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Dannati cani

Una brezza fredda rendeva l’orizzonte terso e limpido. Sembrava fosse possibile raggiungere le piattaforme per l’estrazione del metano a nuoto. La superficie dell’acqua era appena increspata. Il silenzio era rotto da un lento sciabordio contro alcuni grossi legni che i fiumi avevano condotto sino al mare e le onde, poi, sino alla spiaggia. Parevano scheletri di desideri, sradicati, trascinati altrove prima che potessero divenire reali. Il naso gli si era arrossato. Adorava il freddo dell’inverno, ma non la pioggia. Alcuni cani correvano sulla sabbia scura, caratteristica di quel tratto di costa adriatica. Camminando contro la direzione del vento, le mani in tasca, avvertiva quella sensazione di leggerezza che neppure un amplesso amoroso gli avrebbe arrecato. Era fatto così. Il percepire se stesso era vita, la sua. Come avrebbe potuto donarsi ad un altro se non avesse saputo cosa donare. Era come trovarsi davanti ad un mendicante e frugare in tasca alla ricerca di una moneta, senza esito. Quello è in attesa della nostra gentilezza compassionevole e, invece, non riceverà che un nostro sorriso di scuse che non allevierà di certo il suo disagio. Eppure all’interno del portafoglio sono riposte alcune banconote. Forse era avaro di sentimenti o forse coloro ai quali si donava non ne avevano alcuna necessità ovvero non credevano che ciò che donava fosse vero, ma una banale imitazione presentata a soli fini egoistici, per ottenere qualcosa in cambio. Non si accorse che con tali pensieri aveva percorso alcuni chilometri se non quando si volse e la struttura bianca del faro era poco più che un piccolo segmento all’inizio della diga foranea. Nessuno mendica sentimenti. La similitudine non era affatto pertinente. D’improvviso un cane gli si parò davanti con fare minaccioso abbaiando. Aveva la fobia dei cani. Lo terrorizzavano, impietrivano ed essi, i cani, lo sapevano e pareva si divertissero a provocarlo. Rimase immobile anche se avrebbe voluto correre, ma l’esperienza insegna. Molti anni prima, quando era bambino, un pastore tedesco lo aggredì mentre si era appartato in un cespuglio per urinare. Ricordava l’umiliazione di essersi pisciato addosso mentre correva inseguito dal cane. Giunse una ragazza che pose un guinzaglio di cuoio intrecciato al collare e, trafelata, si scusò, non prima di aver severamente rimproverato la bestia. Si accorse del suo disagio. Si sorrisero e arrossirono entrambi, ma non per il freddo. Il cane strattonò il guinzaglio e lei fu trascinata via, verso i tronchi lucidi. Dannati cani.

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