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Io e te tutto siamo

Io e te
tutto siamo.
Altre eternità sempre migliori,
schiume d'amore maturo.
Spoglie emozioni di suoni buoni
come la verità che il cielo conduce.
 

Haiku

Pieno è lo stagno.
Il gracidar di rane
come musica.
 

Pre cedere - 1

 
Un randagio sul ciglio claudica
ostentando l’equilibrio da sherpa;
e ruota appena il capo:
ha un muso ricco di fame
e il suo corpo storpio ama camminare
in punta di tre.
 
Ha un triciclo di zampe al con passo
e quando mi osserva dice: chissà!
 
 

Renga

se arido il labbro
non fa volare verbo
chi morde il cuore?
 
pensieri nebulosi
all'orizzonte persi.
 

Il Pierrot di porcellana.

un piccolo Pierrot di bianca porcellana
con  l’abito da scena spiegazzato e liso
in posa indecente laggiù sull’ottomana
offriva la tristezza mentendo col sorriso
 
(fu il regalo per il mio compleanno
di tutti i burattini del vecchio teatrino
lui solo andava in scena ogni anno
interprete perfetto del mio destino)
 
così abbandonato al tempo inclemente
di polvere coperto, la lacrima sbiadita
e’ ritornato a vivere improvvisamente
da quando la sua maschera ho rapita
 
siccome burattino di bianca porcellana
sul palco della vita dirò con leggerezza
recitando al meglio la parte da puttana
sarà l’ultima scena, bando alla tristezza
 

Parigi, oh cara.

Ti ho aspettato a lungo.
Seduto al tavolino del bistrot
mentre il pastisse
che stavo sorseggiando
profumava d’anice
quella sera parigina.
Le note di un valzer musette
rallegravano il cielo
che si stava tingendo di rosso.
Ti ho aspettata a lungo
quella sera a Parigi.
Inutilmente.
Eri già arrivata e sedevi
accanto a me.
Non me ne ero accorto.
La Senna scorreva pigramente.
Malinconia.
 

Rifugium Peccatorum

quanta notte c'è in questa notte
quanto di silenzio
quanto di abbandono
 
scivola la mente nelle pieghe del buio
pesante cappa di raso
che fascia il corpo
lo inchioda all'essenza
 
lo confonde di parole
 
-oh, stralunate amate
parole-
 
che risuonano ovvero cantano
baluardi
contro il battere del nulla
 
rifugium peccatorum
il cui peccato è vivere
  

Wanderer

Coccodé, m’è uscito, ora lo doro un po’
ci aggiungo il blu, lo spaccio
coccodé coccodé l’ho riempito di parole ma come sono bravo oh
 
genuflessione
 
che cossa me ne ‘mporta a mme signore, la parola?
Eh: è n’gioco.
Spilucco qua spilucco là, se non c’è l’invento che fa fino, genio
Fa, La, Mi, Do.
 
E intanto
penzo al premio Strega, o al Campiello i dì di maggio, sventagliate svegliandovi bambine
penzo, e ripenzo, alle Eminenze loro
a cosa scriveranno d’epitaffio:-
Io, ed esse, passammo a miglior vita
 
Dimenticando la tragedia greca
mia, e affini
 
 

Sasso

Un sasso non è
un vuoto a perdere.
Magari levigato, smussato,
sbiadito,
corroso dall’acqua
e dal tempo,
ma l’anima che racchiude
per sempre rimane.

Cose Così [di rosa e d'azzurri]

Possono gli azzurri incontrare i rosa, allontanarli dagli infiniti toni di grigio degli ombrelli rovesciati. Raccoglierli dalle ombre dei fiori sfogliati e secchi, spruzzarli di rugiada brillante. Sostenerli.
 
Felicità è un raggio di luce che punta al petto, sulla sinistra, il cui riverbero risale come freccia, al centro finanche la gola a riempirla.
 
E' lo starti dentro, la salvezza, lo starmi sempre tu, come una canzone nella testa che non vuole andare via, sorriso sospeso di occhi in amore.
 
Manuela
 
 

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