Scritto da © Giancarlo - Gio, 14/10/2010 - 11:52
Solo ieri comandava lo sconforto.
Il piovasco ostinato, la cupa atmosfera,
raschiavano la scorza del buonumore.
Il piagnisteo sommesso del cielo stremava le piante,
convincendo le foglie ingiallite
a seguire le gocce spente verso il bruno terreno,
umidiccio e molle, che lentamente le inghiottiva.
Si smaltava l’asfalto, trasformato in specchiera opaca,
riflettente i bagliori delle auto in corsa,
tra una spruzzata e l’altra, fastidiosa e fredda.
Un vento d’abbandono impregnava l’aria fradicia,
disertata da strepitii d’uccello.
Nubi cianotiche, estese ed intimidatorie,
accerchiavano le alture, rendendole invisibili allo sguardo.
E l’animo impalpabile s’assopiva,
sottomesso all’egemonia malinconica della giornata autunnale.
Un vago sentore di rinuncia espugnava l’intimo,
eclissando ogni desiderio.
E la notte era piombata rapida ad annerire il tormento.
Ma con il nuovo giorno,
con il clamore del sole, in un cielo ricolmo di vele lattiginose,
una nuova speranza pervade l’anima.
Le colline, punteggiate di zafferano,
scortano i picchi sfolgoranti di bianchezza,
commuovendo la vista con pennellate soavi.
L’aria vigorosa t’impedisce l’inciampo nei rimpianti
e t’incoraggiare a rischiare.
Ebbri di letizia, sfidiamo i contorti grovigli della vita.
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