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Le tombeur de femmes

Un racconto d'ombrellone
per la vostra estate.
 
 
 
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Per quanto fosse stagionato, qualche cadavere ancora lo faceva.
Vent’anni prima gli capitava di cuccarsi anche due pollastre in una settimana, oltre a un record di quattro ufficialmente omologato.
Il suo regno era la sala da ballo -dancing o balera- che è sempre la stessa cosa. Locali che non si sono mai rinnovati nel pubblico il quale è rimasto lo stesso di quarant’anni fa… con quarant’anni in più. Come lui, Efisio. In arte, Max, tombeur de femmes.
Adottava una tecnica standard, buona per tutte. Altro che sofismi da Casanova! Gli bastavano due domande e una battuta condite con un mezzo sorriso dal baffo morbido e lo sguardo vanigliato.
La prima domanda, puramente logistica, riguardava il luogo di residenza della signora. Anche il secondo quesito sondava il contingente: “sposata? divorziata? vedova?”. A partire favorita era sempre la maritata la quale, si sa, cerca solo evasione e non romperà i maroni con pretese strane. Il tombeur piazzava quindi la stoccata finale, e qui bisogna riconoscergli un grande merito.
Poeti e letterati si scervellano da sempre per cercare parole nuove in grado di catturare i cuori femminili quando esiste una banale e abusatissima battuta che garantisce sempre il risultato.
Max aspettava che la musica si facesse languida e le luci complici, poi porgeva la sua magica, segreta, infallibile battuta: “Quant’è bella madame!”
Funzionava sempre… e quel “madame”… che charme!
 
Gli anni erano passati benignamente su Max. Come gli alberi, aveva guadagnato un po’ in circonferenza e, come agli alberi, l’autunno gli aveva sfoltito la chioma, ma era certamente ben conservato. Infaticabile nonostante l'aria sempre stanca, robusto per quanto pallido, era il tipico esemplare da vita notturna, da sale da ballo.
Compiuti i sessant’anni, aveva ridotto il raggio d’azione. Non spazzolava più tutte le sale della provincia; dapprima le aveva limitate a due o tre, e infine a una sola. Quella che, di solito, gli garantiva la conquista.
Vi andava non più d’una volta al mese anche perché ormai, non poteva reggere più di un’amante alla volta. All’approccio, seguivano un paio d’incontri nel giro della settimana, poi chiudeva; sia per evitarsi pericolose complicazioni, sia per l’inesorabilità della sua essenza di tombeur.
 
Anche stasera, Max entra al Kristall Dance un’ora dopo l’apertura, come si conviene ai clienti di riguardo.
Come sempre è tutto in tiro: le solite lucidissime scarpe all'inglese, la giacca doppio petto, la cravatta di classe. I suoi capelli, sempre uguali nel volume, sono solo retrocessi di posizione: quelli persi sopra la fronte sono compensati da una maggiore lunghezza sul collo ed il colore, un tempo castano, ora lascia spazio a una libera interpretazione.
 
Max siede nel posto più strategico fra quelli rimasti liberi; sembra non guardi nulla e invece nota tutto, compresa l’occhiata furtiva, subito distolta, di quella tipa matura, in rosanero, che sta ballando il mambo. L’iride di Max è già sulle sue natiche: “donna senza culo, donna mutilata”, amava ripetere il suo maestro… d’arte. Questa tipa in rosanero, non è di certo invalida.
Con indiscusso garbo, il tombeur la invita per un tango. Due piroette, mezzo casché e già avvia la tecnica di rito che trova le risposte di lei subito favorevoli. Alla frase fatale, lei batte le ciglia non meno di tre volte, e lui dà inizio al suo spettacolino di arte varia che è un consolidato repertorio di battute. Lei ride, ride, anche più del dovuto. Missione compiuta.
 
Sono trascorsi tre giorni e i due s’incontrano a casa di lui. I loro corpi si piacciono e si cercano continuamente. In lui c'è tutta l'eccitazione del primo incontro. In lei si somma lo struggente timore che sia anche l'ultimo.
Il tempo se ne sta seduto sul letto ad aspettare, senza fretta, sino a quando la donna, paga e spossata, appoggia il capo sulla spalla di lui e gli accomoda le coltri con lenti movimenti d’amore.
 
Max regge bene i suoi anni, nemmeno un’artrosi, né un reuma. Ha perso soltanto la memoria visiva, solo quella.
Questo non gli impedisce di farsi, ogni mese, una conquista. E’ sempre la stessa donna, d’accordo, ma lui non lo sa.
 
Ora lei gli accarezza il viso, a lungo, con infinita dolcezza.
Essere amata ogni volta con l’ardore del primo incontro non è da tutte… ci s’innamora.
Ed è atrocemente sublime amare ogni volta… come fosse l’ultima.
 

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