M come Mediterraneo
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Il prezzo di quello che perdi è lo stesso di quello che dai.
- Blog di fabiomartini
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La sensuale danza delle gocce
- Blog di tiziana mignosa
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Un giorno, le tue mani.
volerei
alla collina
ricoperta d'erba dorata,
per tornare a sorridere
con il mio folle ego.
Ed in questo posto lacrimabile,
forse troverei alcune delle risposte
di cui sento il bisogno,
o delle semplici distrazioni.
mi potranno un giorno
indicare il sentiero per la felicità.
- Blog di stellasenzacielo
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L' Indaco di Kevin
YGROS
- Blog di max pagani
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Un soffio d'aria
Mi sfiorano i capelli.
Ho gli occhi chiusi, è notte fonda,
fa caldo.
Un leggero soffio di aria fredda
si posa sulle mie mani, le circonda,
s’infiltra tra le dita..
Rimango immobile.
Trattengo il respiro per un attimo.
Poi, leggermente, le muovo.
Le stringo a pugno, poi le riapro
allargando le dita.
Con piccoli movimenti le sposto
sul cuscino.
Gioco con il soffio d’aria fredda.
Un piccolo sorriso appare
sulle mie labbra.
Mi sento un po’ stupida
a stringere un soffio d’aria
fra le mani, eppure.
Non penso a niente.
Con le dita passeggio sul cuscino.
Mi tocco i capelli.
Il soffio d’aria segue i miei movimenti.
La finestra è chiusa.
E’ sempre rimasta chiusa
- Blog di Aurora
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Il verso nella credenza
Così andando per i conci col trionfo della calma
era ad un volo sulla gente
come in planata fanno i grandi alati
sorretti da un piglio di correnti
sulle ferme cupole e sui gesti da passeggio.
Attraversò il dubbio d’ogni sera:
fermarsi all’affacciata di terrazza a berla
o rinnovare l’entrata nella notte come persa?
Al giorno non si chiede quel chiarore
che la camicia avanza al colletto aperto.
Il petto incavo disfatto, un bottone
caduco, la peluria come foresta alla finestra.
C’erano donne in giro, si sarebbe detto,
per ogni cosa ferma ai tavoli dei bar.
Ogni minuto chiuso nei numeri più in voga,
quelli dei posti o dei martini, era un tesoro
di dialogo e promessa. Tutti seduti a fare gli orbi
o tutt'in piedi a provocare un flirt.
19 - 20 - 21
La doppia faccia quale occasione d’ombra
in cui riporre rabbia o delusione, per ciò rimase.
Non generava gesti: gli stavano addosso in processione
così da quando parlò piangendo
a quando pensò ridendo, ma non li vide.
Non vedeva ancora adesso che gli occhi,
ah! quegli occhi stretti come accuse,
gli davano visioni spesse, però di rado.
Guardava ciò che sapeva vedere:
il bicchiere, la bussola, la padella,
l’ora. I suoi occhi poi, gli occhi di lei
che aspettava al varco della strada
dove la frusta nera ha un manico di sedie
e il marciapiede, la rotonda della piazza piena.
Quella lei che non fu così donna
prima che lui la vedesse sciogliersi i capelli:
neri, proprio neri come un neo di vento
in cielo. Quella lei che a sedersi lì
non c’era ma lasciava sempre un’attesa
che raccoglieva. “In fine viene,” si disse,
e preparò il vaso di parole perché fiorisse dentro.
- Blog di
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Il silenzio del tempo
rimasto a guardare la notte
appeso ad una parete bianca.
in rincorse folli dietro alle stelle
mentre un quarto di luna impigrita
stentava a bucare la coltre del buio.
ma la luna sparì come inghiottita
e mille stelle fugaci saettarono
inseguite da lancette ebbre di gioia.
come lupo solitario alla finestra
ululai alla luna la mia solitudine.
- Blog di Franco Pucci
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Io come sto?
- Blog di Ladybea48
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A Lilith Rosa Malinche
Sono la poltiglia dei secoli che ha metabolizzato bestemmie, sputi e cadaveri.
- Blog di Ezio Falcomer
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