Vassily Kandinsky a Milano - note critiche | Arte | Antonella Iurilli Duhamel | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Vassily Kandinsky a Milano - note critiche

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Il Palazzo Reale di Milano a distanza di oltre 25 anni  ospita nuovamente una ricca retrospettiva di di  Wassily Kandinsky; si tratta di duecento opere, provenienti dalla Fondazione Pompidou di Parigi. Inevitabilmenteun tale evento  rinnova la questione sulle radici spirituali dell’Arte.

Kandinsky nel suo saggio del 1912 " Lo Spirituale nell’Arte": afferma che  l’Arte è  il veicolo più appropriato della spiritualità: "Quando religione, scienza e moralità sono scosse ed ogni altro sostegno viene meno, l’uomo ritira la sua attenzione dall’esterno e la dirige verso l’interno.

 
Letteratura, musica e arte, sono le sfere più sensibili in cui questo tipo di rivoluzione inizia a prendere corpo mostrando l’importanza di quanto inizialmente era stato percepito solo da pochi. Ci si allontana quindi dagli aspetti privi di anima di questi giorni e ci rivolge verso quegli aspetti che costituiscono cibo per l’anima".

L’Arte moderna especialmente quella astratta, ha forti radici spirituali, anche se,  tale aspetto è offuscato a favore di una maggiore attenzione nei confronti degli aspetti formali. Ciò che viene  spesso omesso, è che pionieri come Kandinsky,  Mondrian, Arp, Duchamps, Malevich, Newman, Pollock, Rothko,  e molti altri grandi del periodo, hanno in comune  un simile  back ground spirituale.

Molti di loro si ispirarono al buddismo. al  taoismo, altri ancora, furono influenzati dall’esoterismo di Madame Blavatsky, Rudolph Steiner e della Società Teosofica. L’obiettivo di questi artisti è stato esprimere un’arte che andasse oltre i limiti materiali, richiedendo a se stessi l’acesso a stati “altro ” di coscienza, nello struggente anelito verso la trascendenza.

 
Questo modo di fare arte richiama le modalità della meditazione e di altre antiche discipline spirituali volte a creare una centratura della persona, causando al contempo tempo una espansione della coscienza. Il  “Dripping”, di Pollock per altro, trae ispirazione dalla spiritualità degli Indiani d’America; e fra loro, proprio  i Navaho, utilizzavano il “Dripping” come modalità terapeutica.

Nel contesto artistico attuale, la ricerca spirituale di una matrice che accomuni gli uomini rendendoli parte del “Tutto”, è soppiantata da una  spasmodica ricerca di originalità, novità, ed eccentricità; addirittura, queste qualità  sono valorizzate e ritenute  gli ingredienti basilari del successo, anche se spesso hanno distrutto la comunicazione tra artista e pubblico.

 
Siamo così sommersi da poesie senza capo e né coda, ferri arrugginiti che creano maestose e pretenziose installazioni, residui organici di ogni tipo, radiografie e quant’altro...esposte nelle gallerie e persino nei musei più prestigiosi del mondo, opere  alle quali il curatore o il critico prezzolato di turno attribuirà significati inimmaginabili agli occhi comuni mortali. Oramai sembra che tutto sia diventato arte, ma difatto non si capisce più  si capisce più cos’è arte e cosa non lo è neanche lontanamente.

Per Kandinsky  la creazione artistica è impossibile senza la presenza del sacro. Non si può dare concreta attuazione al proprio talento se non è possibile attingere a qualcosa che rimandi all'idea di bellezza assoluta. L'uomo è stato imbarbarito dall'avidità per il potere, dal vizio di farsi continuamente  guerra e dalla necessità di privilegiare lo spirito di sopravvivenza sopra ogni altra cosa. La sofferenza umana ha invaso un intero popolo offuscandone ogni nobile principio, ogni pretesa di accedere a stati di grazia.

