Scritto da © Rinaldo Ambrosia - Mar, 02/09/2014 - 18:20
E’ stato in quel preciso istante che tutto si è azzerato. Appoggiavi la fronte sui muri di pietra di quel monastero e l’unica sensazione che la pietra ti rimandava era sommersa dal rumore del battito del tuo cuore. Avevi vinto la mente, lasciavi fluttuare i pensieri come foglie trascinate da un rivolo d’acqua. L’essenza della tua vita era tutta lì, dove desideri, piacere e sofferenze si azzeravano in un vuoto totale. L’esistenza era una semplice consapevolezza di presenza. Giorno e notte si alternavano in quella cella d’eremita che condividevi con rari serpenti e scorpioni e il pulsare delle tue vene sembrava la premessa di una esistenza infinita. Il nulla esplodeva allora in tutta la sua immensità, era luce e nirvana, gioia immensa, istante di luce eterna che scaturiva dalla tua anima, che esplodeva abbagliando i tuoi occhi. Una luce bianca, intensa, completa. Il tuo palato era miele e le tue orecchie risucchiavano e amplificavano i rumori del tuo corpo. Lo scorrere del sangue, i battiti del cuore, il soffio del tuo respiro e in quella immensità, calata in un silenzio totale, tu provavi la gioia eterna di essere al cospetto di Dio.
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