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Le madonne, al tempo del lutto in arme.

 
(Mormorio: - Sulle tavole un cencio, sullo scudo il morto.)
 
- La lucente punta che trapassò il ventre
a mille leghe ancora mi trapassa il seno.
Fiume su pelle oggi il latte muta
il greto di sangue che sulla cotta emerge.
 
(Mormorio: - Sulle tavole cigola il pianto di comari.)
 
Dovevi essere padre ad ogni seme
ed ogni piazza avrebbe avuto gesti dei tuoi figli:
corse a campana, salto di fossi; cerchi fuochi piogge o nevi
e feste per compleanni incauti
alle partenze.
 
(Grido: - Sugli scudi il valore di un’anima trasanda.)
 
Più fulmini starebbero nei tuoi calzari
di quanti sputi possa io alla terra,
eppure amore giacque nel corvo del lamento
piantando il becco nel tuo cuore affusto.
 
(Urlo: -  Scudi, tavole, siete la terra che lo inguaina al cielo!)
 
La giusta guerra che sapevi iniqua
scardina la porta assurda del sogno di battaglia:
La gloria è morire col nemico a fronte – è vero! –
ma più non paghi a braccia chi ti sopravvive.
 
Il serto con gli allori non mi rende madre
né questo tetto accoglie la tua ascesa al mondo.
 
(Grido, Urlo: - Scudi. Tavole. Comari. Anima. Cielo!
Ah, occhi che fuggite d’impatto il pianto!)
 
Starò un giorno a pendolo in nenia funeraria
e ventinove a lutto, ancora in questo corpo.
 
(Mormorio: - Scudo! –
Pianto e cencio.)
 

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