sid liscious book 6 | Lingua italiana | sid liscious | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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sid liscious book 6

Il cinquantunesimo estratto
 
( "In" di Held il viaggiatore umano )
 
Voglio mettere su le linee uomo interne.
Aeree ovviamente.
Giulio il fanta/scientifico francese m'ha indicato la via.
E visto poi lui ha mollato perché, molto evidentemente, aveva altro da fare le... 
Le materializzo io.
Vi rimpicciolisco e vi metto in una navetta spaziale a sua volta ridotta minuscola.
D'ora in avanti basta solo viaggi mentali, sulla terra o oltre l'atmosfera.
Adesso anche dentro di noi.
Per il vero mondo umano.
Finiti i soggiorni a Goa allo scopo di mangiare tre trip e tornare più conciati di prima.
Si potrà esplorare il cervelletto, cercarne l'autoctono funghetto e...
E constatare così cos'è lo sballo corretto.
Spariti i weekend nel mar Rosso a prendere il sole al meglio che posso.
Nel bulbo oculare vi farò sdraiare.
È quello che l'occhio sa pigliare che fa veramente dappertutto abbronzare, se non sbaglio.
Inutili le trasferte in Giappone per il brivido del pesce Palla.
Proporrò l'adrenalina del restare integri dopo una masticatina.
Che noia l'Africa selvaggia e misteriosa.
Piastrine, endomorfine, globuli.
Natura magica e rigogliosa. 
L'atollo nell'oceano è francamente eccitante?
Venite a scoprire con me le profondità e le estensioni del sesso se chiedete qualcosa di esaltante.
Il Bhutan è l'isola incontaminata del creato?
Si vede internamente non ti sei mai guardato.
Tutto allo stato brado.
Nessun intervento esterno.
Biotopo ancestrale.
Il paradiso perduto.
«Io al monastero in Tibet non rinuncerò mai lo stesso!».
Il mantra del cuore amico allora ti porto a visitare e...
E dicono saprai addirittura lievitare quando per te avrà finito di recitare.
Quando per te avrà finito di recitare.
 
Il cinquantaduesimo estratto
 
( "Lo zen e l'arte dei cerchi sull'acqua lanciando sassolini" di Valdo il fisico terra terra )
 
Devo dire che, pur avendoci partecipato contro voglia, alla fine l'aver vinto due concorsi per artisti emergenti, lì per lì, m'ha procurato un certo piacere e...
E pertanto mi sento tranquillamente di lanciare, ancora adesso, un sentito grazie agli organizzatori per avermi iscritto d'ufficio.
Ed a mia insaputa tra l'altro.
Il primo era in programma concomitante con la grande kermesse di polenta e baccalà.
E lo vinsi leggendo un racconto cui veramente avevo sempre tenuto a dismisura.
Lo declamai concentrato e coinvolto, scandendo a modo le parole e facendo massima attenzione ai toni vocali nei passaggi importanti.
Lo recitai alla piatta padella con lo stoccafisso in ebollizione.
Sì perché di questo si trattava.
Aiutare con testi a far diventare un manicaretto prelibato.
Secondo le ultime teorie quantistiche il tutto.
Ogni scrittore aveva di fronte il fornello dove cuoceva il pesce e l'accudiva attraverso lo sciorinare più espressivo che poteva.
Ed alla fine una giuria di critici gastronomici, altamente competente, premiò giusto il mio.
E con motivazioni importanti aggiungo.
Un trionfo.
E non ci crederete ma ancora oggi mi fermano per strada e mi dicono tu sì...
Tu sì che hai feeling con il baccalà.
Il secondo concorso invece riguardava un'esposizione di quadri.
Delle piante d'origine varia venivano poste in mezzo ai tuoi lavori, attaccati al muro, dentro a piccole stanze di circa dodici metri quadrati.
E dopo un mese si sarebbe misurata la loro crescita per dichiarare il vincitore.
Altra chiara applicazione di teoria quantistica se non erro.
Meglio loro si trovavano al guardarsi attorno maggiormente sarebbero cresciute.
Oh! non ci crederete.
Passato il tempo prefissato tra le mie quattro mura quasi non s'entrava.
Una selva praticamente era spuntata.
Sbancai facile insomma.
E da allora alcuni mi portano le loro edere pigre e godo dunque d'una certa popolarità verde.
Ora...
Ora devo dire, per richiamarmi al titolo, che il buono di talune situazioni è che successivamente stai sul pezzo, cioè appunto ad ammirare cerchi sull'acqua, con una fondata dimensione.
Non ti sembra d'essere sprecato nella vita o di buttare a vanvera il tempo.
Ed i cerchi cavolo, i cerchi riescono tonici.
Che paiono d'un armonioso diverso dall'armonioso normale.
Tanto diverso.
Tantissimo.
Tanto che perfino t'appare folgorante l'importanza del tuo personale di merito.
Quale merito mi chiedete?
Be' semplice.
Io lancio sassolini non faccio cerchi.
P.s.
Lo scritto termina con un nuovo dispiegare di teoria quantistica?
 
