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Istanti monocromatici

  (post segnalato dalla redazione)
 

a Nicoletta,

immersa nel suo periodo blu.

 

 

 

E' un sogno che scivola via lungo la notte, che percorre i corridoi sinuosi della mente e si tuffa dentro un colore. Un colore che ti appartiene: il blu.

Istanti congelati in immagini che si animano nel teatro della mente, percorrono figure appoggiate, catalizzate alla tela. Corpi femminili che si muovono, ondeggiano, flettono per arrendersi al momento di uno scatto fotografico, all'evento cromatico. La posa è sancita dall'attimo rubato dal movimento del corpo femminile che si manifesta esaltando l'istante congelato nell'immagine. Ed è il blu ad avvolgere ogni cosa, a catturare tutta la luce, ad assorbirla tacitandola, per poi scivolare via silenzioso padrone della notte.

Remoti ricordi del passaggio di adolescenti; collegiali che percorrono, in punta di piedi, corridoi di camerate immerse nella luce notturna blu. Di un blu che avvolge, accompagna, appaga. Una partitura musicale, frammenti di immagini che si soffermano su particolari del corpo femminile: gambe e piedi che superano le loro caviglie per liberarsi in una danza, tra lenzuola che stemperano il grigio nell'istante già trascorso. Scarpe che avvolgono, inguainano, accompagnano e liberano esili piedi di donna.

Un alfabeto corporeo che si scompone e ricompone in una danza: un abbandono di braccia, ginocchia piegate, mani arrese. Piedi che si ergono sulle punte, tendini che flettono, ombre che scompaiono cancellate dal colore che percorre la tela nello spazio e nel tempo. Forme congelate, arrese tra le pieghe di posture intime, sensuali, notturne.

Tratti di pennello che scivolano, caratterizzando un punto di rosso: un scarpa allacciata. Unghie laccate, frutti di un bosco onirico, di sogni che percorrono e invadono universi femminili. Pensieri, attimi che si sollevano nella notte. Pallidi tocchi di una sensualità esposta, che anima figure femminili immerse nei loro reconditi riti, cadenzati da riflessi onirici, minute movenze di una misteriosa e indecifrabile danza.

 

E tu, certo sei tu, lo so bene, a generare i segni di quelle tele appese alle pareti. Tuo è il colore, quel blu, pallido riflesso di una notte chiara, dove anche le ombre si nascondono ai corpi. Tua è la luce, accompagnata dalle infinite note di quell’invisibile tavolozza che moduli con misurata sapienza. E allora il segreto calore di quelle tele è proprio lì, nascosto tra il tuo sorriso e il riflesso dei tuoi gesti, nella luce dei tuoi occhi scuri. Tra colori e pennelli, stemperi quell’ansia di solitudine che solamente davanti ad una tela bianca si prova.

Poi, lentamente, formi un segno, un gesto, ti soffermi; percorri con lo sguardo quella traccia minima sulla tela. Correggi con la punta del dito una leggera sbavatura di colore. Ed è in quel preciso istante che getti dietro di te il buio, abbandoni il presente e ti immergi nel tuo, e solamente tuo, mondo di forme e colore.

Componi momenti, attimi, istanti e poi ancora istanti monocromatici: ore, giorni, mesi e anni...

 

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