Scritto da © Ezio Falcomer - Gio, 05/07/2018 - 16:54
Tengo un grido notturno
nella melma lavica
di umida sera,
calda e cherubina.
Tengo un virus
sinfonico ed etilico
nell'abecedario di aneddoti,
ai bordi del tavolo.
È che le balzane allegorie
fra consumati clown
si calano in una pozza
di fetida cancrena.
Un vuoto ci circonda
e ci abita.
Una radura
abbandonata dall'Essere.
Trema il cielo
di nubi gonfie
di risentimento
e di sarcasmo pirata.
Che pace immeritata.
Che naufragio.
Portiamo ancora il cuore gonfio
degli accenni moribondi
di tutta questa
Storia
finita nelle discariche
e piovuta nei mari.
nella melma lavica
di umida sera,
calda e cherubina.
Tengo un virus
sinfonico ed etilico
nell'abecedario di aneddoti,
ai bordi del tavolo.
È che le balzane allegorie
fra consumati clown
si calano in una pozza
di fetida cancrena.
Un vuoto ci circonda
e ci abita.
Una radura
abbandonata dall'Essere.
Trema il cielo
di nubi gonfie
di risentimento
e di sarcasmo pirata.
Che pace immeritata.
Che naufragio.
Portiamo ancora il cuore gonfio
degli accenni moribondi
di tutta questa
Storia
finita nelle discariche
e piovuta nei mari.
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