Il salmo della neve | Poesia | Amina Narimi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Il salmo della neve

La pieve dei pini
- Le prime luci
 Il salmo della neve
 Per stupirsene -
 
E tu? Annoti ancora i moti delle lune?
Gli scatti della luce, quando va sugli alberi?
Ti chiedi appena sveglio come fanno 
a sollevare ogni frutto sulle cime?
C’è chi semina i fiori delle felci-
questo mi rispondi e non ti fermi
dal centro del tuo cuore fino al limite-
anche l’ossigeno esfolia tutto il ferro 
portandolo alle briciole, come sa una lama, 
ma quando incontra l’idrogeno che ama
tu, come una sposa, tu ti bagni- 
come una sposa che va al suo matrimonio
( qualcuno è infelice perché mescola, nient’altro
ottenendo, solamente soluzioni,
senza legare gli elementi in uno nuovo -
con l’acquabuona che nasce. Fra le gambe
 
da quel momento cominciò a vibrare
la tua membrana tesa cielo a cielo,
facendosi piccola e dopo dilatata,
con il ritmo che diede vita a una danza.
Dov’era l’aria, che cosa ti avvolgeva 
se respiravi senza alcun respiro?
Chi ti proteggeva? Era di notte?-
__________________________Un oceano celeste, tutte le membrane
__________________________confuse alle stringhe, tinte di oro rosso.-
Era l'ardore profondo a brillare,
quel germinale bambino di luce,
che offriva calore al suono universo 
formando l’impronta indelebile e chiara
da così lontano, per poi ritirarsi 
in quel punto, il più piccolo, da equivalere
al massimo grado di ogni estensione.?
Così nacque il fuoco, da questo calore
e, dopo, la luce, che adesso mangiamo?
Con una parola un’onda una voce 
così è dei colori di tutte le piume 
che sono ancora rinchiusi nell’uovo,
nel corpo nero di un arcobaleno-
 
le gocce i globuli i punti, una perla,
la nube squarciata da quella luce,
la tua fornace in perfetto equilibrio
si è dilatata andando all’amore
che ancora viaggia nel suono più antico
portando i semi dai primi nidi
in cui l’universo ha preso a riunirsi.
 
E' questa danza che schiaccia l’oblio,
il suono che resta della tua voce- 
che definisce la forma alle cose 
riportandole insieme dentro l'origine
di quelle stringhe confuse alle brane 
fino al pulviscolo dentro la gola
e dentro la pioggia -tutta indistinta-
 
un’ombra soltanto, se può proiettarsi
sopra le mani, che stendo, bianchissima,
un residuo speciale, come gli anfratti
della mia casa, che un lume soltanto
può rischiarare, se sono vicini
a quella tenue fonte di luce 
fino al confondersi delle falene,
per ritornare alla vita assoluta-
al principio silente, a vibrare di nuovo 
nell’hara del mantra, al fondo di un amen
nella dolcezza del suono immortale
delle due curve dell’ Oṁ che sorreggono
il bindu riunito in un unico punto
su di un velario, ostenso, per sempre.
 
 

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