Scritto da © Ezio Falcomer - Gio, 09/08/2018 - 23:06
Non ho il coraggio di dire
come ho speso il tempo finora.
È come se il tempo mio
si sia sviluppato
e speso da sé,
senza un disegno apparente,
in modo talora convulso,
come una polvere del deserto
che abbia invaso,
pallida,
le strade e i cortili
del centro abitato.
come ho speso il tempo finora.
È come se il tempo mio
si sia sviluppato
e speso da sé,
senza un disegno apparente,
in modo talora convulso,
come una polvere del deserto
che abbia invaso,
pallida,
le strade e i cortili
del centro abitato.
Ho le orecchie piene di suoni
come di un demone ossesso.
Numerosi anfratti
di rabbia dal passato.
Echi di convogli merci
su una ferrovia
battuta da venti insistiti
e da una solitudine rugginosa.
come di un demone ossesso.
Numerosi anfratti
di rabbia dal passato.
Echi di convogli merci
su una ferrovia
battuta da venti insistiti
e da una solitudine rugginosa.
La mia preghiera
è fatta di routine quotidiana,
di flebili geometrie
costruite nel cuore acido del caos.
La mia nenia disegna l'accettazione.
È il mantra dell'abbandono.
Come un affidarmi al vento
tuffandomi nel baratro.
Nel punto di domanda,
nell'incognita di ogni istante che viene.
è fatta di routine quotidiana,
di flebili geometrie
costruite nel cuore acido del caos.
La mia nenia disegna l'accettazione.
È il mantra dell'abbandono.
Come un affidarmi al vento
tuffandomi nel baratro.
Nel punto di domanda,
nell'incognita di ogni istante che viene.
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- Blog di Ezio Falcomer
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