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Omaggio a Lalla Romano

 

Tutto era iniziato da quel regalo, in quell'ottobre di molti anni fa. Era durante quel periodo che, terminato il servizio militare, avevo ripreso la vita precedente e mi sentivo come sballottato da un contenitore all'altro.

Enrica mi aveva regalato quel libro. Era un libro speciale, animato di vita propria.

“Le Metamorfosi”, non quelle di Ovidio ma bensì di Lalla Romano. Non conoscevo l'autrice e trovavo singolare che si potesse scrivere un libro sui sogni.

Sì, perchè quel libro parlava di sogni. Sogni di diverse persone, bizzarri e irrazionali, come solamente i sogni possono esserlo. Quel libro, della collana i Coralli dell'Einaudi, recava inconsapevole anche un altro dono.

In copertina, disposto in diagonale, con la testa rivolta in basso, un angelo stava cadendo.

A guardarlo bene, sembrava appeso con uno spillo su un fondale color ocra che si staccava da una striscia verde prato ma il dinamismo di “Angelo con coda” di Osvaldo Licini c'era tutto.

Avevo così conosciuto, sfogliando i cataloghi delle sue opere, un grande artista. Mi ero poi rivolto a cercare altri libri dell'autrice, per curiosità, fame di lettura e, da libro in libro (quasi un tiro alla fune), un pomeriggio estivo, in cui il tempo sembrava assente, avevo tratto, per via di un singolare gioco inventato al momento, alcuni aggettivi (singolari, desueti) dai suoi romanzi, tentando di dare forma a quel materiale amorfo. Il risultato era un elenco che poteva sembrare quasi una poesia.

Al Salone del Libro del maggio 1996, mi ero recato nel padiglione dove l'autrice teneva l'incontro con i lettori. Accaldato, ero arrivato con un buon margine d'anticipo e con in tasca quelle due strambe poesie realizzate con le sue parole.

Seduta nella sala vuota, poco distante dalla porta d'ingresso, c'era lei. Ad un suo cenno mi ero seduto al suo fianco e avevamo avviato la conversazione. I tratti austeri del suo viso, man mano che le parole fluivano tra noi leggere, si stemperavano in un sorriso. Coglievo, nel suo conversare, una lucida razionalità nel voler capire sempre di più, tratto caratteristico della sua curiosità nei confronti del mondo. Ero emozionato, per la prima volta nella mia vita, percepivo dentro di me, in modo non razionale ma emotivo, il concetto di Storia.

Stavo parlando con una grande scrittrice del Novecento italiano.

Le avevo sporto timidamente il foglietto digitato al computer dicendole:

- Queste sono parole sue. Sono tratte dai suoi romanzi; mi hanno colpito e ho cercato di ordinarle come se fossero i versi di una poesia.

Era rimasta silenziosa un attimo mentre scorreva quel testo, poi aveva esclamato:

- Ma questi sono avverbi... - e, in silenzio, aveva continuato a leggere.

 

L'antico/inquietante/misterioso/segreto/altero/grave/intrigante/pratico/solenne/malinconico/elegante/nobile/

è arrovesciato

è arrovesciato

è arrovesciato

 

 ***

 

La maestosa/inquietante/assenza/dell'invulnerabile/festosità/

determina:

la sparizione/della pesantezza/della goffa/

gravità

 

- Inconsueto, inusuale… interessante...- aveva esclamato con quel suo parlare pacato e riflessivo. Poi eravamo tornati sulle pagine dei suoi romanzi, rivisitando alcuni personaggi e luoghi. Mi colpiva la razionalità del suo pensiero, la stessa che emergeva dai sui scritti. Aveva soggiunto che “scrivere un libro è come fare un figlio”. A chiusura dell'incontro, le avevo chiesto una dedica su un suo libro.

Avevo dovuto ripetere due volte il mio nome, lei aveva portato la mano verso l'orecchio e, sorridendo, mi aveva detto, come per scusarsi, “Sa, sono un po' sorda”. Lentamente aveva scritto la seguente frase:

a rinaldo ambrosia,

con amicizia (antica

attraverso i libri, nuova

qui al Salone)

Lalla Romano

 

Intanto nella sala iniziavano ad affluire le persone. Salutandomi, aveva sorriso e porgendo il braccio ad un accompagnatore si era lentamente avviata verso il palco della conferenza.

 

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