Il cinquantatreesimo estratto
 
( "Deriva tribale" di Body lo che la pensa decisamente diversamente )
 
Quello che mi fa incazzare di certa gente, diventando perfino volgare, è che ha dovuto studiare per diventare idiota.
Che cavolo! potevi accontentarti degli sforzi dei tuoi genitori in merito, dico io, ed invece no hai avuto anche bisogno d'imparare dei metodi e delle formule.
Un disastro.
Sono appena uscito dallo studio dello psicologo.
Un deficiente.
Sì mi faccio le pere ed allora?
Allora per lui ho certamente avuto dei traumi da bambino.
Al peggio forse uno zio che m'inculava.
O una zia depressa che m'usava, come sfogo di sue folli esuberanze sessuali, ciucciandomelo da mane a sera.
O fui vittima di genitori infami.
I classici tu comperi unicamente profumi e sciampo per te e niente giocattoli per me e...
Ed al meglio...
Al meglio in gioventù ebbi degli amici ch'erano bulli e mi deridevano.
O esperienze con rifiuti traumatici da parte di fighe e culi.
E solitudine dunque, solitudine annegata nelle seghe fisiche e mentali e...
Ed io a ripetergli no guardi è fuori strada.
Niente di tutto questo.
L'insoddisfazione è da cercare sul generale non sullo specifico.
E lui duro a martellarmi di domande. 
Di cerca di ricordare.
Di se riusciamo ad isolare l'elemento scatenante vedrai dopo sarà facile.
Ma facile cosa cornuto d'un tarato?
Facile è già tutto quanto.
Hai presente a dieci anni essere stufo di svegliarti la mattina  deluso dal mondo?
Hai presente non mi manca niente, mangio e bevo e faccio una richiesta ed ottengo lo che voglio?
Hai presente a lungo andare cazzo te ne frega di cose "sudate" così?
Hai presente tu diventerai avvocato altrimenti il mio studio andrà in rovina?
Hai presente niente ha un valore perché non serve esposizione personale per averlo?
Tu...
Tu non capisci una minchia signore mio dottore di merda.
Essere tossicomane è vivere la storia dei nostri giorni pari la vivevano i nostri antenati e finalmente condizione umana eccitante.
È percepirne e difendere con i denti il suo destino.
È avere dei bisogni reali, palpabili e non delegabili.
È aspettare il cervo con in mano un sasso appuntito e la pancia vuota da una settimana.
È l'emozione di catturarlo.
È dipendere da te stesso per soddisfarti.
È io devo e se non lo faccio io nessuno verrà ad aiutarmi.
È rischiare per continuare.
È amplesso nel riuscire ove la speranza non osava dare conforto.
È amare.
È amare e rispettare il singolo d'uomo e la sua indole.
Che vivevo tutta la vita steso nel divano a chiamare la cameriera?
Che rimanevo in eterno ad aspettare qualcuno decidesse per me?
Che morivo senza nemmeno aver sfiorato il vivere?
Forse tu non lo sai fottuto laureato però il quotidiano va inventato dalle possibilità della terra non interpretato a copione sui vezzi d'una società in quanto... 
In quanto solo lui è in grado di farti apprezzare il gusto intero dell'esistere e...
E la tossicomania è uno dei modi vergini rimasti per ottenere ciò.
Tutto il resto è prefabbricato e prestampato e fa per persone senza palle.
E sapete cosa m'ha risposto il demente?
«Quella è una strada di perdizione non di vita».
Un successo, ho ribadito.
Avessi intrapreso le scelte consigliate mister luminare mi sarebbero spuntate delle orecchie enormi.
«Come delle orecchie enormi?».
Sì delle orecchie enormi e dopo piano piano mi sarei nascosto nel buco per coniglia codardia.
Per paura d'affrontare le difficoltà.
Per timore d'esporre iniziativa personale chiaramente avulsa rispetto al normalizzato.
Per terrore della volpe e dell'aquila.
Ed in breve pertanto invece di tentare d'andare avanti propositivo mi sarei suicidato.
«Perché suicidato?».
Perché lo spirito che muove un uomo integro, nonostante a scuola ed in chiesa insegnino ed impongano il contrario, non è quello d'un coniglio esimia testa di cazzo.
Proprio no, no, no e no.
«Insomma non vuoi smettere».
Oh no al contrario, mi creda, smetterei volentieri.
Basterebbe in sua vece esistesse chi accetta o propone reale alternativa al posto d'idiota omologazione.
Al posto d'idiota omologazione.
Al posto d'idiota omologazione.
Al posto d'idiota omologazione.
Basterebbe ed avanzerebbe.
P.s.
Non ho finito imbecille esperto in giustificare cagate.
Un'ultima questione basilare manca da aggiungere.
Nella tua mente infatti esistono le persone che si drogano per annullarsi ed evadere dalla realtà non nella mia.
Non nella mia.
Nella mia esiste una persona cui non rimane che recuperarsi artificialmente per sentirsi espressa ed essere corretta verso la sua realtà ma...
Ma questo tu e tutti quelli pari a te non lo capirete mai.
 
