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Io mi ricordo della musica

Io mi ricordo della musica
 da un’altra parte della vita,
dove le sigarette
 non erano ancora nauseanti
e le parole non avevano fonema
eppure le riconoscevi sempre,
sotto la scorza mattutina,
allo schioccare dei baci.
Io mi ricordo della musica
quando in me c’era dell’insufficienza,
quand’ero per così dire
lobotomizzato alla felicità,
eppure era bello scoprirsi
stupidamente narcisi
nella messa solenne
delle cose aleatorie,
a chi negare la gioia della gioventù?
Oggi sopravvivo nel deserto
sognando glorie e guarigioni,
ma non sento più gli accordi degli anni più belli.
Oggi ho perso tempo
a raccogliere di me la schiuma,
nell’incresparsi della battigia,
mentre la musica sta da un’altra parte,
a gonfiare i giochi caduchi
degli illusi che verranno.
 
 
 
*
 
 
 
 
Divento come paglia quando
penso al dolore della mia vita,
aggredito dalle muffe del frigorifero,
dagli acari,  dal silenzio,
dalla felicità di un bicchiere di vino
tramutatasi in disperazione.
La mia vita è una Caporetto
di sogni troppo piccoli,
e tu vieni e ti prendi il mio scheletro,
ridondante di rabbie animali,
sotto la luna grigia dell’Apocalisse.
Obliato, vuoto, scevro di qualunque valore,
siedo sul mio divano ozioso
gonfio di parole che pregano
alla cecità di Dio.
 
 
 
 
*
 
 
 
 
Mi nutro delle tue isterie,
del tuo non essere un peso, non essere un numero,
strafottendosene di ogni etichetta,
del tuo apparire donna quotidiana.
Come un geroglifico appena scoperto
non c’è alfabeto per tradurre il tuo cuore.

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