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Racconto

 
tutto, tutto avviene in lui. conchiuso.
non chiede, non parla. non sa.
lui, che quant'altri mai possiede il dono della parola.
e lei guarda. guarda i segni e li studia.
neri su bianchi che si rincorrono.
disegnano trame d'incomparabile bellezza.
e dietro dietro dietro o forse di lato o altrove
l'immaginazione corre e
s'arrovella e implode.
 
e su tutto la tensione del silenzio.
il non detto. il sottaciuto.
il punto messo per interrompere il flusso.
 
«sarò. sarai. non saremo. mai.»
ah! quanto più dolce il silenzio. la resa al sogno.
lei vive e muore ogni notte.
 
tutto è poco. tutto è niente. una volta è nessuna volta.
 
non si apre nessuna porta. non si spalanca nessun abisso.
si tace, si aspetta, si sta.
 
 
 

Come una pietra

Spinta nel letto di un fiume
la pietra affonda
e muove_
spazzata dai vortici ondosi
Nella sabbia sposta il fianco
ma è poco pronta
 per aggrapparsi alla corrente.
Su di un velo d'acqua,
in perpetuo moto di scosse
viaggia la mia carezza
Impercettibile al tatto
leggera
ma aggrappata a quella pietra
 distante sta. Per nulla del mondo
tenta di risalire
perchè di getti invisibili
é la parola che la guida.Di mani screpolate
diventa
la stretta che la cerca.
 

Ogni Uomo

 Ogni uomo, dovrebbe provare quello che provi in alcuni momenti.
 Ogni uomo, dovrebbe ricevere ciò che con naturalezza lei riesce a donare.
 
 Provarlo si, ma solo per una volta. Essere toccati e capire.
 Per poi tornare ad essere,  SOLO uomo.
 Forse migliore. Ma solo UOMO.
 E io, io osservo e cerco di capire.
 Chiavi, cuore, passioni, vibrazioni.
 Librarsi in volo, planare delicatamente,
 impennarsi, assaggiare l'ebbrezza dell'ossigeno rarefatto, e poi
 sprofondare nell'aria salmastra del mare.
 
 Queste sono le tue creste e questi sono i tuoi ventri.
 Servono ali, deliziosa creatura, ora servono ali e vento forte.
 Il tuo vento.
 
 Prego perchè tu possa continuare a soffiare sempre più forte.
 Per tenerti lontano dal sapore della strada,
 dalle polveri delle corse senza traguardo,
 dalle urla degli eccelsi e dal ronzare della gente comune.
 Ed il giorno dell'inevitabile bonaccia,
 spero tu abbia pensato ad ali abbastanza forti
 per poterti posare nuovamente dove tutto e' caos.
 Ma questa volta, senza schiantarti, senza fratture,
 ma soltanto morbidamente consapevole.
 Consapevole che ad ogni cresta
 corrisponderà sempre il suo ventre.
 Inevitabilmente, complementare.
 
L'INVILUPPO DEI MEDI
 

SCHEMA

Pittore ti voglio parlare. Ovvero, elegia dell'imbianchino

(Turin Rive Gauche, 03-09-2009. Cazzeggio intertestuale fra bloggers)

Il Nostro è ridotto allo stremo. Lui, che aspirava a una vita intellettuale e artistica senza macchiarsi della turpe necessità di lavorare se non con la penna e la tastiera, viene mobbeggiato da pseudocarissime amiche a svolgere i più bassi e volgari lavori manuali. Il Picaro si dedica comunque con amore alla ritinteggiatura della casa di Lady_V, fiducioso nella buona riuscita della sua opera. Ma, a lavoro finito, viene cacciato in malo modo e il suo contratto strappato. L’amica non ha gradito la verniciatura ispirata alla scuola di Pollock e all’astrattismo punk. La Lady sostiene che non trattavasi di astrattismo punk pollockiano ma di mero rispecchiamento murale di gravi disturbi della personalità. Provinciali! Il Nostro ha delle amiche provinciali. E come se non bastasse, adesso spuntano fuori quelle altre due, la Sospiro e la Brahmina vedantica, che vogliono rifilare l’una lo sgabuzzino..., l’altra la cucina... E facciamo anche che l’artista dovrà dormire e mangiare con la servitù, già che ci siamo!  Ma come, il Che di Sicilia, nato per illuminare con la sua mano cappelle sistine e interni in stile art déco, in una mescolanza di colore, materiali e parola scritta, teologica e oscena insieme? La scuola torinese non è assolutamente capita, al di qua delle Alpi. Il Picaro ha già tutta un’agenda fitta di impegni tra Berlino, Lisbona, Anversa, Santa Monica e Buenos Aires; un jet set di molto comprensive committenti che firmano assegni dicendo “scrivi tu la cifra che vuoi, e opera come fosse l’ultima cosa che fai”. Ve l’ha detto, lui la pennellessa e il rullo li maneggia seguendo le tecniche del kendo e del gesto futurista e dadaista. I suoi numerosi creditori non hanno pignorato l’immobile di abitazione ma solo l’intonaco asportabile e museizzabile di tutte le stanze e le cartelle con il back up dei file degli otto blog su Libero, Wordpress, Splinder, Blogspot. “Pittore ti voglio parlare, mentre smanetti un palmare….”.
(dal fu blog di Libero: “Isidhermes Siviglia”)
 
