Scritto da © woodenship - Dom, 01/07/2018 - 13:46
E’come se mi si rubasse il tempo
a fior di labbra, di sfuggenti battute
in certi momenti, quando la stanca
graffia, abullica ruota dentata
striando il palato. Allora sento
un vuoto nel petto: abissalità
che non vorrei mai dire estasi
immaginosa denuncia.
E'come se il vento specioso
brigante mi sfilasse di tra i denti
il pur singolo fonema
il tuo nome scandente
flusso vitale; e io, sebbene sveglio
nel giorno mi ritrovassi intorno chi
dicendomi che sono morto
solo perché non più in grado
di modulare sillaba, del silenzio
mi mostrasse la valenza
dell’assenza insegnandomi qualità
e importanza, nell’abbrivio
di verità lacera dileguantesi
indolore.
23 Giugno 2018 da woodenship
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