Blog | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Piazzetta virtuale

 agorà

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

Blog

Fiori di loto, acqua e sale

Stamattina ho raccolto stupendi fiori di loto migranti sulla laguna. Non ci credete? Fate bene, non è vero. Oggi le sue acque indifferenti mi propinano solo alghe putrescenti. In queste acque mi specchio e l’immagine che mi torna, seppure spezzettata dai riflessi, mi parla di nuove storie, di nuova vita. Ho lavato in laguna le mie ferite e l’acqua salata le ha cicatrizzate definitivamente. Ora il sole provvederà ad asciugarle, le ho stese accanto alla mia anima, appese ad un filo che unisce il mio cuore a queste parole. Così, mentre mi perdo con passo più leggero tra calli e ponti, respiro a pieni polmoni la magia di quest’isola che non c’è e, come un Peter Pan un po’ acciaccato, attendo l’arrivo di Campanellino discutendo coi gabbiani del più e del meno. Anche per oggi la mia cura a base di fiori di loto, acqua e sale, produrrà i suoi effetti benefici, devo solo stare attento a non esagerare con le dosi, i fiori stanno finendo…

Loro

 
son come le rondini, alcune
altre frenetiche colibrì
o rapiti arditi falchi pellegrini
eleganti cigni, anche pavoni maschi
a volte
e volano o no, lontano da me
che non ho più l'ale giuste
alla bisogna, oppur ne nacqui monco.
tuttavia dalla mia riva
resto a guardarle
mando messaggi lievi, trattenuti
sperando colgano il segno
un baluccichio d'occhi incuriositi
persi al par dei miei
in questa attesa
che non è che vita.
 

Sigillo

portami via se vuoi
come s'era concordato
in quel giorno che si usava
un gessetto immacolato 

era il primo pomeriggio
e il baluardo sul divieto
trasmetteva sicurezza
con rispetto del segreto 

quello onesto e garantito
col sigillo in ceralacca
chi decide il suo destino
sente il filo che si spacca 

sono pronto all'evenienza
ho accettato quell'invito
sono stanco di un miraggio
trascinato all'infinito  

apri senza esitazione
ogni rischio è calcolato
il cratere sul tuo cuore
è profondo e screpolato 

suI rilievI passo un dito
per lenire le abrasioni
poi percuoto le minacce
senza scuse e condizioni 

l'intervento è sacrosanto
mi ci butto a capofitto
è un dovere prioritario
porre fine ad un conflitto 

dopo tanta baraonda
non pretendo uscirne vivo
ma un rifugio insospettato
può svelarsi decisivo 

quindi siamo garantiti
non possiamo disertare
la tua sigla è stata apposta
a cauzione sul mio altare

La dieta lieta

Passi che sono una mulazza ma
l’uovo di struzzo mi fa
un po’ paura: e se c’è dentro
il pulcino vivo? Quell’orrore
non lo digerirei. Divento allora
vegetariano - anzi, mineralista.
Molto più sicuro
il mondo inorganico. Ma anche quello
ha altri orrori naturalmente: il calcestruzzo,
i parcheggi, i viadotti, le salme
della mafia. Ed è vero che l’olio di palma
avvelena, però
francamente uno di qualcosa deve
pur morire. Io di frutta
e formaggio, come un moscerino,
o un porcospino, ecco. Faccio comunque soprattutto
piazza pulita del futuro e della sua
minaccia incerta di dolore, come
un menù che ci si pente. Pane
e acqua, al limite. Anche qui
si trova, e spero anche quando più tardi
saremo una dozzina di miliardi.
 
