Aureo mare di ondulanti spighe,
fulgente stella, di cui m’indoro,
mentre io miro le rose screziate
di voi sento il profumo dell’estate
e la melodia del fruscio sonoro
delle reste che fan le danze gighe.
Musica, spettacolo e natura
ossigenano la mente e il cuore;
m’ispirano la poesia più pura
mentre miro il sito incantatore,
che le affilate falci e rutilanti
presto deporranno al suolo
a mannelle e poi a gran covoni,
che a breve equini ansimanti
dall’aurora al chiù dell’assiolo,
scalpitanti ed al villano proni,
priveranno le spighe del grano
e il contadino col favor del vento
della pula e della fulva paglia.
Così vien fuor il pane quotidiano
a fatica e con qualche tormento
di chi braccio e mente travaglia
per nutrire anche i malviventi.
Divina sei tu, bella natura,
sei la migliore banca della terra:
noi seminiamo con sudati stenti
e tu poi restituisci a dismisura
ciò che l’uomo pone sottoterra.
Dal mio libro "BRIO E MALINCONIA"
- Blog di Gino Ragusa Di Romano
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