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L'eternità -lettera a mio padre-

E mi accorgo che il nostro tempo qui è così poco, mi rendo conto che una vita non basta per vivere davvero. Allora mi rifugio in mondi partoriti dalla fantasia, dai desideri.
Amo il lato astratto delle cose, amo quel che non c'è.
Danzo nella stanza di specchi e di pensieri e mi ci nascondo, alle volte.
Osservo, osservo volentieri il Mondo correre. Mi soffermo sui dettagli, sui minuscoli particolari quasi innotabili ad occhio nudo...ormai sono esperta, a guardare.
Mi ha sempre colpito la tua espressione alienata quando scolpisci. Apro il vecchio e cigolante portone del tuo atelier e ti trovo lì, a cavallo delle tue incredibili opere che non cessano mai di nascere. Stupefacente il tuo sguardo chiaro posato su di esse.
Ed essere lì, ad assistere a quel miracolo è incredibile, papà. 
Le tue creature dalle mille facce ed espressioni, sono loro i custodi di alcuni frammenti della tua essenza.
E davvero il nostro tempo qui è troppo poco, ma rammenti? L'arte è immortale e con essa cavalcherai i secoli. E' forse questa l'eternità.
Con affetto,
Caterina

Alessia al Virgiliano

Parco dove si fa l'amore
in auto disadorne
stanze di metallo e vetro
d'alberi centenari pareti
in forma umana. Vengono
Alessia e Giovanni in una 127
bianca: è il 1984. Zona
franca lontana dal male
il luogo è Napoli. L'incontro
avviene duale anche
con dei gabbiani il platino.
Lui vede Alessia trasfigurata
nel volto di Madonna barocca 
e trasale il tempo in una chiostra
ad incamminarsi tra fili d'edera,
disadorna via serale
dopo l'amore. Entrano nel
cerchio magico delle ragazzine
che dipingono il tempo
sui muri con murales d'amore
farfalle e fiori rosa. 

Alessia a pesca

Greto di fiume intravisto con la forza
degli occhi di Alessia, feritoia
sulle cose del pomeriggio in vacanza
a stellarla, tempo a risanare
in gurigioni fino al verde delle
acque già guardato in auto
con l'amato. Alessia in forma
di stella diurna, ancora rosavestita
a immegersi in acque di aprile
e nuotare con le dita in segno
di vittoria. Poi risalire, rivestirsi
e prendere una canna, lenza e amo
sedersi sul muretto e gettare l'esca:
ecco che tira: abbocca una grossa 
trota d0argento.
E' il 1984, la brace cuoce il pesce,
nutrimento di rinascita:
Alessia bacia Giovanni. 

I ragazzi di...Viale Caprera.

 Ero il più forte della “banda” di ragazzi di Viale Caprera, non fisicamente ma, il più completo per abilità di lancio, precisione, strategia e tattiche delle sassaiole, fantasia organizzativa. Forse dote militare ereditata da mio padre, militare di professione o acculturazione cinematografica guerresca, che in quei tempi, di feconda propaganda filo americana, riempiva le sale di tutta Italia.
Avevamo la “tana” dentro un cassone enorme, al centro di una altrettanto grande catasta di casse, contenenti pezzi di ricambio per i veicoli degli USA Army, stivate per comodità nella Piazza antistante la chiesa di Crocetta, senza controllo ne vigilanza, che ancora il clima era di immediato dopoguerra – occupazione. La M.P. girava in jep senza alcuna intenzione o voglia di imporre alcunché.
L’avevamo svuotata da dentro, accedendovi dall’interno della catasta, nei piccoli spazi- corridoi, che si lasciano nel mettere un parallelepipedo sull’altro. Aveva le dimensioni di una stanza di abitazione e ancora puzzava dell’odore dell’olio protettivo nel quale erano avvolti le migliaia di carburatori, che erano stati avviati, dagli adulti, al mercatino riciclaggio di Piazza XX Settembre.
Era Gino, “detto German” nome di battaglia e poi soprannome, il capo banda. Qualche anno più della media, più coraggioso e sfrontato di tutti, il meno soggetto alle remore familiari. Spesso violento, sempre scurrile nell’eloquio, che per noi era segno di emancipazione dalla pubertà.

Un Martini Cocktail?

 
Seduto svogliatamente al tavolino,
fisso con intenzione il mio Martini
mentre tu parli, parli di te, di me, di noi.
Veleni versati nel mixer dei ricordi
e shakerati a dovere, inducono all’oblio.
 
Non ascolto…
 
“otto parti di ottimo gin
due parti di martini dry
versare il martini nello shaker
shakerare con abbondante ghiaccio
mettere il martini da parte
versare il gin nello shaker
shakerare nuovamente
servire il tutto guarnito
da una verdissima oliva…”
 
Non ascolto…
 
L’oliva galleggia pigramente
nel liquido profumato ed incolore.
Precipita a terra la tua sedia
l’insulto mette a fuoco la situazione.
Sul tavolino è rimasto il tuo Martini.
 
Peccato.
 

F come Felicità

le voci dei bambini in strada
che giocano
correndo senza fiato
negli spazi sempre più ristretti del cortile
 
 
quell'improvvisa nota che vibra
perfetta
ineludibile
in una cantata di Bach
 
 
un gesto d'amore inatteso
come la carezza nello sguardo
di uno sconosciuto
incontrato per caso
 
 
quel tremolare della luce
al mattino
prima che il sole esploda
e che la notte muoia
 
 
il battito d'ali di farfalla
sulla corolla del fiore
aperta, spalancata
che s'arrende con gioia
 
 
- qualcuno la chiama felicità
 
 

Per amore

 
L'amore inganna l'impeto di una passione
può far travisare il senso di parole e gesti.
 
Spesso il desiderio evade da ogni regolamento
con trasgressiva inquietudine generando tormento.
 
Si soffre per lontananza di un bacio negato
di un soffio d'intenso svelato in un timido tocco.
 
 
Ma si sbaglia per amore o per troppo amore dato
Succede così che si vive solamente per questo.
 
Soffrire, amare, perdersi è per ciò che si esiste.
 
Atlantis

Già

Già l’amore, cos’è
bloccarsi alla polvere del sole
e ricamminare
con la stessa, bianca
come un bastone

il sentimento dei giorni

 tra dita i grani
dei giorni
misteri di distanze
e di eterni
non ritorni
...
respiro
profondamente
il mio tempo
carpendone
la fuga
con quel che 
mi fu dato
e che non presi
...
tra poco sarà
dietro a me 
ogni cosa
come una eco
o un canto
una litania
di nomi e di volti
 

Qualora

Qualora, il pensiero, potesse
tu lo imprigioneresti, caldo, immune
come l’altro giorno.
vagare
scansionare
questo notte giorno
a darti pace
aerea
senza vuoto. sere.
luci e buie, anima
bella
 

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