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La morticina

La mattina di ieri è stata strana: ero da sola, sulla verandina, quando sentii la mamma: “Iginia, rientra...” Io volevo restare ancora un po' per guardare le formichine nere con quelle rosse, trasportare insieme le bricioline sparse. Mi alzai: quasi mi venne un capogiro... Perché, mi eran davanti, nel loro appezzamento la mamma ed i parenti di Gemira: facevano una fossa nel terreno... E vidi un corpo, steso, lì per terra: era una pecorella, che smagrita, restava muta, gli occhi volti al cielo... Inorridii: era la prima volta che una persona mi balzava agli occhi, così dolente e muta.
E allora, con il pianto nella gola, chiesi alla mamma: “Che cosa succede?” La mamma mi rispose: “Non è successo niente.” E nel dire così sentii, la voce tradire un'emozione... Mi fece una carezza e quasi mi esortò, di non guardare. Ero al riparo, in casa... Poco dopo, rincasava la mamma; io la guardavo: svolgeva i suoi lavori, ma pensava... Io mi fermai e non pensavo più. Venne la sera e poi... Mi addormentai sentivo un greve peso sul mio petto. Oggi, son sveglia... Ma quel gran dolore, non è morto, rimane dentro me.
La mamma, stamattina, appena sveglia, mi ha detto: “Ascolta, Iginia, quella pecorella, è andata in cielo con la Madonnina; non domandare più.”
 
* dal mio libro: "Uno smeraldo tra l'azzurro" *

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