Alfabeti di chiacchiere

Vito, tu mi hai cercato eeh io ancora stò a chiedermi
perché insisti su una persona nulla come me, che
merita la morte, oltre lo sai non posso dare niente.
Per di più perditempo scrivo alfabeti di chiacchiere

per la lettura delle mie poesie, stupide ma, veritiere
con le poche gocce che a pelle trasudano amare arse
dall'emozion salati i poveri sentimenti sono così rianimati.
Io, non strillo più… non piango più quando nel leggerle
di nuovo son sempre sgrammaticate, curo il peso interiore
con parole racimolate, ch'avvolge e scalda un cuore diverso
irrazionale.
Quando, malfornito, svirgole e spuntature, son la
chiave di violino dell'organetto parkinsoniano grave
in me il dolore acuto incide le note alte sul suo
pentagramma preferito… Quello sono io! Con la mia
sofferenza son piantagrane peggio d'una pantegana.