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Commedia minima - (o poemino centrato).

 
(Del morto amare)
 
I
(Le labbra sibilano sangue)
 
Hai un’arma?
No, amo.
Sai colpire?
No, amo.
Hai difese?
Sì, amo.
Sei ferito?
Sì, amo.
Chi ti uccise?
Fu amore.
 
(Negli occhi chiusi il sipario.)
 
II
L’assassinio.
(Ah, nella sera dell’odio colpi di luna)
 
Parlavo parlavo
di luce.
Parlavo parlavo
di gigli.
Parlavo parlavo
di seni.
Di lei di lei
parlavo.
Fu colpita dalle
parole.
(Senza ascolto l’amore è una pena)
 
III
La fuga.
 
(Che gambe di luce ha il sole
quando fugge al tramonto!)
 
Vidi un papavero
di sangue
vidi la strada
al crocevia
del giorno
sparii
dall’ incubo
con la margherita
del dolore.
(Petalo sì petalo no! Amante mia,
il rimorso è una catena serva) .
 
IV
L’ Amato.
 
(L’ attesa si fece ragno
e la sua tela catturò la notte)
 
Otto
sono le otto.
Ancora un’ ora
al perigeo
delle nostre labbra.
 
Nove
sono le nove.
Ho chiuso le parole
con lucchetti
d’ ansia.
 
Dieci
sono le dieci.
Al tropico del cuore
una lama apre un’ ombra.
 
Undici
sono le undici.
Un grido e nessun altro
incesto con il suono.
Il suo coltello
recide il fusto del mio roseto.
 
(Il cuore ha spine vane
l’ amore è un lutto di rosa )
 

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