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Petali bianchi su pergamene

Petali bianchi su pergamene macchiate d'inchiostro. L’interminabile ricerca di un sogno. Pendoli immobili gravano su di me. Quando le parole si incrociano e si scontrano con i silenzi, senza alcun potere finiscono sempre per soccombere. La mia fronte ha imparato ad incastrarsi perfettamente tra il tuo collo e la tua guancia. È sintonia di simbiosi. Seguendo la scia di una stella che mi scorta fino a dove le mie labbra bramano le tue. I miei occhi fanno male davanti a tutta questa luce. Le palpebre cadono pesanti per permettere alle ciglia di sfiorar ancor il brillio della pelle. Pelle liscia quella della mie gambe solitarie. Lì, accavallate per lunghissimi istanti eterni. È il peso di un abbraccio che non c’è. Un dolce sconfinato abbraccio che sconvolge ogni essenza. È il peso di un incessante silenzio, troppo forte, troppo forte da ascoltare da sola. È lo sforzo di fingere che tutto vada..e cosa c’è da fare adesso che così tante cose sono cambiate?
E mi sono scoperta in paesi vergini dove non avevo mai creduto di potermi trovare. In regioni mai sentite e mai viste. Misteriosi suoni provengono da stranieri tamburi che battono al ritmo di un mio preciso “magari”. E sono qui a sentirmi sfiorar il cuore caldo da una gelida dannata mano. È c’è quella ragione che fa pensare d’esser ancora forti. Ma è una ragione estranea, è oscura e anonima. È lasciata li per un’illusione. L’inganno dei sensi e della mente, trascinati per una strada non asfaltata, dal carro dell’abbaglio.
L’insaziabile fame di una chimera.
La lusinga del piacere che mostra solo miraggi e utopie.
Avvolta in un senso senza senso. Sorretta dai fili che ho tessuto con stanche mani vuote. Canapi che ho curato in ogni dettaglio, fingendo di averle ricevute in regalo. È alchimismo imperscrutabile. Solo occhi attenti possono scorgermelo in viso. Indecifrabili codici criptati dalla testa, simboli che il cuore sconosce. Carta bruciacchiata su questa mia scrivania di vetro e legno. Sogni che sbocciano, che germogliano, alimentati dal solo fiato sussurrato fra le labbra umide. Una parure dove ogni brillante è un morso declive.
 

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