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padre

poi c'è stato l'inverno
che nessun terrone avrebbe voluto
avere mutande come quelle.
e l'inverno accadeva nelle scarpe
e nelle unghie delle mani violacee
e i duroni della signora Schultz-
l'inserviente italo-ungherese
dal viso canino e dalla suadente
nobiltà del tocco- vivacchiavano,
come fossero nati per l'inverno.
nessuna gola vorrebbe prendere
sciroppo per la tosse
quando le cose non vanno
e nessun cuore vorrebbe fermarsi
un momento qualunque dopo
cinque mesi di possente malattia
alle tre e trenta della notte
...ma l'inverno è discontinuo intervallo,
crisi concentrica, nostalgico spasimo,
dallo stupore in giù.

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