Il cinquantaquattresimo estratto
 
( "A volte nei modi sbagliati s'ottengono i risultati giusti" di Finto lo che più sincero di così non si può )
 
A volte nei modi sbagliati s'ottengono i risultati giusti, Zinco.
M'è capitato in diverse occasioni infatti di fallire totalmente un comportamento, eppure d'ottenerne beneficio massimo lo stesso.
«A me no, Finto. 
Io ho sempre pagato gli errori, altro che indovinato a farli».
Una volta stavo tornando a casa in motorino dal turno di notte in fabbrica, Zinco.
Saranno state le sei e dieci di buia buia mattina invernale.
Pioveva, la strada non era illuminata ed il parabrezza appannato del Ciao m'impediva, quasi completamente, di vedere la povera luce del fanale indigente di cui era dotato.
Infilai dunque il fosso lungo la carreggiata, Zinco, e di precisione.
Scivolai giù tangenzialmente di traverso il fianco della scarpata, percorsi ancora ritto un minimo di corso d'acqua, fortunatamente bassa, e mi schiantai contro non so cosa, Zinco.
Solo che codesto non so cosa era durissimo, Zinco.
Una botta stratosferica.
Mi ritrovai contorto fra il manubrio e la sella, Zinco, e dolorante dappertutto, con un gluteo che urlava ho male ho malissimo ed il collo piegato in due, che potendo si sarebbe messo a chiedere pietà.
Mi sono rialzato di scatto, Zinco, in un attimo ho riguadagnato la strada e controllato i danni al mezzo, che peraltro si dimostrarono perfino ininfluenti, e mi sono precipitato, con immenso sacrificio e trattenendo a stento le lacrime, verso casa, Zinco.
Mi parve il tragitto di Marco Polo a piedi, Zinco, non arrivavo mai ed avevo perfino visioni, però resistetti ed una volta dentro, con mosse d'invalido cento per cento e sforzi assurdi, mi preparai un'abbondante pera d'eroina, Zinco, e la vasca piena d'acqua bollente, Zinco.
M'iniettai la roba, aggiunsi i sali e mi stesi nel liquido accogliente.
Gluteo in fiamme Zinco, collo spieghettato Zinco, sofferenza dappertutto Zinco, ma che sollievo Zinco.
Che sollievo tra i fumi dei sali e dell'oppio Zinco. 
Non ricordo per quanto tempo rimasi lì, Zinco, e credo anche avessi voluto subito non sarei riuscito a muovermi, Zinco, bensì alla fine, letteralmente strisciando, m'asciugai e fra mille tormenti raggiunsi il letto, ove pensai ottimo di farmi un'altra gagliarda pera, Zinco, prima d'abbandonarmi al sonno ed al chissà, Zinco.
«Essendo qui a raccontarmelo ti sei comunque svegliato, Finto».
Mi sono svegliato e non ho detto niente a nessuno, Zinco. Pensa nemmeno ho in memoria il punto esatto in cui successe il dramma, Zinco.
Tanto dolore quello sì ancora presente, gluteo nero pari occhio di pugile suonato per quindici riprese, collo che impiegai tre mesi nel riportarlo alla normalità, schiena, gambe, braccia estranee ed inclini al lamento e neanche una ferita sgorgante sangue, a parte i tre buchini minimissimi stesi sopra la loro cara vena, che la sera prima di tornare in fabbrica di nuovo abbondai, appunto nello specifico caso da ringraziare con enfasi.
«Dici sei riuscito a sopportare e reagire non per merito della tua tempra o del bagno caldo, Finto?”.
E che avrei iniziato a fare un discorso del genere altrimenti Zinco?
Per sport?
 
