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Ritornando a parlare di pace e di diritti umani. La Corte Penale Internazionale

Due settimane  fa , a Venezia,  c’è stato  un incontro pubblico   in città  con i componenti della  Corte Penale Internazionale  di  Giustizia ,  invitata appositamente dagli  Ordine degli Avvocati e dei Giornalisti di  Venezia ,  allo scopo di celebrare  pubblicamente  i  dieci  anni di insediamento di tale organo di giustizia internazionale;  la  Corte  nasce dallo sforzo di  112  Paesi, chiamati Stati-parte,  che l’hanno riconosciuta  con    il trattato internazionale di Roma, del 1998, ed  è operativa  soltanto dal  2002.  Essa non è un organismo  facente parte dell’  ONU  o da esso dipendente.
La Corte, oggi presieduta da  un   giurista coreano  , il giudice  Song, si è presentata sottolineando la  sua continuità  nei valori  civili ed umani  individuati dopo  Norimberga  e Tokyo,  in merito alla inviolabilità della persona  umana e alla inammissibilità di eccidi  e massacri in ogni  caso,  ossia non  necessariamente connessi a situazioni  belliche. Infatti la Corte   ha  sottolineato   il superamento di quel  fatidico processo post  bellico dei vincitori  angloamericani , in quanto, con la sua fondazione,  i crimini contro l’umanità vengono perseguitati e repressi non più da organismi  giudicanti di provenienza   militare  o da tribunali speciali  di volta in volta costituiti ( come accadde per esempio nel  caso di Polpot,  per gli eccidi in Cambogia  oppure nel caso dei  massacri in Ruanda) , ma da un organo di giudici civili permanenti ( ovviamente eleggibili  o scelti).
In tal senso  quindi , e questo è molto importante, la Corte non applica  il diritto del vincitore  di una  qualche guerra.  La qual cosa è molto rilevante poiché ridimensiona  una serie di prerogative internazionali  in ambito bellico. Basti pensare alla  rappresaglia,  che il diritto internazionale  di guerra riconosce, ma che ora  non può essere il pretesto  per uccidere indiscriminatamente. La rappresaglia  ad esempio, lo ricordiamo tutti, fu ampiamente  e sistematicamente applicata dai  Tedeschi del corso dell’ultimo  conflitto anche a carico di civili innocenti.
 La corte è composta da giudici civili e funziona- come ho detto -  indipendentemente  da eventi  bellici, ma mira ad applicare una serie di norme contro i reati avverso l’umanità  che rimangono comunque vigenti.  I crimini  che essa persegue e che sono individuati dal diritto internazionale sono per ora il genocidio,  i crimini  contro l’umanità, il  crimini  di guerra. Prossimamente  sarà prevista anche la repressione  dell’aggressione ( art. 5 del Trattato) da parte di  un popolo verso  altri popoli o gruppi  etnici. Molto rimarchevole poi,  a mio avviso,  è il fatto   che  sia rafforzato il principio  per cui   ,anche in sede internazionale ,  la responsabilità penale  è personale,  quindi una politica di  genocidio, per esempio, non potrà vedere responsabile, sotto  il profilo internazionale,  tutto un popolo, ma solo le persone fisiche  ( i capi,  i responsabili politici e amministrativi)  che effettivamente lo hanno  istigato,  perpetrato e propagandato . Inoltre , è previsto , nei limiti del possibile poichè si tratta di  danni  talmente  gravi  da non poter essere davvero  risarciti, il risarcimento alle  vittime  di tali  reati e la protezione dei testimoni . Nel solo  settembre di quest’anno la Corte si è impegnata a proteggere  2000  testimoni, da eventuali  intimidazioni ed attacchi  di chi aveva interesse a farli  tacere.
Per poter operare,  la Corte necessita della collaborazione degli stati aderenti,  poiché non ha un esercito, né una “ polizia”  .  Su  questo  fatto, come noto, gravano  impedimenti  di diritto internazionale  derivanti dai  limiti imposti dalla   sovranità degli Stati.   Infatti  la Corte ha informato che , al momento ,  12  mandati  di cattura non  trovano ancora esecuzione.
