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La mia poesia

La mia poesia è in punta di piedi
sottovoce in silenzio sull'altare delle parole
la mia poesia è dal ventre spinta sulla schiena
per cercarla, rubarla, donarla.
 
La mia poesia è schizzo di sangue
sul vetro della finestra del mondo
è graffio dolce mutato in versi
disseta, sfama, nutre.
 
La mia poesia parla ai muti, ai folli, ai sordi
parla alle donne nude sotto i ponti
ai clochard fuori e dentro le stazioni
agli infelici caduti nella polvere bianca che uccide
grida alle maledette prigioni scavate per le pene
ai nomi senza volti e senza sguardi
ai grandi maestri amanti di vendette e d'odio.
 
Ma la mia poesia è anche mia
poesia della speranza
di questa luce meta che ogni giorno
più la cerco e più la sento accanto

.

__________________________
Autorizzo questa mia poesia alla pubblicazione senza chiedere alcun compenso nè ora nè mai. Francesco Paolo Dellaquila.
 
 

viva italia

terra di mattanze
di vincoli
di speranze

terra di fuochi
e luci
di leggi, di abusi

terra di pietre scritte
di fiori recisi
di asili chiusi

terra degna di nome
che trema

ma non demorde 

In luce

Illùminati attorno a candele spente
recidi gli argini dell'ombra
nel risalire la luce
Scopri le mani all'aria e 
spargiti nel vento
mentre infondi quel bacio.
Nutriti di pelle umana
agguantane il fascino
a posar scompiglio, insana circoscrizione
di un istante reciso.
Ci è dato di scoprir il viso alla brina del mattino
 e ci annuncerà sempre la vita
la testimonianza del nuovo giorno.
Non essere vergogna del Mondo
indifferente di vita, di mal di esserci
nell'involo di un battito.
Non siamo gioie ammesse da labbra crudeli
nè segni indelebili di misteri da imbrattare
Non siamo che la crosta di piante sulla terra
un po' con le radici nascoste
un po'con i rami gentili
a puntare quello stralcio di cielo
che eternamente ci è concesso.

 

La forza di andare

Camminare per andare invano,
camminare e la fatica ti prende la mano,
le ginocchia spingono giù,
vogliono andare lontano,lontano,lontano
ma la debolezza ti assale,
non ti fa andare!
La meta diventa quasi impossibile,
il tuo pensiero inaccessibile,
vorresti una passerella tutta per te
ma un battibaleno si è impossessato di te,
i tuoi desideri ha reso vani,irraggiungibili,
diventano sempre più impossibili,
la fatica aumenta,
il cuore è in gola,
il corpo è sudato e stanco
e l’animo è sempre più affranto!
Lassù,in alto,in alto
Un raggio di luce appare,
ti aggrappi con piglio alle forze rimaste
e avanti,avanti,non sono più nefaste,
i ciottoli ti accolgono agevoli,
tutto intorno diventa più consono,
tutti quei problemi insormontabili
si dissolvono con te che cammini al mio fianco,
che rincuori il mio passo stanco!
Mi stringo al tuo possente braccio
E insieme andiamo all’attracco,
insieme andiamo a riprenderci quella vita
che per tanti anni c’è stata nemica.
Ma questa dolce conclusione
Avrà prima o poi una ragione?
L’unica ragione è l’amore!
 
 
    
 
 

Le tue mani

Non è il vento
a spettinar la gonna,
ma le mani tue audaci.
Non è il vento
a scatenare brividi,
ma il planare leggero
delle labbra sul collo.
Danza, sinuosa
la tua bocca sulla pelle
accendendo il fuoco.
E' terra fertile di passione
il mio corpo al tuo tocco,
a lui soltanto m'affido,
cedo e m'abbandono.

Mai - (lato A)

 
se conoscersi è aversi
giacersi, possedersi
cognoscersi, penetrarsi
non ebbi
non possedetti
non penetrai
il tuo corpo, la tua mente
mai!
 

Il lascito degl’incontri.

Non verrò quando venire porta altrove
parto invece con il sollecito del nuovo
che accontenta il cuore
e mi viaggia di conserva la speranza.
 
Sono ai binari di tutti i treni che già sanno
che di là si attraversano le stagioni che non conosco
dove mettono ali misteriose le strade del colore.
 
