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Una canzone per me

tra lo stormir di fronde
frangere agli scogli d'onde
strillar di gole arrossate
nella chiostra prendersi a sassate
corse brucianti per misurarsi
tempi belli per incapricciarsi
non compresi mai l'invito
a pensare convinto
al mio destino.
poi colsi un canto alieno
eppur suadente
che attraverso l'oceano
qui giunse da occidente
quando era tempo di scelte
per crescere cosciente e
quella che il cuor mi prese
lei che lo sapeva me la lesse
per non scordarla mai
e seppur un sogno una speranza
non ci fece il nido
neppure un momento dimenticherei
il senso che ebbe nel mio percorso
la dolce voce di Frank in My Way.

I Nativi

 con cadenzato ritmo

cantando trasmettevano
da monte a monte.
Proteggiamo la grande Madre
che si presta al nostro oggi
ma appartiene ai virgulti.
 
Sagge parole,che pochi ascoltano.
 
La moltitudine
è sabbia desertica
 che travolge.
 
Nel sentire tutto ciò
 non nutro meraviglia,
solo tristezza e rabbia.
 
La bestia uomo annienta
il suo universo,
dove non è solo.
 
Ogni specie vivente
per mille o un 'unica ragione
è a lui unita.
 
Ma il nostro personal terminal
ha delle divergenze
e va in tilt spesso.
che fare?chiedo alle sacre radici
per impedire il crollo.
 
LORO RISPONDONO
"ritornate semplici
ascoltate il vento
che porta il messaggio
fermatevi
e siate uniti
per il verso ed il respiro.
di ogni albero che usate
per il sostentamento
ridate seme
e per comprendere
il valore della vita
ognuno di noi
si fermi 
ai piedi di un albero
 e pensi alle sue radici."

Io e le mie parole

seppure a mille a mille
ne dissi e scrissi
non sono state che pagliuzze
nel trascorrere dei giorni, nulla
che abbiano definito nella vita
forse soltanto appena colorito.
ora che le foglie son quasi tutte
cadute i rami vestono le rughe
i nodi come calli mostrano
le ferite appena cicatrizzate
il loro sgorgare libero insommesso
m'apre il respiro come la finestra
della terrazza sul mare
l'orizzonte ammirare senza l'ansia
di doverlo conquistare.

Karl Marx - Videolezione sul filosofo tedesco

video realizzato da StudentiTv 

Se non io, le parole

I
- Io non vivo
- Ma non puoi scrivere se non vivi
- Eppure scrivo
- A dire il vero non potremmo nemmeno parlarci
- Ebbene, stiamo parlando
- Ah, si. E cosa ci diciamo?
- Ero io che dicevo: io non vivo
- Ma non puoi scrivere se non vivi
- Ti ripeti? Mi ripeto anch’io. Eppure scrivo
- Allora, saranno le parole ad essere vive
- Se non io, saranno le parole ad essere ancora vive,  sì

II
Parola dopo parola
                       [segno dopo segno]
comporrò un’esistenza
avrà nuovo nome e nuova linfa
e camminerà per il mondo spavalda
come io non mai

Di polline e petali

Di polline come fosse neve,
di polline sono piene le strade
e di petali e fiori
a tratti
su viale Nettuno,
a tratti
anche di verdi foglie
strappate agli alberi dal vento.
 
E  Francavilla al Mare
respira salsedine
in un giorno di maggio
con il vento,
il vento che spoglia,
violenta i rami,
 spara
scintille di sale
sugli alberi del viale.
 
Di polline e petali
sino alla stazione
con il monumento
ai caduti del mare
che guarda dalla rotonda
sin verso la Sirena.
 
Ed io
sorseggio in macchina
uno spettacolo
che racconto la sera,
io
che poeta non sono
ma raccatto emozioni
sul viale
di Francavilla al Mare.

L'attimo rubato

 
 
Empatiche note
come maliarde sirene
rapiscono l’attenzione
incorporee al sentire altrui
si stampano nella mente
istanti di luce e miele
poi più niente.

Le parole che non vollero morire

il nostro amore era appena morto ma le parole erano ancora vive
gelide, senza alcun timore si rivoltarono contro l’assassino
danzando sulle lenzuola intonarono un osceno canto da osteria

parole come piombo fuso che scendendo nella gola bruciò
gli ultimi spasimi di piacere rimasti sulla pelle, brividi di superficie
mentre nel profondo dell’anima il cuore salmodiava il mio dolore

l’amore morì, a parole ancora vive
 

Vengo da me

Del resto vivo di me.E il contorno non è che brilli di gioia.E poi, che ne sai se già non mi illumini di immenso...? Di vento accartocciata e di lama fesa non sono un salume, eh.Nè briciole lascio al mio cammino. Mi invento storie, ci sbatto l'anima, e poi inciprio il naso...queste polveri mi faranno venire una rinite!Buagh...
Ma che ne so io di un campo di grano, so a malapena contare i vagabondi fiori del mio cortile(a chiamarlo giardino non porgerei reverenza alle regge).Uno due tre..dieci cento passi. Passa e troneggia questa stranezza di vagar controvento. Com'è che mi stai dietro? Forse mi vuoi fare lo sgambetto.Ah coso! Non vedi che galleggio? Cose da capogiro...
Ritenta e. sarai più fortunato!

Omaggio a Ezio

Pies: scusate, sto imparando...

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