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La notte sta arrivando

s'apre d'improvviso il cielo
fa spazio all'ultimo raggio di sole
che rimbalza esausto
sulla curva ampia del colle
trasformandolo in una meraviglia rosata
un regalo inatteso nel grigio
 
lo guardo avida di bellezza
:
perché la notte sta arrivando
                             e fa paura

 
 

Nei sogni tuoi.

Si ricordo i tuoi occhi, il tuo sguardo,
il tuo profumo e il tuo respiro.

La tua voce che ora sento lontana
stà dentro di me, è parte di me.

Nel mio viaggio nessun'altra incontrerò
che saprà darmi tanto e bisogno non ne ho.

Perchè ho te che mi sai dare tutto
tu che mi sai comprendere,capire
e portare nei pensieri tuoi.

Nelle tue ore e nella tua vita
così legata e così distante.

Anche in questo buio che mi circonda
portami con te nei sogni tuoi.

Lascia che il tuo respiro si unisca al mio
e che una notte d'oblio non abbia mai fine.

Atlantis.

per una stella senza cielo =)

 

Sono le scelte della vita a condizionare il nostro destino,
è la paura di essere sè stessi che condiziona la nostra vita,
ma cosa vuol dire essere noi stessi?
siamo proprio sicuri di conoscere la nostra aura da cima a fondo?
come mi hai detto tu, piccola stella senza cielo, probabilmente ce ne renderemo conto solo quando sarà la fine... e sei stata proprio tu, a venire da me con le tue lacrime dolci a chiederemi la soluzione.. la soluzione c'è SEMPRE, anche se può essere la più banale.. segui il tuo cuore.. uno dei più puri che abbia mai visto.. perché se tu.. stella senza cielo.. sai essere la migliore parte di te quando scrivi puoi anche affrontare qualsiasi ostacolo.. è faticoso... lo so.. ma un giorno una persona mi ha detto che più faticoso sarà il viaggio, più il traguardo sarà soddisfacente... E ricorda.. potrai essere delicata e sensibile come un petalo di un fiore, ma almeno puoi essere fiera di avere un cuore d'oro e di essere una stella... 
più luminosa che mai =)

Nonostante tutto...

Nonostante me lo aspettavo piango. Proprio come una bambina..Le mie lacrime sono così tristi che quando mi muoiono sulla bocca sento quasi il sapore del sale.
Nonostante dovrei reagire mi limito a fissarlo in un riflesso cercando il suo.. o il nostro passato già morto
Ho paura di incontrare ancora una volta i suoi occhi stupendi di quel verde smeraldo fuso con la terra morbida e..
Nonostante mi ingozzo di cioccolata sento la mia bocca aspra e amara allo stesso tempo... e nonostante l'acqua scotti mi arrivano al cuore i brividi di freddo... Ed eccomi qui... a nascondermi di nuovo dietro a una maschera di ghiaccio non solo dagli altri, ma anche da me stessa.. Sarò pure cresciuta, ma sinceramente preferivo rimaner bambina.. nonostante tutto..solo ora mi sento vuota...

 

 

Te lo giuro.

E sentirai il mio respiro,
ed in esso troverai
illusioni e dolori.
E non parlerai,
ti limiterai a cercare
una briciola della mia presenza.
Siamo solo due fantasmi rannicchiati
alla ricerca d'una realtà
in cui vivere davvero.
T'aspetterò in un sogno.
Te lo giuro.

Il babbo scemo

Tempo fa, quando avevo l'io sotto la suola delle scarpe e trovavo liberatorio persino pensare ad una visita notturna della parca, in sembianze erotiche, m'ero messo in testa di dover morire all'età in cui era morto mio padre: 69 anni. Presi a fare un giochino, non so se per esibizione o per inconscio desiderio di attenzione. All'improvviso, sparivo dalla vista dei miei, che poi mi trovavano e, tra risa e lazzi, lì "costringevo" a guardarmi fare il moribondo.
Loro non si divertivano, specialmente le prime volte ma, li prendevo sempre di sorpresa. Mi stendevo - il pomeriggio per lo più - sul letto grande, su una copertina scura o un tappeto scendiletto, a volte, due grandi guanciali bianchi sotto la testa, le mani incrociate sullo sterno, niente corona, che mi faceva senso. Lei, la moglie, non veniva più, i figli, grandicelli ormai, sebbene mi mandassero regolarmente a quel paese, subivano il rito, insofferentemente. Principiavo, con voce impostata :"vedete cari figli_uoli, vostro padre parte, è tempo di andare, va nel mondo dei più, senza veri rimorsi e molti rimpianti, sperando che voi abbiate il giusto senno di portarvi bene nella vita che ve ne verrà agiatezza e felicità"; poi sbarravo gli occhi e mimavo l'esalazione di un tragico respiro, lungo e definitivo come senza appello. Per quanto mi scuotessero non davo segno, non reagivo, finché non mi facevano il solletico.
"Pa', non fare lo scemo, dai..." era l'invito, tra il faceto ed il serio. Mi tiravo su, con una punta d'amaro ad increspar in basso il taglio della bocca, finiva in riso, . Qualcosa, da un po', mi aveva rubato il vero sorriso.
Come canta Enzo Jannacci, "...vorrei andare al mio funerale per vedere se la gente piange davvero, scoprire ch'è per tutti una cosa normale e sentire, di nascosto, l'effetto che fa". (libero adattamento)
 

a Munir Mezyed

dicono sia colomba, Munir
la perla di Dio che migra
come fosse schiuma
e puoi immaginare la schiavitù
i canali di piombo
nel cuore degli uomini
che non vedono i tuoi figli
ora per le Anime abbracciati
accostarsi di nuovo alla terra
e brillare incaricati alla giustizia
alla scrittura vitale
come non potrebbe nessun uomo
nessuna marcatura
lavorata dalle mani

They say it is a dove, Munir
The pearl of God that migrates
Like foam
And you can imagine slavery
The leaden ducts
In men’s heart
They do not see your progeny
Now embraced by their Souls
approaching the earth, again
And shining
Appointed to justice
To vital writ
As no man could
Any mark
hand-built
(trad. Rosa Caccamo)

 

Di giada l’idolo tra le foglie

Aspra ringhiera d’abbracci
lacci che avvincono i sensi
arti in decadente dolcezza
voglia rappresa sull’orlo
d’un prolungato
giuoco di mani

Mi dici no
ma raffreni gl’indugi
le crescenti esigenze
e nel drappeggio s’insinua
l’ansito nostro d’amanti

Penetro il tuo languore
le vinte tue membra
serpe che striscia sull’erba
piegata al passo
violento del vento

Labbra di miele
s’aprono al rito
d’attrazione e degrado
di giada l’idolo
giace ferito
tra foglie fresche
d’ambrata rugiada

Caracas, dicembre 2007
Vittorio Fioravanti

Pensieri sull'erba

Distesa sul prato mi abbandono
appartengo alla terra
spalanco le braccia
e mi aggrappo all’erba
che non mi lasci andare
fisso il

Somme

all'indomani dell'ieri
               [eccomi
 
che coli pure la bava dei giorni
 
sono sempre io che conto
e di numero naturale in numero naturale
assommo fino all'aleph
 
fino al limpido cielo d'aprile
 
dove il più azzurro degli azzurri
                                 [respiro

 

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