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La domus aurea

"O mio babbino caro-mi piace è bello, bello-vò andare in porta rossa-a comperar l'anello....e se l'amassi invano-andrei sul ponte vecchio-ma per buttarmi in Arno...O Dio vorrei morir". L'applauso partì spontaneo. Fragoroso.. La sala si commosse. Stefania pianse, come non faceva da un pò.Sentire cantare Jackie Evanko, era come ascoltare un angelo, sceso da chissà dove. Era felice Stefania, di tutto quello che la circondava e che era. Moglie di un noto giornalista politico, invitati a cena da quelli che contano. Jackie Evanko cantò ancora, "Nella Fantasia", "Nessun dorma", suscitando commozione e nuovi applausi. Al discorso finale partecipò anche Roberto. Per Stefania fu un giorno indimenticabile. Ritornati in Italia ripresero le loro attività. Stefania mandò Sara da un famoso maestro lirico e per due ore al giorno Sara accordava la sua voce ancora infantile ad una musica così difficile. Per il resto Stefania era una mamma perfetta ed anche come moglie non lasciava mai a desiderare. L'agiatezza ed altre cose del genere rendevano l'atmosfera di casa armoniosa e d'ovatta. Sara era una figlia che tante mamme avrebbero voluto. Roberto si dedicava anima e tutto al lavoro e alla famiglia.......Alcuni anni trascorsero senza scossoni. Stefania continuava ad organizzare la vita con perfetta sincronia. Sara aveva 12 anni. La sua voce le aveva dato una certa celebrità nell'ambito della sua metropoli. A Natale era lei a cantare l'Ave Maria nella cattedrale. Ed anche quel Natale aveva ricevuto l'invito scritto di pugno dallo stesso vescovo, che ne lodava la voce. Tutto andava per il suo verso...Roberto ritornò a casa stravolto. Si accasciò sul grande divano e disse a Stefania che erano rovinati......Non aveva trovato più alcun giornale serio che lo volesse assumere. Certo, dopo il fattaccio di quel fatidico Natale, tutte le porte gli si erano chiuse in faccia. Uno solo dei suoi vecchi amici lo aiutò. Fu introdotto a Cinecittà e tra una particina e l'altra raggranellava il quotidiano. Stefania non era più lei. I litigi erano quotidiani. I soldi erano pochi. Sara, che non riusciva a schierarsi, perchè li amava entrambi, si chiudeva in camera e piangeva. Ed era ridicolo vedere quello che era stato un famoso giornalista, ritornare a casa vestito da sceriffo, un'altra volta giocatore di hockey, un'altra ancora da sceicco. Roberto non ci faceva più caso. Tuttavia un giorno ebbe la grande notizia. Una parte di un certo rilievo in un kolossal americano: "La domus aurea" ambientato nell'antica Roma. Avrebbe interpretato il console Gneo Vitrurio, accanto alla famosa Gein Paltrow nel ruolo di Poppea.. Il contratto era buono, molto. Ritornò a casa, fischiettando. Nel frigorifero c'era del vino. Si sedette comodo sul divanetto. Dei lamenti lo fecero sobbalzare. Provenivano dalla sua destra. Si accostò alla porta della camera da letto. Ma qualcosa gli disse di non aprire. Così guardò dal buco della serratura. Dall'altra parte c'era Stefania, nuda, in ginocchio, che si faceva montare da dietro da un grassone paonazzo, che glielo dava con vigore e le sue dita grassocce le strizzavano i capezzoli induriti dal continuo contatto di avidi polpastrelli. Stefania con gli occhi chiusi mandava miagolii di piacere. Roberto andò a sedersi sul pavimento dello studio. Lì viaggiò a lungo nella metropoli vuota del suo cuore. Scese le scale di una metropolitana deserta, camminò nelle vie principali e deserte, entrò in un bar deserto e infine si avviò al porto. Lì incontrò la mamma, che si era estinta da tempo. Lei gli andò incontro e lo abbracciò con affetto.-Piccolo mio, non avere paura, la vita è un miraggio, la vera vita è dopo- Sara ritornò da scuola alla solita ora. Trovò un biglietto della mamma: Se hai fame c'è del roastbeef nel frigo, mamma torna tardi. Bacioni. Ne prese una fettina, poi si mise abiti comodi ed entrò nello studio. Il suo papà penzolava dal lampadario senza vita. Soffocò un urlo con il vomito e svenne........Altri anni trascorsero. Mamma e figlia non lo erano più. Sara aveva lasciato canto e scuola e frequentava un gruppo di "bravi ragazzi" , che si facevano corrompere dalla droga. In questo giro Sara conobbe Luca, che quando la prima volta si appartarono,lui si sfilò il membro dalle mutande e glielo mise in mano. Sara, che non lo aveva mai fatto, glielo menò impacciata. Ma la prima volta divenne una costante e quando l'esperienza prende il posto della sorpresa, tutto diventa più semplice. Imparò a dare piacere con la bocca e poi passò a farsi montare, prima davanti e poi di dietro. Prima da Luca e poi da altri La droga faceva il resto. Stefania dopo aver rimediato con qualche lavoretto onesto al quotidiano, un giorno decise di seguire il consiglio di un'amica e di darla per soldi. ....Un paio d'anni dopo la situazione economica era migliorata e di molto. C'era il nuovo benessere. Stefania aveva superato i cinquanta. Sara era una donna, sebbene avesse solo 20 anni. Si vedevano poco. C'era fra loro un armistizio armato. Ciao al mattino e la sera non si vedevano e quando si incontravano in orari strani, non si scambiavano che poche parole. Sara si svegliò un giorno che era già tardi, salutò la mamma con un rutto, fece svogliatamante colazione e la guardò in silenzio, con risentimento, che si prolungò, gli occhi puntati come mirini,fino a quando Sara diede della puttana e vecchia troia alla mamma e uscì di casa. Quel giorno Stefania restò tutto il tempo attaccata alla finestra. Ricordava i tempi d'oro e piangeva. Quello che c'era, non c'era più. Scoccarono le tre di notte. Bussarono alla porta. Erano amici di Sara. "Signora apra, la prego". E Stefania aprì, pensando ad una tragedia. Le saltarono addosso quattro ragazzoni, che la sbatterono sul letto e, a turno, se la chiavarono. Poi iniziarono le sevizie. Giuda, il ragazzo di Sara iniziò con un coltellino ad infliggerle ferite su tutto il corpo. Prese della cera bollente e gliela colò sui capezzoli. Infine, tra le risate diaboliche, indossò un pugno di ferro e le spaccò la faccia......Uscì dall'ospedale quattro settimanane dopo. Sara non c'era. Andò a casa, era piena di polizia. Nel suo armadio erano stati trovati panetti di coca pura. Andò in carcere e al processo il giudice le diede tre anni, perchè aveva patteggiato. Quando fece ritorno a casa Sara non c'era e il mobilio era stato venduto. Restavano poche cose. Stefania sembrava avere un secolo addosso." O mio babbino caro, mi piace, è bello, bello"....e piangeva Morì due anni dopo in completa solitudine......E questa è la storia di tua nonna, disse Sara a sua figlia Giada. "E la casa"? chiese Giada, dopo aver posto un fiore sulla lapide di Stefania. "Non esiste più. Al suo posto ora c'è un negozio di cineserie all'ingrosso".

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