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Su ora

Credo sia successo a tutti nella vita di dover rinunciare, causa problemi di coscienza, a qualcosa.
È situazione perfino normale presumo, se non che a me è capitato anche di dover rinunciare a qualcuno e... ed ancora non l'ho digerito.
Ricordo perfettamente i tempi esatti perché festeggiammo insieme i miei trentotto anni.
Lei era strepitosa.
Una cascata di rossi capelli fluente su due spalle meravigliose ed impegnata a circoscrivere, ed esaltare, sopracciglia stupende, due occhi fantastici e delle gote difficilmente descrivibili nella loro simpatia.
Si lavorava insieme in un magazzino ricevimento spedizione capi di vestiario casual.
Io preparavo l'invio del materiale, a vari negozi, sulla base di quello che veniva richiesto ai rappresentanti.
Lei era la mia referente maggiore.
Mi passava le liste, mi preparava le bolle d'accompagnamento e mi convocava i corrieri addetti alla consegna.
All'inizio normale e cordiale collaborazione lavorativa fra colleghi.
Era giovane e fra di noi fatalmente esisteva purtroppo una grande differenza d'età.
Diciannove anni e rotti per la precisione.
Poi andando avanti un "ciao" sulla sirena, un "buongiorno come va?" timbrando il cartellino la mattina, un "dove vai che ti vedo allontanarti a piedi durante la pausa pranzo?".
Qui vicino.
C'è un bar, mangio una cosa al volo.
"Ti dispiace se da domani vengo con te?
È una noia andare e ritornare in mezzo al traffico di punta".
No no figurati anzi.
Insomma diventammo amici e ci sentivamo affiatati e discutevamo trovando facile intesa di pensiero ed una sera appuntamento per un film ed un'altra sera per la disco e la gita a Venezia ed il pomeriggio domenicale al fiume e, finalmente, il primo bacio, le prime toccatine, le prime masturbazioni.
Il tutto parecchio su tempi lunghi ed assai castamente dovrei dire.
Sembravamo due titubanti adolescenti in preda alle prime volte.
Ovvio in seguito normale l'abitudine forzò un tantino le questioni.
Che gioia.
Passammo una serata chiusi in macchina e lei, ad un certo punto, mi piazzò un pompino mitico e regale.
Robe dell'altro mondo.
Cercai in tutte le maniere d'avvisarla che stavo venendo ma niente, non mollò e tenne in sé fino all'ultima goccia.
Ti devo ringraziare le dissi e già che ci siamo pure dirti desidererei ufficializzassimo la nostra unione.
"Sì sì completamente d'accordo mi rispose, però prima devo informarti su una questione intrigante e non m'è semplice".
Dai dai la stimolai.
Vai tranquilla.
"Sono vergine".
Sbang, sbang, sbang.
Porca che botta ragazzi.
Mi bloccai seduta stante e non riuscii più a muovere un dito ed a fine serata l'accompagnai a casa muto.
La pausa pasto seguente lei volle tornare sull'argomento sussurrandomi "guarda che finora è stata una precisa scelta, ma adesso con te farei l'amore assolutamente convinta".
Io contrapposi.
Credimi non saresti nemmeno la prima a venire da me iniziata, bensì lo stesso con te al momento non me la sento.
Troppo rispetto.
Non vorrei dopo ti penti d'averlo fatto con un vecchietto.
Scusami io con te esigo d'essere sincero e di comportarmi con testa e credo un passo del genere meriti profonda riflessione e dunque ti ringrazio però... però ho il timore, nel breve, non riuscirò a superare questa barriera e... e tutto andò a rotoli.
Lei addirittura cambiò lavoro ed io cambiai storia e perciò ci perdemmo fatalmente di vista.
Ed appunto potete giurarci se penso a lei mi ripeto sei stato un cretino.
E mi pento, pento, pento di quella scelta sciagurata.
Peccato oramai siano passati vent'anni e chissà dov'è finita nel frattempo ed io ho messo qualche chilo, perso diversi capelli. affondato le rughe, adottato delle lenti ed avuto dei figli.
E depressione di conseguenza.
E m'importa di nulla corbezzoli finalizzai durante una notte insonne.
Non resisto oltre.
Deciso.
Bando alle ciance.
Domani telefono a casa sua.
«Pronto» mi rispose una voce chiaramente di mamma.
Buonasera sono Giuseppe un amico di Paola, per caso è lì?
«Giuseppe... quel Giuseppe?” stupito mi sentii chiedere.
Quale quel Giuseppe? ribattei.
«Quello di circa vent'anni fa» aggiunse la voce.
Allora credo di sì signora.
«Oh benissimo.
Era tempo si decidesse.
Senta signor Giuseppe verrebbe qui?
Per me sarebbe importante.
Gradirei immensamente conoscerla di persona.
Pure stasera se vuole, oramai vivo sola».
Va bene le confermai.
Alle otto arrivo, intanto arrivederci.
Drin drin.
«Venga venga s'accomodi.
Le preparo un caffè?».
No grazie signora non si disturbi, solo sono turbato da questa sua convocazione.
È successo qualcosa di grave a Paola?
«No no tutt'altro mi creda, tutt'altro.
Io volevo conoscerla perché lei non sa quanto m'ha reso felice signor Giuseppe.