Il cinquantacinquesimo estratto
 
( "Formiche ed attori" di Pata a volte pare perfino di recitare dalla platea )
 
Formiche Gianni, formiche dappertutto.
Orde di formiche che scalavano il muro e transumavano il pavimento del corridoio fuori dal bagno, Gianni.
La mia compagna e la mia bambina piccola con l'aspirapolvere e la scopa tentavano di limitare l'invasione, Gianni.
Una situazione incredibile.
Dove stavano andando?
L'aspirapolvere in tilt, Gianni.
Surriscaldamento da sacchetto zeppo.
Ed io arrivando lì al posto di preoccuparmi mi sono messo a ridere, Gianni.
A ridere a squarciagola.
Scopa rosicchiata Gianni e manico inservibile.
Era uno spettacolo esilarante.
Sembravano un corso di mercurio che scende a valle, Gianni.
Una gocciolina vicino l'altra e chissà da che sorgente ne spuntavano altre in continuazione.
Un fiume in piena, ondate di formiche Gianni e niente atto al fermarle ed io ridevo, Gianni, e si sono messe a ridere contagiate pure le mie congiunte, Gianni.
Una lunghissima risata liberatoria.
Quanto bene mi sentissi e credo proprio ci sentissimo in quei momenti non è traducibile in comprensibile, Gianni.
«E sono sparite tutte improvvisamente scommetto sotto quella risata, Pata».
Macché Gianni, anzi in verità non saprei dato ad un certo punto ho girato le spalle e me ne sono andato.
«Hai abbandonato i tuoi congiunti e la casa in preda alle formiche, Pata?».
Sì ho abbandonato, ma non previo la constatazione è tutto a posto, Gianni.
In fondo ridevano allegramente assai, mica farebbe così uno che si sente in pericolo.
Posso capire la scoperta della cosa fosse stata traumatica e tanto spaventosa, soprattutto considerando la massa degli invasori, però dopo sono arrivato io ed ho riportato le dimensioni al loro posto e si sono rilassate.
«Avevi in ballo una vicenda importante almeno spero, Pata».
Non ricordo Gianni, poi s'è tutto confuso e mi sono svegliato.
«Ah! era un sogno allora, Pata».
L'ultimo della notte, Gianni.
Quello che rimane più impresso.
«Sarebbe bello riuscire ad interpretarlo, Pata.
Capire cosa rappresentano le formiche, le donne ed il tuo comportamento, Pata.
Magari ci si potrebbe perfino leggere il futuro in un sogno del genere».
M'interessa zero in verità codesta opzione, Gianni.
Ed i sogni non è detto riguardino il futuro per forza.
Possono benissimo essere successi anche per ricordarti un particolare sfuggito del passato, Gianni.
«E che t'interessa dunque, Pata?».
M'interessa io sono l'interprete principale d'un film da me ispirato e recitato in e per un sogno, Gianni.
Di cui sono inoltre unico obbligato spettatore, Gianni.
Capisci?
«Certo! 
Attore e tanto altro con il sogno e spettatore con la vita, Pata».
Ottimo Gianni e quando sai questo se non erro, Gianni, la conoscenza del futuro è già più che sufficiente.
Più che sufficiente.
 
Il cinquantaseiesimo estratto
 
( "L'anellino" ancora Uli lo del sotterraneo )
 
