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Sempre

l'esser così solo
che rende bellissima la mia solitudine
sentire la mancanza di tutti
affina i miei sensi, lava l'anima
da necessari compromessi di facciata
e volo libero d'esser come sono
incurante di come mi vorrebbero
quelli che dicono di amarmi.

LEI non muore

 oggi ridono le iene
 sul ghepardo zoppo,
leccandosi i baffi
e si pavoneggia la cricca,
cosi scrocchia   la vita,
ma LEI è viva,solo pallidi
i colori dell'arcobaleno
si velano 
nell'istante funesto colorato d'oltraggio.
ma non scompaiono i lumi
della libera coscienza..
il patrizio dalla sua altezza
sfoga sulla plebe 
tutta la sua ignoranza
e l'unica cosa
certa 
è ricordargli che
senza il popolo
sovrano lui non governa.
il mulino fa acqua
come un vuoto a perdere
e bolle e ribolle
la stanchezza
nelle menti
che sentono solo farse.

Pioggia di novembre

Te ne vai sulla dissestata stradina dell'eternità.
Laggiù, chissà cosa troverai...
Vuoi davvero lasciarmi qua,
dove i giorni sorridono e deridono,
Non senti
i miei pensieri per te,
che fanno rumore.
I tuoi passi, uno dopo l'altro,
emanano profumi di cambiamenti.
Sacrifichi la tua vita,
per esistere per sempre.
E adesso eroe,
scansati perchè
comincia a piovere pioggia di novembre.
 

Questa montagna ha una gran massa inerziale

A dar retta a illa
TizioPizia, e alla sua
eterna sigaretta, un tifone ha mutande,
un muro dita, un muscolo tasti, un orizzonte
timpani, e i nomi bande elastiche
per rimbalzarci in fronte e sconquassarcela.
La sua brace dice che
parla la lisca di un pesce, ha gambe lunghe
un vulcano. E a sentire luilei
tra tutti gli opposti viaggia
la loro massa, sotto la sua stessa spinta, e schizza
la biglia della frenesia che la incoraggia.
Io piuttosto direi
che è tutto vero, di più,
centrale ed esatto. Serve davvero quello che deve
questa tennista barista distratto. E questo servizio
può esser che sorprenda deluda infastidisca,
ma migliora. La lista
delle sue distorsioni già da sola
anche quella ci spacca la faccia.
Ma mica minaccia, mola.
Leviga la parola. Scuote
la polvere e la pigrizia
degli anni, perfeziona
il battipanni, agghiaccia. E diventiamo tutti
più casalinghi, meno guardinghi, masticando
quella sua liquirizia da quintali.
Al suo cospetto la piccolezza
e la sporcizia non sono più normali,
non sappiamo più che farne.
Potere della sua grandezza, del suo pugno
di pena nel suo guanto di velluto!
Vena di minerale, vanto, tritacarne,
triangolo in ferro d’imbuto.

[11062010]

Ha Bisogno Signorina?

Storie su strada

Ne ho raccolte alcune, lasciate, cadute, scordate o volutamente abbandonate.
Le provo a raccontare
Vediamo se riesco a capire
Vediamo se riesco a sentire
 
Ha bisogno signorina?
[meccanico.gif.gif]Guidava con fare sornione e sonnolento, rilassato e senza fretta. Cacciava con lo stesso fare fluido e disincantato degli squali. Squalo, infatti, era il suo soprannome da anni e anni ormai.
 
Era Squalo, perchè mangiava pesciolini.
Girava per intere giornate sul suo Raccordo, 68 km di corsia interna e 68 km corsia esterna, tutti i giorni e tesseva le sue reti virtuali fatte di sfiga altrui, per poi sferrare l’attacco al momento giusto, appunto ai poveri pesciolini in panne.
 
Quel giorno Squalo se lo sentiva era una giornata buona, ma che sapeva di strano. Era come annaspare controcorrente.
Il camion sembrava andare liscio come l’olio, benché non fosse propriamente reduce da revisioni recenti; ma partiva, andava e tornava alla meta, e questo bastava a rendere la giornata fruttuosa.

Lei, la rosa.

 
se l'amore con cui coltivai
giorni e notti amorosamente
la rorida rosa che non colsi
assaporandola trepidante e lieve
nel suo gusto insuperabile
afrodisiaca nel suo profumo
ardente nel colore carnoso
mi fece felice ugualmente
a chi mi fece sognare, di lontano
mando un pensiero caro e
scorderò con una stretta al cuore
la seta dei petali e il nettare che
dal suo calice oniricamente bevvi.
 

Nonostante

 
Ora ti ho detto tutto. Parlami di te.
Ostinatamente voglio credere
che le parole allevino il dolore.
Riempiranno il vuoto di una vita
sin qui passata a non conoscersi.
Giocare a nascondino,
amarsi parlando del vicino.
Noia soffusa che aleggia come il fumo
dell’ultima Marlboro dopo l’amore.
Pizza e coca, gelato e caffè,
festival dell’ovvio e del consueto.
Tutto mangiato, digerito, vomitato.
Come dici? Non è così?
Forse è vero, ho smesso di fumare
e forse parlavo di un’altra.
Parlami di te.
 

Segreti

Il giudice sui gradini
mangiava un gelato al limone
mentre il signore degli inganni
mescolava vino e liquore.

Sull'altare una donna piangeva
nel giorno mesto del suo matrimonio
mentre contrabbandavano favori
sulla pelle di quattro innocenti.

Ma il giudice non aveva potere
se non per quattro puttane e un
finto finanziere
e intanto il gelato colava
sulla pagina strappata
della costituzione.

Ingres-so

ingres
 che ne sarà allora
di questa fanciulla dal lungo collo
e del panneggio della sua veste
le pieghe perfette nell'alternarsi di ombre e luci
 
 
e quelle candele
che avranno illuminato la scena
da un qualche altrove
 
 
e che ne sarà di me che la guardo
e ammiro la perfezione del gesto
- che ci sarà pur stato
 
[bisogna ricordarsi di morire]
 

fusse che fusse

non posso adeguarmi
al passo dell'oca
non mi dispiace
essere un verme.
si capire
oggi come allora
è voce del verbo
comprendere.

 semplice gesto
d'esistere
ed essere me stesso

non posso scordare
l'olio di ricino
sarei fritto
al sol pensiero.
si distinto
forse non è
oggi come allora
voce dell'istinto.


ma con  il semplice gesto 
di essere me stesso 
insisto
 

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