grigio.
Ho la giacca intinta nell'acqua
e capelli spessi da baciare,ma
nell'ombra vedo le mie gambe lunghe
 che possono ancora camminare.
Ho ancora i muscoli allenati
e salti da gazzella...
Aspettami vita! Son pronta
a rincorrerti tra gli ostacoli del cuore.
 

Cavalli dell'anima e del cuore.

Quei cavalli laggiù, grigi, neri
sulle dune, dalle cui criniere
il vento caldo t’investe di profumi
forti di animalità, d’arsura ardente
galoppano nella mente, alzando
polvere di passato e corrono
verso l’orizzonte delle aspettative.
Pure i miraggi esalano col calore
delle sabbie, lasciandoti interdetto
ancor prima di capire.
Mete agognate, difficili e lontane
per il viaggio di una vita
attratti da Circe, ancorchè dubbioso.

___________________

Su cumuli nembi
come cavalli di fiaba
scorrazzo nell’azzurro
di pensieri nani.
torno nel tempo
lungo il vivagno
di ogni età, quasi
la pubertà assolvere
potesse dall’inadeguatezza
d’esser oggi capace.
E se il drago dentro
morse sanguigno ogni
momento della crescita
e più della paura poté
l’indolenza, cospargerti
di cenere il capo ora
alla psiche non ridarà la pace.
Resta spronare i fianchi del destriero
mandare un segno di riscossa.

A media luz

Era da tempo che non scambiavo quattro chiacchiere con lui. Saranno vent’anni. Ci siamo ritrovati per un aperitivo a Milano, alla Bodeguita del Medio, le gambe allungate sotto un tavolino, davanti a noi due ottimi Daiquiri. Anche lui, come me, adora questo locale, dove si beve un ottimo Rum e si può apprezzare la cucina cubana, fatta di piatti poveri ma saporitissimi. Abbiamo ricordato i tempi della Milano anni ‘60/70, abbiamo parlato di donne e canzoni. Atmosfere di allora, entrambi amanti del cabaret, ci siamo inteneriti al ricordo dei Gufi, di Gaber e di Jannacci. Abbiamo fischiettato insieme “Luci a San Siro” e abbiamo finito con il classico e ormai desueto “Quelli sì erano giorni”! Poi, dopo aver simpaticamente litigato su chi dovesse pagare il conto, lui si è alzato e con fare deciso si è diretto verso la cassa ridendo “Pago iooooo!”. Non l’ho più visto. Ho atteso invano il suo ritorno. “Signore, il locale chiude - mi ha apostrofato gentilmente il cameriere - il conto l’ha pagato il suo amico”.  Mi sono alzato alquanto contrariato ed è stato allora che li ho visti: un paio di splendidi Ray-Ban dimenticati sul tavolino. “Solito distratto - mi sono detto   - non cambierai mai, sempre con la testa tra le nuvole, lassù, come un Top Gun”! Ho chiuso il cassetto ed ho inforcato i miei Ray-Ban. Mi stanno benissimo. Oggi c’è il sole.

 

Questa è la parola

questa è la parola, questa
il chiodo che scaccia il chiodo
la panacea di tutti i mali e tutti i
                           [così così
recitati a bocca stretta
agli angoli delle strade
               nelle notti piovose e umide
sempre piovose e sempre umide
mio dio!
 
la parola come freccia
scoccata dall'arco delle dita
che rotola o tintinna o scivola lieve
 
         .....lieve lieve....
 
d'incanto
all'incanto dove io vivo e sto
bandita da un'abile dicitore
un auctioneer dalle doti non comuni
di ritmo e precisione
 
un poeta insomma
un altro maledetto poeta
intrappolato dalla malia del fare


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