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partiva dal capitale

Ci siamo dentro. I nostri piedi gonfi come zamponi di maiali stanno salterellando nel fango denso del Secondo Millennio. Siamo negli anni venti, a cavallo, sullo scecco(come si dice da noi per nominare l'asino), di questa nuova era digitale.
Sentite l'aria, guardate le strade, bevete l'acqua. E i cementi, la schermizzazione delle vite. questa è un era che ha trasfigurato l'era della velocità, la città che sale è sorpassata, il decalogo di Mosè sostituito dall'unico comandamednto del capitale. qui o ti arricchisci o muori, qui a dieci metri dai grattacieli ci sono le baracche e i morti di fame.
qual'è la scaltrezza più infima per rendere un uomo schiavo: farlo  sentire libero di poter avere tutto. e così l'avere si sostituisce all'essere, e allo spirito viene consegnato un angolino impolverato riservato ai migliori, siano essi gli intellettuali o i dostojeskani poveri di spirito.
 
 
 
 
partiva dal capitale
il disastro degli occhi
rovesciati
su un portafogli rotto
frammentari
al di sopra del burrone
di vite sezionate
dalla miseria
di una solitudine degli occhi
planando un fragore
d'oscurità
nella steppa vermiglio
mi chiami?
non sento più le parole
è tutto un dolore sussurato
misurato
al di sopra dell'abisso
 
 
 
 
 

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