«Ti ricordi dei vecchi tempi andati? 
Di quando gli uomini abitavano le caverne e le stagioni per centinaia e centinaia d'anni non s'alternavano?». 
Dire mi ricordo non m'è possibile, comunque sì diciamo ne ho sentito parlare. 
I paleontologi e gli antropologi hanno risalito molto i tempi che furono e, benché non si possa mai essere certi delle loro scoperte, echi abbastanza attendibili delle modalità di vita di quei tempi mi sono giunti. 
«Perfetto quindi saprai gli uomini vivevano sotto terra e durante le lunghe ere glaciali non potevano uscire più di tanto. 
Qualche battuta di caccia e parecchio intorno al fuoco era tutta la loro possibilità di movimento». 
Uhm mi pare plausibile, ma dove vuoi arrivare? 
«Ti viene in mente niente rispetto a quello che in situazioni del genere avrebbero potuto fare?».
Aspettare! 
«Invece no, se non potevano andare all'aperto mi sembra logico dedicassero il tempo ad esplorare le cavità in cui soggiornavano e... 
E le sorprese che questo ti potrà riservare sono infinite». 
Dimmi dimmi, sono tutto orecchie.
«Oh niente per dire hanno potuto vedere l'Anellino». 
E cos'è? 
«Un animale che abita sempre e solamente di sotto». 
Ho capito non mi racconti questa storia per niente. 
«No di certo. 
Egli infatti fu importantissimo per l'evoluzione». 
Urca non ti sembra d'esagerare adesso.
«Ascolta e dopo mi dirai. 
Quest'essere non ha grandi potenzialità, è molto pacifico e pascola sali minerali per i fatti suoi senza disturbare chicchessia». 
Ecco vedi non mi pare granché interessante. 
«Sbagliatissimo. 
Egli è una specie di serpente dotato d'un solo anello, diremo posto a metà del suo corpo. 
Che pari a quello dei serpenti è abbastanza longilineo se non sbaglio. 
Riesci ad immaginarlo?». 
Diremo è una sorta di lungo tubo sgonfio con in mezzo una protuberanza rotonda? 
«Sì dai ci può stare. 
Raggio intorno al mezzo metro aggiungo, la protuberanza e... 
E sai che succede quando si spaventa?». 
Temo di no. 
«La testa e la coda vengono risucchiati verso l'anello fino a rintanarsi dentro di lui e così, l'animale intero, viene ad assumere diremo le fattezze d'una moneta un tot grande, con su una faccia gli occhi e la bocca e sull'altra un normale retro treno». 
Ah figo ed a questo punto? 
«A questo punto comincia il per noi importante che ti dicevo. L'anellino normale si ritrae quand'è spaventato e come si comportano pressoché tutti quando sono spaventati?». Semplice scappano. 
«Ed in che maniera può scappare uno di tal forma?».
Non saprei. 
«Ragionaci, se una moneta ti cade per terra e va piatta sta ferma lì e se invece rimane in piedi rotola lontano usando lo spessore per restare in equilibrio». 
E l'Anellino fa altrettanto? 
«Ovvio e che scoperta potrebbe mai avere fatto fare lui di per cui?».
Non mi costringere a dire la ruota perché non è possibile. 
«Non è possibile, non è possibile.
Dimmi tu allora dove sono andati, con i riferimenti e le capacità di quei tempi, i primitivi a prenderla. 
Dimmi tu». 
Non so se crederti. 
Possono averla sognata di notte ad esempio. 
«E questa ti sembra una spiegazione razionale?». 
Facciamo quando vedrò con i miei occhi la bestia in questione ti risponderò. 
«Va bene Tommaso. 
Va bene».
 
Il cinquantasettesimo estratto
 
( "La fede e l'autunno" di Carpa in tuffo libero )
 
Non mi piace aspettare che il sole accenda le mie finestre.
Sa di psicologia per vegetali.
Ogni cambio da stagione sa da psicologia per vegetali.
Vita da chi non può farci niente.
Poi adesso viene l'autunno.
La stagione della foto con le foglie in posa.
Perfino in chi come me non ne fa l'occhio vira modalità click.
Vedi un chiodino alticcio e cicciotto che ergendosi ha sistemato del fogliame, in putrefazione, abbracciato a dei fili d'erba moribonda e zoom e click questa...
Questa, dopo due bottiglie, sarà proprio chic da vantare le serate in compagnia sul divano.
Io di mio proporrei, specialmente nei giorni in cui il sole tardò l'imprevisto ad accendere le mie finestre, qualcos'altro invece, e ci tengo a sottolinearlo, in quelle serate.
Anche d'attinente peraltro.
Proporrei magari un cadavere di cicala riverso fra i bicchieri del tavolino basso.
E tutt'altre tematiche irromperebbero.
Ed il vanto tremerebbe.
Tremerebbe.
Tremerebbe.
Tremerebbe e probabilmente sarebbe troppo.
Forse allora meglio ancora altre chicche indotte dai cambi stagione.
Quelle "purtroppo" che spuntano previo aver sopportato i tempi del sole nell'accendere le mie finestre.
Ne ho per tutti loro, specialmente per quello d'autunno.
Io, ad esempio, lo fotograferei infermiera mentre spalma la crema, al cortisone, su bosco che ha preso i funghi.
Io immortalerei la cura con cui rimbocca foglie e pelurie del letto di chi va in letargo.
Io fisserei l'architettura sigillante le loro tane o la mini ragnatela, bianca di brina fredda, messa lì punzonatura per impedire definitivamente il passaggio e...
E tutti a chiedermi che foto fai?
Ed io così rilancerei che...
Ch'è insopportabile il calare dell'autunno.
Mi recapita più fastidioso il loop delle campane.
Sarà quell'atmosfera intima ed ovattata di nebbiolina seminata sulla gobba, sarà un sentimentalismo figlio del chiodino di prima, sarà la pressione attimo isterica che s'adegua o sarà quel che sarà però...
Però intanto le campane mi raggiungono in luoghi normalmente fuori raggio e già...
Già m'invadono tragicamente la pesante attesa del sole che accende le mie finestre.
Inaudito e per via d'una geriatrica, semi deserta e logorroica, replica di messa prima non bastasse.
L'accesso al paradiso la fede.
A me sembra l'autunno la fede.
Tarda, tarda, tarda e tarda ad accendere le mie finestre.
P.s.
Oggi ventidue ottobre, vestito di quel gilè, a pensare da me.
 