In questo mondo sordo ai richiami di una spiritualità naturale, -che nulla a che fare con i vari misticismi che dilagano perniciosamente-, si è perso il senso profondo del ruolo dell’artista come  motore della storia in continuo divenire, piuttosto che mero strumento nelle mani di varie forme di   potere.

A tal proposito Peggy Guggenheim  ebbe a dire:
È evidente che viviamo in un mondo oramai arresosi al conformismo delle idee, un mondo non più destinato ad avere una grande filosofia,una grande arte, una grande religione”.

A sua volta Steven Mithen nel suo libro “ La preistoria della mente”, afferma :

"L’arte nell’uomo moderno homo sapienssapiens è il prodotto della fluidità cognitiva e nel fare arte sono presentitre processi cognitivi fondamentali, presenti anche se in forma separata nellamente dell’uomo primitivo di  Neanderthal:

1. La capacità di interpretare i simboli naturali (intelligenza storica naturale)
2. La comunicazione intenzionale (intelligenza    sociale)
3. L’abilità di produrre manufatti (intelligenza tecnica)

Secondo tale definizione l’arte è sostanzialmente comunicazione di immagini simboliche chesi esprimono attraverso dei manufatti.

John Fowles l’autore di “ La donna del tenente francese”,  sempre allo stesso riguardo afferma:

l’Arte è il migliormezzo di comunicazione tra esseri umani in quanto complessa ricca di significati e facilmente comprensibile."

C’è da chiedersi allora, perché in campo artistico, comunicazione ed espressione sono andate gradualmente annullandosi, perché la Filosofia rinuncia a percorrere l’arduo cammino del “Bello” e del “Bene”? Perché le arti si allontanano sempre più dalla realtà della vita, non riuscendo più ad immaginare e a indicarci mondi possibili in cui vivere, diventando complici della nostra decadenza e del nostro inaridimento come esseri umani?

L’uomo occidentale ha ridotto la sua esistenza entro gli angusti limiti della propria testa e delle proprie idee,  e  in tal guisa, corpo, sentimenti ed  anima sono diventati il vero tabù dei nostri giorni.
Al contrario l’artista dovrebbe  avere la capacità di vestire di anima gli oggetti, di farli vibrare e di comunicarci queste emozioni, di farci percepire attraverso l’opera il suo corpo, i suoi sentimenti, la sua anima.

Spetterebbe all’Arte e agli Artisti combattere per quei valori che ci rendono unici, ma credo che questo sia possibile solo grazie alla capacità di ristabilire la differenza tra ciò che è dignitoso e ciò che è miserabile, ciò che è bene e ciò che è male, sfidando l’indifferenza e l’abulia della nostra quotidianità, vere malattie spirituali dei nostri tempi.

L’Arte sin dai suoi albori ha sempre rappresentato la vita e la sua celebrazione, ma  dal momento in cui ha cominciato a separarsi da essa, è iniziato il processo della sua de-simbolizzazione.

Nella semplicità della loro filosofia, i nostri antenati sapevano che la vita era più importante dell’arte, che l’arte era necessaria per dare un senso a quei fatti della vita che tuttora ci angosciano come: la nascita, la vita e la  morte. Tentarono in tal modo,  di esprimere grazie ad immagini simboliche, il rapporto umano con l’Assoluto, cercando di dare voce e forma e senso allo smarrimento e alla paura che possono condurre l’essere umano verso il più totale nichilismo.

L’arte non è la semplice riproduzione di immagini o la ricerca di stili e tecniche, per quanto sofisticate ed originali esse possano essere, l’arte non è una graduatoria,  l’arte è un fatto fondamentale dell’essere metafisico.

Nietzsche soleva affermare: "L’arte è l’unica attività metafisica alla quale la vita ci obbliga”.

Dobbiamo riuscire in quanto artisti a contrapporre al nichilismo dilagante una nuova trascendenza, quella dell’espressione dei sentimenti più profondi ed intensi, ed in tal senso la  lezione di Vassily  Kandinsky è  a mio avviso più che mai attuale.

Milano, Palazzo Reale - Dal 17 dicembre 2013 al 4 maggio 2014

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