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Lamento palustre

E va bene così fammi a fette
consumami nei tuoi rendez vous
mangiami col chili o come che vuoi tu
sono nato da una farfalla inquieta
da una giumenta che mordeva la prateria
che non conosceva altra via
che questa
 
io vado a farmi un goccio
noiosa è questa sera
in braccio al destino
me ne vado in un locale di Berlino
a sentire che aria tira
 
sbadiglio ad ogni appuntamento
mi gratto guardando Via col vento
la noia è una cosa che ti prende
e ti stropiccia qualunque cosa accada
la troia ti porta via con sé
 
non sono più pratico di questo posto
sono indaffarato come un ladro
a cercare oasi di ristoro
 
è che a un certo punto
si smanetta a vanvera sui nostri ghirigori indestinati
sui nostri casi andati di macerie
a chiederci il perché di questo ossigeno
da chi viene e che cosa è
 
io ladro rubo il mattino ansimando sul marciapiede
ombre intravedo fantasmi orfani di fiabe
donne indurite da tutte le contrade di questo mondo
postini che dimenticano le vie
radici fuori tempo e storie già rubate prima del refrain
 
non sono più pratico di questo mondo
voglio andare a pescare in una baia remota
dondolarmi in un’amaca
con per compagni aracnidi, crostacei e anellidi
granchi bisunti di palude
 
non sono più pratico a divertirmi dove
enigmi e mostri e libri non ce n’è
dove tutto è passato al tritacarne
dell’ubriaca maniaca ovvietà.

(Febbraio 2008, dalla raccolta "La vita picara")

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