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Ti piace lo scirocco?

Sono tre giorni che subiamo lo scirocco.
Penso che “subire”, nel mio caso sia il termine adatto, perché questo tempo riesce a sfinirmi, accentuando piccoli e grandi malesseri.
Ad essere onesti dovrei fare un piccolo distinguo, lo scirocco non è sempre uguale, io in genere lo divido in due tipi:
lo scirocco “attivo” e lo scirocco “passivo”.
Lo scirocco attivo si manifesta con grandi raffiche di vento infuocato, arde tutto al suo passaggio, fa sbattere le imposte, fischia e ulula peggio del maestrale, però se ti chiudi in casa, trovi refrigerio, ed in fondo è come un amico un po’ invadente, che fa casino e poi va via.
Lo scirocco passivo è quello che detesto.
Non lo senti, perché in fondo non soffia molto forte. Si limita a spingerti addosso una coltre soffocante di nuvole.
Il cielo diventa lattescente, abbacinante, un po’ grigiastro, il sole si intravede a stento, un punto luminoso, che si intuisce dietro una cortina asfissiante, che emana un calore umidiccio, afoso, penetrante, che ti stende.
Tutti sono costretti a tenere gli occhi perennemente strizzati, per la luminosità diffusa, che ti priva delle ombre: gli occhiali da sole servono a poco.
Queste nuvole non hanno una forma, non le distingui, formano uno strato compatto, apparentemente soffice, ma intuisci che non contengono solo acqua, ma c’è dell’altro.
Infatti sono intrise di sabbia del Sahara, una sabbia color terracotta, finissima, che entra dappertutto.
La ritrovi sottilissima sul parabrezza dell’auto e te ne accorgi appena azioni il tergicristalli, perché ai bordi del vetro, rimane una striscia di sabbia spostata.
La percepisci nell’aria secca e calda che si insinua nei polmoni, ed hai la sensazione che entri, quasi, qualcosa di solido.
La tocchi: ti sporchi le dita di polvere vellutata arancione, sulle ringhiere e sui pavimenti dei balconi, sulle foglie degli alberi, sui lampioni, sulle panchine. Tutto assume un aspetto trasandato, spento, opaco.
Quando poi queste nuvole avare cedono qualche goccia di pioggia, è ancora peggio!
Tutto viene sporcato dalla commistione di acqua e sabbia: il bucato, le facciate dei palazzi, le auto, qualsiasi pianta e arredo urbano. Le tracce rimangono a lungo, almeno fino a quando non arriva un ricco acquazzone a fare pulizia.
Queste nuvole arcigne, ci illudono sempre, ma non danno refrigerio.
 Mi sembrano certe persone ipocrite, che ai funerali tengono in mano fazzoletti, rigorosamente asciutti, che si ostinano a strofinare sugli occhi, per fingere di aver pianto, e si guardano furtivamente intorno, in cerca di testimoni del loro falso cordoglio.
Gli effetti sulle persone, me compresa, sono plateali: stanchezza, sonnolenza, mal di testa, confusione mentale, ginocchia molli e gambe pesanti.
Comprendo all’improvviso che in realtà, il termine “sciroccato”, non si discosti poi molto dalle conseguenze tangibili dello scirocco.
Le ripercussioni sul traffico sono, a volte un po’ comiche, quando non rasentano una certa pericolosità: c’è chi mette la freccia a destra e poi svolta a sinistra; chi si immette improvvisamente sulla carreggiata senza alcuna freccia; chi accosta repentinamente o si ferma di botto, e solo per prontezza di riflessi, o pura fortuna, non gli stampi un bel “bacio” sul posteriore dell’ auto.
Insomma, non vorrei tediare ulteriormente, ma credo di aver ben spiegato la mia avversione verso lo scirocco.
Comunque, dura già da tre giorni, e di solito al quarto va via, spero che:
               “domani in fondo sia, veramente, un altro giorno”
Scusate la citazione da “Via col vento” !!!!!
 

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