Il cinquantottesimo estratto
 
( "Luna" di Faggi tanto per dirla tutta )
 
A me... 
A me tu luna eri sempre piaciuta.
Stavi lassù splendente e luminosa, allietavi i cieli delle nottate ed illuminavi i miei pensieri nel buio, oltre ad essere parecchio evocativa naturalmente.
E mi tonificava intravedere in te un alone di fuori dal mondo un minimo ingenuo e perso nel chissà.
Mi piaceva e volevo copiarlo pari pari.
Bensì in seguito, causa questo tuo moto continuo che sinceramente pur apprezzando a volte trovo perfino eccessivo, ho cominciato a considerare concentrato, e con i piedi per terra, le tue prerogative e da quel momento non ti guardo più assolutamente volentieri.
Qualora ci penso bene infatti per prima cosa hai due facce il che... 
Il che non è per niente simpatico se permetti. 
Giusto tale a quelli che le hanno nella vita intendo.
Manco bastasse una non la mostri mai.
Comportamento rivelante quanto vuoi tenerla nascosta di proposito e codesto è lo stesso agire di chi intende fregarti prima.... 
Prima presentandosi in un modo e dopo infilzandoti in un altro.
Inoltre mi ronzi costantemente attorno pari quelli che vogliono approfittare ed usarti a piacimento, o minimo aspettare il tuo momento di disattenzione, e... 
E se va bene inoltre lo fai per spiare, come tanti satelliti da noi inventati d'altronde.
Che in effetti noi uomini sappiamo unicamente copiare altro che inventare e che quando copiamo ci vengono casualmente prove assai rivelatrici sulle funzioni del copiato.
Non comprendi?
Va bene ti faccio un esempio facile facile.
Allorché dobbiamo produrre o viaggiare ci viene spontaneo creare delle macchine però... 
Però guarda caso codeste creature funzionano esattamente uguale a noi.
Il che vale a dire normalmente da un buco s'immette del cibo, questo cibo viene nel ventre lavorato sfruttando l'energia d'un motore, che in noi è rosso e pulsa per aiutarti a seguirmi, ed infine da un altro buco viene espulso il prodotto, il quale, tra l'altro esattamente uguale nel nostro caso, oramai è completamente dimostrato essere pestifero e degno d'attenzione unicamente per depurarlo o stargli lontano.
Indi adesso spero capirai quanto, d'istinto?, sappiamo svelare le vere prerogative dei nostri referenti e dunque quella mia allusione di spiona al servizio di chissà chi.
Ok ora aggiungo altri difettini alla lista mia cara luna e cioè, citando a caso, le invasioni di campo che in generale ti permetti, auto esentata da permesso alcuno, di proporre con il mare alzandolo ed abbassandolo a piacere, con le condizioni climatiche, con i nostri cicli ormonali, con la nostra Venezia e via di questo passo.
Altri scherzetti niente male o esageratamente invasivi codesti tuoi se... 
Se non erro.
Ed invece imperterrita fai la gnorri e sembra stai lì solamente per farti ammirare, quale bella formosa donna sulla rivista tette e gnocche al vento, mentre in realtà, copiando quest'ultime, crei disagi, inneschi confronti, fai mal considerare chi ci sta vicino e dimostri quanto sei irraggiungibile per alcune possibilità creando... 
Creando così rancori e differenze fra le persone e le nazioni.
Infine di nuovo tu, per passare alla sfera privata, spesso diventi innegabilmente nefasta influenza sulle mie dinamiche personali.
Ecco d'altra parte invece, volendo vedere anche un lato positivo, diremo a volte puoi dimostrare utilità per diminuire l'intensità del buio ed impedire perciò a chi vuole tendere trappole di cogliere impreparato ma... 
Ma io sono propenso al pensare lo fai allo scopo di deviare e perché il singolo uomo non s'impegni a soppesare, seriamente?, tutto quello che abbiamo or ora ascoltato. 
E di per cui assodato al contrario io sono tipo solare, che non si permette d'entrare nelle sensibilità altrui e che parla, se ha da parlare, direttamente in faccia senza sotto intesi o imboscate di sorta, concluderei di questa prerogativa, persino nel caso coscienziosa, posso farmene un baffo e pertanto di non considerarla affatto utile.
Bene ho finito però penso hai capito cara luna.
Anche se prendi un'altra orbita non mi disturberebbe affatto.
 
