Scritto da © Anonimo - Mar, 16/03/2010 - 19:32
Il dolore è sopra la bocca in posizione di sopravvivenza.
Scende piano e convoglia
il gemito.
Accalora la faringe,
piega senza ulteriori aggravi
la colonna. Si fa per urla.
Non c’è l’impalcato coerente alle desistenze:
si dimezzano frasi; le parole sono tutte tronche.
Uscite dai pori come le prugne a giugno
rosse e circospette,
inseminano il petto, respirano dai solchi.
Il dolore ha un aratro:
è in tutti noi la terra.
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