A suo tempo Paola infatti mi raccontò, per filo e per segno, di voi comunicandomi la sua decisione e da allora un grande senso di riconoscenza verso di lei m'attanaglia.
Lei è una gran brava persona signor Giuseppe e su ciò non pioverà mai».
Quale decisione signora?
«S'è fatta suora».
Suora?
«Suora suora ed è entusiasta e realizzata».
Incredibile signora.
Mi lascia senza parole.
La vorrei incontrare signora.
«L'immaginavo sentendola al telefono.
Ecco l'indirizzo ed un numero da chiamare per ottenere il permesso della madre superiora.
Glieli passo estremamente volentieri e si ricordi casa mia è casa sua».
Grazie ed arrivederci signora.
Molte grazie.
Batticuore a mille.
Avevo avuto il permesso e classici fiori in mano premetti il campanello del convento.
Una sorella, attraverso luminosi corridoi, m'accompagnò davanti alla sua porta.
"Puoi entrare Giuseppe".
Entrai e fu un abbraccio da mille ed una notte.
Potete scommetterci.
Percepii perfettamente un'ondata di dolcissimo nettare l'erotismo attraversarmi le ossa e domande e risposte a raffica pertanto e da parte d'entrambi e feeling intatto che evidentemente non aveva smarrito una briciola.
E passarono ore e la confidenza lievitò oltre ed affiorarono i ricordi e con loro se n'andò qualsiasi timore.
Eravamo ancora insieme e questo era l'importante.
Ed era rimasta una donna ed io ero rimasto un uomo.
Troppo coinvolgente e pregno il novello incontro fisico.
Ritirammo le ancore e ci perdemmo liberi in battute e confidenze sul genere di vita attuale.
"Cosa ne pensi delle suore?" mi chiese d'improvviso.
Oh tutto il bene possibile le risposi.
Di loro e della loro scelta capisco tutto.
Tutto tranne un piccolo particolare scherzai.
"Quale?".
Come fate a fare la pipì vestite in quel modo se vi scappa nel campo?
E non aspettava altro.
Scoppiò a ridere e mi rimandò...
"Così" ed afferrando le vesti, laggiù vicino alle caviglie, le tirò su scoprendosi, uno, delle sinuose gambe filiformi rivestite di, nera, calza retta da, rosa, elastico sistemato alto alto sul polpaccio e, due, un ciuffo soave di crespi peli color buccia di mandarino deputato a mimetizzare un sesso senza mutande.
Wow me lo domandavo sai, e spesso spesso, se c'erano ancora quei peletti che tanto mi sconvolgevano di beatitudine allorché... allorché con la lingua m'accingevo a spostarli per raggiungere il paradiso.
"Oh sì ci sono ci sono e c'è ancora anche lui" indietreggiando e sedendosi, spalle al muro, sopra una mensola m'informò.
"E sono tuttora infinitamente desiderosi di te".
Da non crederci.
M'avvicinai dapprima retto baciandola ripetutamente e successivamente m'inginocchiai, in modo lei potesse poggiare i piedi sulle mie spalle, ed affondai la faccia fra la peluria e leccai, leccai, leccai fino ad inebriarmi ed a ottenere un livello d'erezione praticamente in grado di sfondare la cerniera.
Scusami sai di conseguenza le mormorai.
Vanno bene il rispetto, la differenza d'età ed il fatto potresti pentirti ma... ma con quell'abito addosso cavolo sei irrinunciabile.
Dovresti vederti.
Aspetto sacro e postura profana ad di là di ogni immaginazione.
Io non resisto, troppo libidinoso e ritornai retto e tenendole alzate le gambe di braccia cercai il contatto carnale.
E lei non s'oppose.
Piano piano s'intende.
Talmente piano da percepire perfettamente, non appena ottenuto, una flebile resistenza d'imene destinata velocemente a soccombere.
Al che, sempre con discrezione, affondai ed accelerai.
Accelerai, accelerai, accelerai.
E bum, bum, bum i suoi lombi sul muro.
E sciack, sciack, sciack il mio ventre sul suo.
Venne la prima volta in un niente e fra ansimi celestiali, la seconda dopo una decina di minuti ed alzando non indifferentemente il volume e la terza nel preciso istante io ebbi l'orgasmo ed ululando ai quattro venti.
Ci accarezzammo a lungo.
Potete giurarci.
Una vita in quegli attimi.
Una vita.
Ci ricomponemmo e m'accompagnò all'uscita.
"Non tornare per favore" mi pregò.
"La tua venuta me l'ha confermato.
Ho fatto la scelta giusta.
A te volevo donare la mia illibatezza.
A te ed a nessun altro e non ci sarei riuscita se non avessi preso i voti e con loro la veste.
L'hai detto tu stesso.
Troppo inebriante una lei in quella postura.
E sono convinta altrimenti mai l'avresti fatto e per favore quindi, tale feci io a suo tempo, rispetta la mia decisione.
Ciao ed addio".
Un intasamento in gola gigantesco tentare d'ingerire il clamore del portone chiuso dietro le spalle.
Il sapore del suo intimo, intero e distinto, incancellabile per l'eternità in bocca.
Il sapore del suo intimo, intero e distinto, incancellabile per l'eternità in bocca.
Il sapore del suo intimo, intero e distinto, incancellabile per l'eternità in bocca.  
 

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