Scritto da © Albor2017 - Mar, 28/03/2017 - 08:16
L’ho visto uscire quel giorno,
con un pacco di fogli sottobraccio
un vasetto con un fiore in mano.
Capo reclino, quasi a voler guardar solo per terra,
o forse stava così,
per non incontrar lo sguardo di qualcuno.
Gli hanno detto che è colpa della globalizzazione,
ma lui il posto ora non l’ha più.
Come potrà spiegare ai suoi bambini,
i pranzi più magri, cene più brevi e silenziose.
Se n’è andato, schivato, evitato,
all'improvviso quasi sconosciuto.
Forse la paura di contrarre quel morbo,
nemmeno un breve cenno di saluto,
o un fugace frettoloso abbraccio.
Ci siamo guardati negli occhi,
siamo rimasti muti e silenziosi.
Ma lo stringersi forte delle mani,
ha raccontato tutta la nostra storia
fatta di un intenso lavorare insieme.
Un saluto denso di raccomandazioni,
ci ha parlato delle cose che finiscono,
di un arrivederci, forse ad un tempo
che non avremmo ormai rivisto più.
con un pacco di fogli sottobraccio
un vasetto con un fiore in mano.
Capo reclino, quasi a voler guardar solo per terra,
o forse stava così,
per non incontrar lo sguardo di qualcuno.
Gli hanno detto che è colpa della globalizzazione,
ma lui il posto ora non l’ha più.
Come potrà spiegare ai suoi bambini,
i pranzi più magri, cene più brevi e silenziose.
Se n’è andato, schivato, evitato,
all'improvviso quasi sconosciuto.
Forse la paura di contrarre quel morbo,
nemmeno un breve cenno di saluto,
o un fugace frettoloso abbraccio.
Ci siamo guardati negli occhi,
siamo rimasti muti e silenziosi.
Ma lo stringersi forte delle mani,
ha raccontato tutta la nostra storia
fatta di un intenso lavorare insieme.
Un saluto denso di raccomandazioni,
ci ha parlato delle cose che finiscono,
di un arrivederci, forse ad un tempo
che non avremmo ormai rivisto più.
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