[09022010]
 

Fatali feti ingrifati

L'Afghanistan è come un'afta
ci volo sopra con Lufthansa
e se per caso provo ansia
mi sparo due compresse di naftalina
l'Uzbekhi e il Tagikhistan poi trasvolo
in volo qualche volta ho il mal di pansa
mi scarto allora due Luftwaffe al cioccolato
a bordo indosso sempre un caffettano
con arabeschi ricamato e fotogrammi fetish
innaffiati di farina raffinata
gli apoftegmi me li leggo multifasici
su di un futòn disteso con l'ostessa
sbavo tanto pei farciti ai fotoni
sono esangue di fatiche e audaci imprese
sommerso dai miei chili
guardo il Fato inesorabile
sui feti cospargo il chili e la paprika sulle Ande
soprattutto quando parlano swahili
con i Flakes nel caffelatte inzuppo il glande
buono anche con le Flags dei nostri Fathers
recito svariate avariate litanie
Vesperi Ave Gloria e molti Paters
con afflati e faticose sciatalgie
srotolo paradigmi fatiscenti
con effluvi farinacei di Al Fatah
confezionati e inflazionati
fetusi fatidici e ingrifati.
(09-01-2008)

Che

Coccige, ergo summ
che
 
grrrrr, grrrrr
 
e cip, e cip
ciopp
ahoo
 
…………….
 
Chiappata
dal webb
Cattanzaro City
 

amore amaro

 
un arido amore
prosciugherà la psiche
dal sentimento
 

Teletrasporto (o L'arte di arrangiarsi)

 Lei si guardò rapidamente intorno, dubitando dei suoi occhi e dei suoi sensi. Il paesaggio era cambiato in un istante. Sapeva che sarebbe successo, ma ciò non le impediva di sentirsi disorientata. Fino a poco prima era nel suo laboratorio, a Roma: un locale fatiscente in quel poco che era rimasto di Università pubblica. E adesso era nel laboratorio di Frascati. Ce l'aveva fatta, ce l'avevano fatta: dopo anni e anni di tentativi, di notti passate nel laboratorio, il teletrasporto umano era realtà! Chiuse gli occhi per godersi quel momento, mentre gli eventi di quell'ultimo decennio che l'avevano portata sin lì le passavano davanti come in un film.
La teoria dei wormhole, dei cunicoli spazio temporali, si era rivelata la strada giusta da percorrere, come la sua equipe aveva capito da tempo. Il "ponte di Einstein Rosen" era un vero ponte. L'articolo teorico che avevano pubblicato dieci anni fa su una prestigiosa rivista, sulla possibilità di usare mini LHC (*) per creare cunicoli che congiungessero due punti della terra, permettendo di trasportare l'informazione contenuta in ogni oggetto - e quindi l'oggetto o la persona stessi - quasi istantaneamente, aveva immediatamente scatenato la corsa mondiale alla costruzione del primo prototipo.

Spesso la verità é un incubo

 Iersera ho scommesso con me stesso che sarei riuscito a contare le mie cicatrici, mi sembrava di contare le pecore e mi sono addormentato. Ho sognato, più che un sogno era un incubo. Pigiavo come un forsennato sulla tastiera del computer, le parole apparivano per un secondo, poi si dissolvevano, scivolando verso il fondo del monitor per poi sparire definitivamente. Il bianco del foglio elettronico evidentemente rifiutava ulteriori vulnus da parte mia. Il caldo e l’apprensione che sempre sottolinea gli incubi, mi hanno svegliato definitivamente. In un bagno di sudore ho acceso il computer e sto dedicandomi queste poche righe. Vedo con gioia che le lettere, le parole e poi le frasi si fissano e rimangono sul foglio ed allora intuisco che è  giunto il momento di voltare pagina, di usare altra metrica, di chiudere definitivamente il baule dei ricordi e seppellirvi in esso tutte le cicatrici. Non so se ci riuscirò, tutto questo richiederà del tempo, ma sono un ragazzaccio di strada, tosto quel tanto che basta per rinascere sempre dalle proprie ceneri. Ho visto altre stagioni, ho vissuto altre emozioni per farmi impressionare da un “Nightmare”!
Una, due, tre….

Cantico del silenzio (alla notte)

Come le nubi il silenzio invoca
la sosta. Ma piove. Sulla dorsale
esso è secco, sui dubbi
mitiga la domanda e non la tocca.
 
Dai gymnasium licenziano le
giovani giravolte: le notti non amano gli anelli;
così di fumo, così dai lumi esulano
le circostanze il coraggio:
meno che più, tutto respira
altro. Sia porta che ostello,
ogni angolo si scopre a(b)braccio.
 
Se le strade fossero rasoi
sbarberebbero i passi
del rumore,
così il suo volto.

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 2 utenti e 1821 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • Ardoval