Ma non io, io no, non conobbi le rotaie della luce
le vidi ferme, le vidi sovrastare i viaggiatori
diritte lame al solo trapasso
dei vetri senza ombra.
 
Eppure tra la fretta e l’andare
ha luogo il conto rovesciato dei ricordi
quasi che tra il petto e gli occhi
stia voluta una battaglia di ruoli
il primo a vedere oltre
i secondi fissi sul lasciato qui
dietro l’imposta del certo sono.
 
S’è fatta l’ora delle valige quando suona
alla porta il lascito di un incontro.

Su nuvole rosa

Su nuvole rosa volava questo amore
volava alto, verso l’alto
sull’onda del sole,
era amore di alta società
ad alta voce lo chiamavo,
si è poi infranto
l’altimetro dell’amore
e dall’alto  cadde,
cadde per alto tradimento
e dall’ora ha lasciato
il mio cuore chiuso male
sbatte porte e finestre
come un giorno invernale
con nubi grigie
grigie e nere.
 
renato finotti.

Amore sotto le stelle

sabbia bagnata da corpi distesi
danza pagana di festa notturna
ombre cinesi che seguono il ritmo
amori dipinti su scogli muschiati
 
la luna decide i cambi di passo
muovendo a piacere il flusso del mare
spettacolo lunare eppure avvincente
amanti lucenti di riflessi argentati
 
mentre le scie della notte stellata
sfilano veloci a morire altrove
le stelle ammirano dal palco lunare
lo spettacolo eterno dell’amore
 

Breve racconto di un minuto.

Avevano vissuto una lunga parte della vita insieme. Avevano costruito senza domandarsi mai da dove s’era cominciato; senza domandarsi mai dove si volesse andare. Ma negli ultimi anni avevano accarezzato momenti di profondo smarrimento.
Uno dei due un giorno disse, forse è arrivato il momento, spegniamo questa luce oppure perderemo il treno.
Una sola frase raccolse il tempo passato, spazzando via migliaia di cose sfuggite di mano.  C’era solo un pomeriggio estivo che portava la prima brezza.
Scesero le scale guardando i gradini per non cadere. Spesso una vita passata non riconosce i suoi attori e la nebbia improvvisa copre il sole, poi pezzi di guai si posano e schiacciano tutto e voglia di libertà si presenta alla porta.
Pensarono di cantare ancora quella canzone ma si dissero che non era il momento e che il rumore era assordante. Forse tornerà il tempo di poterlo rifare.
Si aiutarono a nascondere quel poco che restava mentre le valigie erano pronte a partire. Tentativi di sorriso stavano appesi sulle pesanti pareti amiche.
Uscendo dal portone lui si girò. Vide gli occhi lucidi nella piccola e ora tremula, figura di lei, trasposizione degl'identici suoi e la vide scomparire dietro alla porta che veniva chiusa.
Quindi attraversò la strada e arrivò alla macchina proprio mentre il portellone dietro si apriva automaticamente, caricò il vano delle due valige piene di quel che restava... e lo richiuse subito dopo.
Lei nel frattempo aveva chiuso la porta. Guardò la strada dallo spioncino e quando lui entrò in macchina e mise in moto, coprì d'istinto con la mano quell'ultimo spiraglio verso l'esterno e vi appoggiò la fronte sopra. 
Un istante dopo, saliva la scala che portava sopra, pensando che fosse soltanto un sogno. Accese la radio e scelse una stazione più chiara; disse tra se che al risveglio ne avrebbe riparlato. Sorresse il vaso che il gatto stava spostando e si mosse verso la macchina del caffè.
Due vecchi amici dovrebbero sapersi capire e loro avevano cercato di farlo. Ognuno dei due aveva pensato che era meglio così; quindi così era andata.
Si sporse dalla finestra mentre l’auto girava la curva. Nonostante le mille ragioni sul tavolo, si mise a piangere sommessa, mentre il cuore cominciava a scoppiare. Disse tra se: ti ricorderò per l’eternità e chiuse la finestra. Riassettando le tendine bianche, intravide la luna lassù che in quel pomeriggio inoltrato faceva capolino. E forse sorrise...
Nulla resterà nel mio cuore così a lungo sino a che il sentiero smetterà di camminare...

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