Purtroppo la  Corte  non è stata ancora riconosciuta da alcuni Stati, tra i quali USA, CINA  e  RUSSIA ;  tuttavia l’importanza giuridica delle sue  decisioni in materia non potrà non  mettere a confronto questi Stati con i principi umanitari internazionali che si vanno  diffondendo in merito alla tutela della persona umana e della  sua sacralità.
E’ molto significativo a questo  punto sottolineare che gli avvocati americani , aderenti all’ A.B.A. ( la loro associazione professionale di oltre 500.000 barristers) , sono impegnati   in un grande  movimento  civile   di opinione  affinchè anche negli Usa la corte sia  riconosciuta   come istituzione e nel suo operato. Sulla  questione è intervenuto  al  convegno il presidente  degli  avvocati americani,il quale  che ha presentato  come essi si  stiano organizzando per  sostenere la  Corte Penale internazionale rispetto alle autorità governative USA e alla popolazione americana.
La corte  offre le massime garanzie del diritto di  difesa agli imputati,  e non conosce  il processo per contumacia, secondo il principio di diritto anglosassone.
E’ stato anche sottolineato come alcuni stati, per facilitare l’operato della Corte,  abbiano  adeguato  i propri principi processuali a quelli della corte. L’Italia sul punto non è ancora del tutto allineata.
Alla Corte possono adire non solo Stati, ma anche associazioni  e addirittura persone  singole in  grado di segnalare alla  Procura Generale   della Corte che reati di siffatta  gravità sono stati consumati  o sono in corso di  commissione.
Può sembrare che  tale organismo  abbia ancora  delle falle e di certo ci si domanda che valore hanno  sentenze  che rischiano  di  non  venire eseguite.  Il problema però è  anche un altro, ossia che si tratta di un organismo molto recente   il quale  opera cercando di armonizzare    un ordinamento  giuridico  internazionalmente  riconosciuto, che scaturisca dalle varie culture giuridiche differenti.  E questo fatto, per chi tratta il  diritto internazionale è di una  importanza  unica, in quanto si va fondando una specie di koiné,  di linguaggio e  prassi comune  del diritto internazionale penale ,  sperando  che con il tempo  sia la garanzia  di un  comune sentire   dei  popoli in merito a fatti  gravissimi che hanno vessato e martoriato milioni di persone o etnie  per tutto il 900. 
In altre parole questa   Corte può rappresentare  il sorgere e il radicamento di un’etica  molto forte  in merito ai diritti  umani e  alla pace
Infatti  questi giudici sono venuti a Venezia,   sede storica riconosciuta dell’arte diplomatica nella sua  antica storia  ( Venezia fu presente con il suo diplomatico, il conte Alvise Contarini, ai lavori per la pace di Westfalia nel 1648) al fine   di   sollecitare  gli organi  informativi  e le organizzazioni  di giuristi  per la  diffusione  del   suo operato e di attrarre l’attenzione dei  cittadini su di essa  affinchè  sorga e si diffonda una  cultura di giustizia  e   per la persona umana, per i  suoi  diritti, per la sua  dignità, ovunque essa viva  o si trovi.
La Corte è stata impegnata, dal 2002 nelle  estese  istruttorie contro i crimini commessi in Africa ( Uganda, Darfour , Costa d’Avorio  e altri)  , ha sotto  “ sorveglianza  speciale”  alcuni paesi come  l’Afganistan, la Corea e l’ Honduras. Tuttavia essa trova anche  gravi  difficoltà  a poter intervenire   in  paesi come la  Siria,  poiché quel Paese non  ha sottoscritto il Trattato di Roma.
Queste problematiche sono state esposte dalla Corte anche all’incontro di Venezia. Malgrado ciò è indubbio che l’attività di questa Corte , che deve contare  solo sulla collaborazione degli Stati che la riconoscono, debba considerarsi un passo avanti nella storia della civiltà e della pace.
 
 
(n.d.s.: il presente pezzo è stato  da me scritto in quanto partecipante  al convegno con la Corte e non è stato tratto , quale  sunto, da notizie di giornale.Qui sono io che ho tentato di  fare la giornalista...spero di esservi  riuscita).
 

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