Il cinquantanovesimo estratto
 
( "La via dei colori" di Keo quando le sconnessioni convergono )
 
Non è che ho tanti moti ultimamente.
Tutto è lo stesso.
Sembra ho smarrito la mia via dei colori.
Probabile sia tempo di girare pagina.
In effetti, a posteriori, direi su questa ero caduto casualmente.
E fa male.
E m'ha cancellato il ricordo di dov'ero venuto.
Ah sì! 
La festa al mare.
La mia migliore festa al mare.
Ed oggi invece preferisco le ombre del bosco.
Mi sembrano proprio molto più attraenti di qualsiasi vecchia passione.
Uno che ha qualcosa.
Uno che ha del tempo.
Uno che ha una sorte.
Un dio morto.
È come mi si fosse presentato un dio morto.
Ed ora io, novello Pietro, lo devo giudicare e collocare ove trascorrerà la sua eternità.
L'assolvo e lo metto in paradiso dicendogli, nonostante decidi tu per me come tutto andrà a finire, saremo per sempre fratelli?
O lo condanno all'inferno sparandogli secco un tu meriti il girone dei dimenticati?
Terza opzione?
C'è un'orchestra sinfonica a Sofia.
Suona una volta la settimana e potrei andare ad ascoltarla anche se... 
Anche se forse sarebbe meglio a sentirla.
Sentirla.
Sentirla.
Sentirla.
Viaggiando a volte mi sorprendo e gareggio con la mia vita.
La realtà mi scorre sotto gli occhi da qualche finestrino.
Ed il finestrino diventa cornice d'un quadro.
E l'immagine nel quadro si fa indice.
Si fa indice che, spaventoso e fisso negli occhi, mi spiana la sua punta sporgendo, dritto dritto, da una mano per il resto chiusa a pugno.
Piccola faccenda un dio.
Quelli come lui sbagliando hanno creato qualcosa più grande di loro.
Uno spazio illuminato in cui non possono spegnere la luce ma solamente riaccenderla, previo precisa richiesta, allorché qualcuno, per destino?, la vuole nuovamente dopo averla spenta di proposito.
Ergo un maggiordomo.
Dove si colloca per l'eternità un maggiordomo?
Fra i fidati servitori o nel mezzo dei potenziali assassini? 
A volte mi sento un sottomarino.
Un sottomarino che viaggia nell'oceano delle opzioni.
Però il sonar non funziona mai cavolo e devo dirigere a vista e di notte, nelle notti in cui non mi va di stare fermo, diventa tutto estremamente complicato.
D'altronde è stupido scegliere.
L'albero non lo farebbe mai.
I suoi rami e le sue radici per lui meritano la massima considerazione.
E tutti in ugual misura vanno nutriti.
Ed indipendentemente da quello che pensano o fanno.
No no.
Non sono albero ma...
Ma uguale io non giudicherò il maggiordomo.
Tutti gli dei hanno uguali diritti di fronte all'uomo.
Tutti gli dei hanno uguali diritti di fronte all'uomo.
Tutti gli dei hanno uguali diritti di fronte all'uomo.
 
Il sessantesimo estratto
 
( "Vampiri e vampere" di Sanno lo che non si ferma mai a metà strada )
 