 

I quadri di mio padre

Io non avevo altro
che i quadri di mio padre.
No, non ai muri: qui.
Stanno nella mente
appesi a verbi nudi
con il chiodo non:
non essere
non fare
non dire
e altri senza suono.
 
Ora, con uno schiocco
tipico di lacrime,
lui esce sempre da un perché
e me li mostra
come una discendenza di rami.

Strette all star

 
lasciare lenti
lacci disubbidienti
delle rosse all star dei ragazzi
i pensieri strinti
e per un po'
anche disordinato
andare
sapendo che sarà
mille volte più duro
che restare.
 
 

Io? Come sto?

Mah
come vuoi che stia
Così, senza attoppi e intoppi
non ho nulla per uccidere - incidere
questa noia, se non
qualche carie qui
sotto le unghie
altre lì, a un passo dal palato.
Scava dentro e assai di petto
l'inezia di questa quotidiana
e lasciva fogna di scritti
Quasi di stantuffo armata
sù e giù fino allo scarico
ingoiata e impastata
di ore invecchiata.
Io non me la prendo
Ma non so che farmene
nè di cura dentaria
nè di una manicure!
I piedi
in orma scalza imbocco
in passaggi di sale feritoie di miele
Cosi il mio cammino si scioglie
fra il saporito e il goloso incedere,
ma dei due contrappesi
lascio a te intuire
(so che non mancherai)
quello che mi grava di più
a partire dalle labbra
(?).
 

Mentre aspetto che ritorni

 
Confondo gli animi, tratteggio i pensieri.
Non dico. Non chiedo.
Ti credo, mi sembra. Ti aspetto lo stesso.
Ti cerco, ti voglio, si fa il fiato corto.
Poi arriva il tuo sguardo.
Mi brucia.
Mi abbraccia.
Mi riempie, mi sazia.
Consola e sconvolge.
Vorrei non finisse.
Ma arriva il momento. Riprendi il cammino.
Rivivo d’attesa. Il ritorno è vicino.

L’eterna battaglia tra Kronos e Kairos

Erano diciannove da oggi
sei crepuscoli fa.
Tutto si fermò un istante.
 
Kronos seguì il cammino
e io congedai quell’attimo
pensando d’istinto... al rispetto.
Quando m’alzai, lasciai la sua mano
e chiamai il dottore…
 
Poi un frastuono librò nell'aria
ed il vento del tempo scalciò per anni.
Kairos sempre rimase.
E quando voglio tornare,
lì sempre... lo trovo.

Non è successo niente

Stamattina è tutto in ordine. Come se niente fosse successo, come se me lo fossi sognato. Me la immagino mamma mentre puliva tutto, raccoglieva da per terra i cocci dei piatti che erano volati, toglieva le macchie di cibo che costellavano il bel pavimento del salotto.
China, le lacrime trattenute, le mani che scostavano dal viso i capelli sfuggiti al fermaglio. Ancora vestita da sera, come sempre si veste per la cena. Perché lei vuole che tutto sia bello, comme il faut.
Beh, stavolta sarà stato relativamente facile, pulire. Almeno non c'erano schizzi di sangue. Niente impronte sanguinolente sulla tappezzeria damascata, nessun taglio sulla seta delle tende.
Certo, nel ripulire avrà dovuto buttare quel bel quadretto schizzato di vino, quel centrino a tombolo talmente sporco da essere impossibile il pensare di smacchiarlo. Ma sono quisquilie. Effetti collaterali.
L'importante è che sia tutto in ordine.
 
E poi, forse ho davvero sognato. E non è successo niente.
Io sto bene, e tu come stai?

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