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Panico

Di nulla riempire un giorno
se non di questo sale che mi riga le guance.
Dar fretta all' estasi d'animo non serve a nulla,
per contro mi sale l'inesistente annullamento.
Fumi di strade e lampi di luci nella notte
mi estraniano nell' ombra
Profumi d'ozio e bagni caldi nella toilette accanto
mi seguono mentre voglio respirare
La scorza delle mie tende mi asperge dell' illusione
di potermi liberare di questa fredda stanza
e dei suoi fantasmi.
Ti dico:ciao!
Amabile fantasia che inondasti la mia pelle scaltra
nella spirale di pagine soffiate da uno Stronzo,
quello che mi respinge agli angoli,
mi relega nell' invisibile e nell' incapacità di reagire!
Ti sento, Mostro che allievi i miei pensieri
e li trasformi in maniere burrascose
violentandomi nell' anima.
Ti respingo. Sei un deficente di risorse ridenti
Imbastardisci queste ultime forze che mi aprono gli occhi.
Distanziami pure dalla noia catapultandomi nell' Inferno.
Con le spalle larghe combatterò verso la luce
e difenderò il mio libro di canti gioiosi!
Ingoierò i tuoi sputi cancerogeni
con la finezza di un' ingorda.
Di quelle pagine bianche non cancellerai i miei scritti
cesellati per l' Eternità:
perchè le parole testimoniano la grande derisione
che ho
verso la tua debole resistenza alle minacce di un Poeta.
 

L'alba di un nuovo giorno

Aveva pianto
guardando il cielo
scuro della notte
dove nessuna stella
si era affacciata
 
Nel buio
quelle lacrime
bagnavano il viso
dolce e fragile
della ragazza
persa
tra i pianeti
sconosciuti dell'amore
 
sola
tra lenzuola
calpestate dalle genti
 
sola
pensava d'aver perso
la sua battaglia
non sapendo che oltre
quel confine sottile
regnava
silenziosa
l'alba di un nuovo giorno
 
l'amore fa sempre il suo ritorno !
 
 

Ah questo maggio

 ah questo maggio
di pioggia e d’inganni di sole
maggio d’assenza di maggio
 
avrei voluto mare adesso
e onde
disegnare orme parallele
sulle sabbia
camminando vicini
assorti
il corpo aperto alla luce
e tu che mi racconti
ci saremmo sfiorati
consapevoli della complicità dei corpi
e avrei alzato il viso a guardarti
scansando i capelli smossi dal vento lieve
 
un idillio gentile e intenso
come una carezza d’amore
per noi due, a maggio
 
 
 
 
 

Alla risacca pensa il mare - 2

A quasi giugno il quasi oceano
apre per rinfresco
temendo un certo maggio.
 
Si fa più ampio il golfo e sale;
assume un tono di accoglienza
chiaro alla spiaggia
come in costume e dotto.
 
Niente parte dalla costa.
Nessuno sguardo nuovo ammara.
 
Fila la vela, fila se penso.
 
E’ passato il vento:
camminava sulle nostre gambe.

Noi

Noi
Sotto un cappello
grondante di pioggia
gli sguardi radicati,
il cuore,
una pompa idraulica
impazzita.
Di lampi d’amore
lividi.
 
 

Sospensione

tempo elastico
passato < presente > futuro
gli orologi molli di dalì
tempo-sospensione l'aprirsi del fiore
tempo di blake
sospeso nel balzo
lucente della tigre
tempo diluito non-tempo onirico
tempo dilatato che
scandisce deliri di luce
in una tela di van gogh
tempo sospeso
immobile indolore
felicità animale

di cui

C’è in quest’aperto
un so ch’è che non è pero
nel mio cuore
quel che spazzolo, da mattina
a sera
 
il s’io fossi
il nonostante/ brevità/quel ch’è.
 
rimanendo, fermo:
parlar dei riccioli
a il mondo
oscuro/ levità
di cui
 

Limerick (nonsense/licenziosi)

 
4.
se del posto ch'è dietro, parli grasso
sempre c'è, chi vorrà tirarti un sasso
davanti è cosa nota
solo versi lei annota
so d'esser spesso, peso più d'un masso.
 
 
5.
 come non s'accorge in cotanta spocchia
avere appesi i seni alle ginocchia?
scodinzola per la via
e voglio dir bugia
son belli i suoi capelli messi a crocchia.
 

L'amore

 
è quel frutto maturo
semplice chiaro come un avviso
che piano lo mordi
con le labbra appena
e il succo, dalla bocca
dolce come un pianto
va a impiastricciare
le pieghe d'un sorriso.
appena sfiori
con lo sguardo il viso
sentir quello dell'altro
raggiungerti preciso.
ricordi complici di tempi
pazienti nell'attesa
gioia per minimi gesti
e casomai giusta non fosse
non fu mai pesa.
è mosto che ti inebria
reca pensieri vivaci e sensuali
ti vellica la psiche e zone neurali
lento così tu, la giacca appendi
ella lenta si sfila un guanto
quando l'avesse e intanto
coi visi tra le mani
i corpi lievi accanto
caldi d'un tepor che certamente sanno
lisci come velluto, ancora danno
languida dolce gaiezza
non è vero bisogno
semplicemente incanto.

Anno Domini 1181

Dieci anni che il mio filo si fa seta di lana
al colore del muschio verde
nell’attesa guardo ogni istante che passa
oltre il monte e nel profondo di queste valli.
San Giorgio dal pendio dove il verde è più verde che mai
suona una campana lontano.
Tutto si scalda soltanto a sognare che tu
sia lì dove sei pensando a noi.
 
Dieci anni un ricordo che mai si opaca al tuo sorriso.
Ogni anno rinasce ogni volta
nella speranza estrema d’averti con noi.
Capovolgo e ancora di nuovo capovolgo
le ore di sabbia che lenta scende
tra il vetro stretto del canale.
Lune, pollini, soli e foglie di maestrale
a soffiare sulle ventane sfaldando profumi lontani.
 
Verdi primavere sempre stese ai fiori
soffiano i colori della preziosa pietra d'Assiria e Babilonia.
E dalle mille stelle a infiniti orizzonti
perduti chissà dove
la tua voce da Oriente è un sussurro notturno solo per me.
In mille e mille sere rimaste buie
come perse notti fredde
profondamente vissute le ho accanto a te che mai ci sei.

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