Solita vita da vampiro quella di Piero.
Ottocento anni passati nel suo bellissimo, lugubre, tetro, appartato e decadente castello.
E classico obbligato tran tran quotidiano per individui del suo genere.
Di notte a giro in cerca di sangue possibilmente sano e fresco.
Di giorno prevalentemente a dormire o a passare il tempo leggendo in stanze buie ed anche estremamente umide in verità.
Una noia.
Una noia iniziata allorché il nonno paterno non resistette alla tentazione e lo trasformò col fatidico morso al collo.
Ed il tutto corroborato inoltre da un preciso malcontento di fondo.
Infatti non piaceva proprio, al vampiro Piero, il suo ruolo canonico di violento casuale.
Il suo dover sfogarsi su innocenti qualsiasi per poter sopravvivere.
Una noia.
Una noia.
Una noia.
Una noia egregiamente spezzata un'ottima sera da una visione soave.
Una giovane donna.
Una meravigliosa giovane donna per l'esattezza.
Capelli biondi ed abbondanti di divini lunghi riccioli che cadevano su spalle dolcissime.
Occhi azzurri come solo il cielo sa esserlo nelle giornate in cui si vuole splendido.
Un viso ch'era la pubblicità d'un angelo.
Ed un fisico perfetto da femme fatale.
S'innamorò insomma il vampiro Piero.
S'innamorò di questa creatura.
S'innamorò ovviamente osservandola di nascosto e trasformato in pipistrello.
S'innamorò seguendo interessatissimo le sue abitudini.
Arrivava da sola e sempre dopo cena, a bordo della sua macchina, e si fermava nel solito posto intimo e molto fuori mano.
Dalla borsetta estraeva un piccolo sacchettino di nylon con dentro una strana polvere, una fiala di liquido trasparente, un accendino, un piccolo batuffolo di cotone ed una siringa.
Poi apriva la fiala, aspirava nella siringa una parte di liquido ed il resto lo gettava.
In seguito poneva, con estrema attenzione, della polvere nella fiala vuota, la ricopriva con il liquido precedentemente preservato nella siringa, rimescolava agitando, scaldava da sotto fino a fare bollire ed infine metteva dentro il batuffolo e, pressando su di lui la siringa priva d'ago, risucchiava un liquido scuro.
Successivamente tirava su una manica, s'allacciava intorno al braccio nudo un laccio emostatico, piantava  la siringa, adesso sì munita d'ago, in una vena e s'iniettava tutto il contenuto.
Avreste dovuto vederla subito appresso.
Neanche il tempo d'accendersi una sigaretta e le pupille le si rimpicciolivano, manco volessero apposta dare più spazio all'azzurro ed i boccioli di capelli rifiorivano nel deciso pallore di cui si coloravano le sue guance ed il suo corpo si rilassava e s'abbandonava a posture estremamente liberate da ogni condizionamento e... 
Ed intera dunque la signorina diventava attraente oltre misura ed appunto una calamita irresistibile per i sensi del nostro Piero.
Decise d'agire con calma comunque.
Sarebbe stata sua, su questo non poteva piovere assolutamente, ma ancora non focalizzava bene i termini della questione.
Tatto, tatto, tatto, il suo motto nella circostanza.
Ed intanto le serate passavano.
Lei arrivava puntuale, lui l'osservava rapito e niente e nessuno osava disturbare i loro incontri segreti.
Niente e nessuno finché un tremendo giorno la giovane appena iniettato, invece di rilassarsi e godersela, s'accasciò sul sedile evidentemente nella salute generale compromessa assai.
Il vampiro Piero non resistette.
Mai avrebbe voluto vedere soffrire il suo amore.
Riprese le sembianze normali e corse da lei e cercò di rianimarla, bensì previo svariati tentativi non poté fare altro che raccogliere le sue ultime parole «bastardi m'hanno venduto roba tagliata male» per dopo vederla spirare fra le sue braccia.
Pianse il vampiro Piero.
All'inizio pianse e disperò e disperò e pianse, poi però un uragano di rabbia si scatenò in lui e decise che l'avrebbe vendicata pure a costo di finire in Cina se necessario.
E lì finì guarda caso.
Che, tra l'altro, aveva finalmente isolato un bersaglio consono per sfogare la sua etica, evidentemente purtroppo assassina.
Che non era stupido il vampiro Piero e voleva risalire alla radice della colpevolezza causa del suo tormento.
Che all'inizio pertanto rintracciò lo spacciatore di piazza.
Che prima di scannarlo volle vedere chi era il suo fornitore.
Che prima di scannarlo volle conoscere il grossista qui in Italia.
Che prima di scannarlo volle seguirlo fin dove veniva raffinata, dal chimico maledetto, la morfina base.
Che prima di scannarlo assistette allo scarico dei bidoni consegnati dall'intermediario internazionale.
Che prima di scannarlo seguì costui sulla nave e si fece "presentare" i suoi referenti delinquenti nel luogo di produzione.
Che prima di scannarli si prese cura di distinguere fra loro i poveri contadini e bambini sfruttati e ridotti con violenza in schiavitù.
Che dite?
Un mito il vampiro Piero nelle vesti d'organismo utile e socialmente lanciato contro il bieco crimine.
E non temete sia di qua che di là dell'oceano non tralasciò di scannare le coperture politiche e manageriali di tutto il vorticoso giro d'interessi e denari sopra descritto.
Un mito e soprattutto un vampiro cosciente e diverso dal normale stereotipo aggiungo io.
Che, nonostante l'avesse doppiamente desiderato maniacalmente, non volle nemmeno cibarsi del sangue di quei bastardi.
Che, nonostante l'avesse doppiamente desiderato maniacalmente, non volle nemmeno cibarsi del sangue di quei bastardi.
Che, nonostante l'avesse doppiamente desiderato maniacalmente, non volle nemmeno cibarsi del sangue di quei bastardi.

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