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intavoliamo

quotidiani menù

di parole,

per arricchire

i palati

di sipide memorie,

da consegnare

ai nostri dì d'un tempo,

spartiti d'occasione

per spettatori avari

e annoiati.

 

O Renzo,
rampollo nascente dalle acque piovane,
per elevarti al cielo da cima padana
impara l'italiano e “ ‘o sole mio” ti libererà
dalla nebbia mentale e farà emergere,
dalla palude culturale, un novello Renzo
(se lo sogna il Tramaglino!) che,

Potrebbe dirsi di china

questo arrossire

inabisso cruento, la morte del foglio

se i monti nel cielo non fossero, d'insorgenza

di lampi

se la carta

 

Acqua che scorre il planarti d'anima, la rissa dei fianchi maestosa sorride alla brezza, un fluttuare di luna i fuochi in ostaggio sulle nostre tempie. 

TU QUOQUE BRUTE, FILI MI

Scioglierò i nodi dell'assenza
che imbrigliano il mio sentire
percorrendo i sentieri
irrigati dal mio desiderio
in un alito di Passione
raccoglierò brividi infiniti
lascerò che le feconde voglie
oltrepassino il crinale

della malinconia,
frusterò i tuoi sogni,

Adesso vorrei averti qui con me
sarà amore, sarà nostalgia, chi lo sa
Sai non mi sono ancora messo la corazza
non ho ancora legato i tuoi ricordi in un angolo buio del mio cuore
e adesso sono lì che scorazzano liberi
sarà un problema rimettergli guinzaglio e museruola

Disegnata sulla nuda pelle
l'estro della passione
si accende allo sguardo che seduce
e lì perdermi, per immergermi e affogare