I ragazzi del Cavern Club | Prosa e racconti | Rinaldo Ambrosia | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

I ragazzi del Cavern Club

Immagine dell'autore
 

a Rosario

 

E là che tutto iniziò...

In quel magazzino dismesso di frutta e verdura, demolito pochi anni dopo per far posto ad un condotto di ventilazione della metropolitana. Così, il mitico “The Cavern”, il Club di Liverpool, dove i Fab Four iniziarono nel '61 la loro strepitosa ascesa fu ridotto ad un cumulo di polvere e di macerie. Ed è per quel frammento di storia che sei partito da Londra, dove eri in vacanza studio, per apprendere la lingua dei mitici Beatles, e ti sei diretto a Liverpool. Avevano dovuto telefonare ripetutamente a tuo padre, per richiedere l'autorizzazione (all'epoca eri minorenne) mentre tu caparbio volevi andare là a tutti i costi.

Ne sono passati di anni, Rosario, da quel nebbioso novembre del '61 a quando sei giunto a Liverpool, e il tuo pezzo di storia sei riuscito ad acquistarlo e portarlo a casa. Una scatoletta con un frammento delle macerie del “Cavern”.

I cimeli sono oggetti che possiedono un'aura magica.

Sono un ponte virtuale tra noi, i nostri sogni e i nostri miti.

Se socchiudevi gli occhi ti sembrava di rivedere quel Club; ragazzi con i primi capelli lunghi, ragazze con la gonna a pieghe, e tanta voglia di vivere.

E poi c'erano loro! I nuovi astri nascenti.

C'è tutta la loro storia in quel grumo di polvere... e forse il tuo essere uno spirito libero, irrequieto e nomade è nato proprio lì, nella culla di quel nascente mito.

Ma lo so che non ti sei fermato lì. Lo sai Rosario che cosa muove la vita? La passione.

E la passione è la compagna fedele dei tuoi giorni, e ti segue come l'ombra.

 

Chi l'avrebbe mai detto che un ragazzo si sarebbe spinto sulle scale dell'Ufficio del Registro di Marylebone, a disputare un documento, la richiesta della copia del certificato di matrimonio di Paul McCartney e Linda Eastman.

Parole, parole e poi ancora parole, scambiate tra te e i funzionari. Ma la legge del Regno Unito lo consentiva.

E tu tornasti vittorioso, con quel documento in mano, una reliquia raccolta nel mare della storia.

Quante volte hai ascoltato le loro canzoni?

E quante volte le hai riascoltate?

Si può circoscrivere tutto ciò all'interno di semplici numeri?

Come descrivere la passione?

 

Ma la passione ha continuato a muoverti.

Tra i tuoi oggetti di culto c'è anche un frammento del muro di Abbey Road, gli studi della EMI. L'avresti staccato a morsi pur di averlo, su quel muro pieno di scritte d'amore per i Quattro. E su quelle strisce pedonali, fotografate all'infinito, dopo i primi scatti che servirono per la copertina dell'album Abbey Road, hai camminato a lungo avanti e indietro (lo confesso, l'ho fatto anch'io), ti sembrava di riavvolgere il tempo, di tornare a quegli anni, mancava però il maggiolone bianco parcheggiato sul marciapiede.

 

E se il dramma dello scioglimento del gruppo lo hai vissuto come una perdita personale, è stata quella notte dell'otto dicembre del 1980, quando John uscì dal Dakota Building di Manhattan per andare incontro all'ultimo atto della sua vita, che hai visto la luce spegnersi.

Calava il sipario su una figura leggendaria, uno dei quattro che moriva in modo violento, abbattuto dalla mano di un folle.

 

Si può uccidere un uomo?

 

Ma poi il tempo, grande pacificatore, aveva fatto scorrere i giorni ma non il ricordo. Ed era in quel pomeriggio grigio, di un giorno di dicembre, che avevi scritto a Yoko Ono, riversando tutta la tua passione su quelle parole, tu, che eri un beatlesiano sin dalle medie, agognavi un augurio natalizio.

“Hi Yoko...”

Ad una risposta, non ci speravi. Ti sembrava di avere gettato un sasso in uno stagno, e guardavi dissolversi i cerchi che si erano formati sull'acqua.

Ma Hermes, dall'Olimpo, ti aveva favorito. Il postino ti aveva consegnato un biglietto di Yoko Ono e, quando avevi ormai perso ogni speranza, i tuoi auguri avevano bussato alla porta.

E quel Natale era stato un felice Natale.

 

Sono convinto che se tu avessi potuto, avresti seguito in bicicletta Paul McCartney mentre pedalava a Mosca, sulla Piazza Rossa, ma non potendo farlo, sei partito la sera del concerto che Paul ha tenuto all'Arena di Verona, e quel martedì, il 25 di giugno, sei arrivato lì senza biglietto.

Era come cercare un ago in un pagliaio, mentre ambivi disperatamente un biglietto per il “tuo concerto. Giravi, chiedevi affannato. No, il destino non poteva tradirti così.

Il deus ex machina ti è apparso nei panni di una tua coetanea. Quegli occhi e quel sorriso tu non li scorderai mai più.

E nemmeno le sue parole, quando le hai chiesto se aveva un biglietto da venderti.

Lei ti ha osservato per un attimo. Il silenzio è sceso improvviso.

Tu sudavi, ti sembrava di essere sotto esame, dal Palaeur di Roma ad oggi sono 25 anni che segui i concerti di Paul McCartney, sempre in apnea, con il cuore che batte forte, poi lei ha detto:

"Ok . Ti faccio un regalo di compleanno. Ne ho uno in più, te lo regalo".

Sei corso via, con quel sorriso e quello sguardo appiccicati sulla retina come francobolli.

In quel concerto ti ci sei immerso come in bagno tiepido. Ed è in quel preciso momento che hai pensato “Perché non possiamo avere una colonna sonora che ci accompagna per tutta la vita?”

 

 

 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 2 utenti e 7755 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • Ardoval