Blog | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Piazzetta virtuale

 agorà

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

Blog

Assenza di felicità

Non ti abbattere, se c'è qualcosa che ho capito in questi anni di assenza, è proprio questa. Mai abbattersi, mai mollare la presa. Ti conosco da pochissimo tempo, saranno circa cinque mesi, e già ti voglio bene come se ti conoscessi da sempre.
Occhi fragili, situazioni non facili da affrontare, paura, timore, rabbia, incertezza.
Un passato difficile dove spesso la sofferenza ha assorbito anche quel poco di felicità che la vita ti aveva donato gratuitamente. 
Gli amici, una delle poche cose certe della vita. Il divertimento, i sabati sera agognati per distogliere il pensiero e il cuore dalle circostanze che ti facevano soffrire così tanto. Ogni volta che incontro i tuoi occhi mi sento affogare dentro, vedo quell'assenza insaziante di felicità , di tranquillità di un giorno, almeno uno, in cui tu non debba avere un minimo pensiero per la testa.
Ora che la vita ti mette ancora davanti ad un bivio, tu non puoi cedere, non puoi lasciare giocare la partita della tua vita agli altri. Non ne vale la pena.
Stai camminando su un filo , fragile sottile quasi come se fosse fatto di cotone. Mantieni l'equilibrio sempre. Provaci almeno. Al massimo quando cadi e ti rialzi avrai mille lividi sulla tua pelle. Quei lividi sono il segno che ci hai provato. Non c'era un materasso sotto di te ma prima o poi qualcuno te lo porterà e quel giorno te lo ricorderai per sempre. Nella vita tutti facciamo degli errori ma chi ne fa' tanti è un saggio. Dagli errori si impara e più errori si fanno più si prende il g(i)usto della vita. Bisogna lottare sempre. Lo si deve fare per se stessi.
Coraggio, prendi in mano la tua vita, vivitela in tutto e per tutto, giocatela come una partita a poker, rischia,sii presente sino in fondo. Anche se vedi buio.
Ma stai attenta, magari dietro quel velo nero c'è la tua felicità. 
Se rompi quel velo, troverai il paradiso. Quello tuo. Quello che ti sei guadagnata perché hai capito che qui sotto nessuno ti regala niente e che ti devi fare del male per stare bene.
 

Rosso

Ecco adesso il quieto lavacro di sole
la calda carezza insistita
che trascolora di rosso lo sguardo
 
Indifferenziato gesto d'amore
 
 
 

Di nero e d'oro [inseguendo Klimt]

Di nero e d'oro
si vestono le figure
che laguide s'agitano
su tele di rame ed argento.
Voluttà sottile
ne attraversa i ricami,
le vesti, gli ornamenti,
accarezzandone le carni
morbide come tessuti d'oriente.
 

G.Klimt, «La Giuditta»
 
Alexis
13.04.2010

Il verde

Il viola

Dovessi scrivere un colore, deciderei il viola, lo porrei a spirale come un valzer lento, gli darei un'anima di vetro, lo intingerei di mirtillo. Avrebbe la forma dell'uva e il gusto pieno e ripetuto del mare in tempesta. Baluginato e diluito in boccette rifinite come fianchi, sottomesso agli slanci ellittici,  in  variabili spaziali di funzioni lisce, sarebbe ordigno prugna a coinvolgere o sconvolgere.
 
Manuela

Limoneti fermi, limoneti

A chiunque avrebbero detto puoi prenderci,
non all’orso di calcare strapiombato sul capo
prima dell’onda che caracolla a Maiori.
 

Talvolta

Talvolta
arriva il silenzio
 
mi cade dentro
e m'acceca ai colori
 
calcarea concrescenza

La malinconia di un amore nella stanza degli specchi d'argento

A volte Chopin
le serve per calmare
il suo dolore.

I suoi capelli bianchi
seminati nella stanza.
gli occhi azzurri
riflessi
negli specchi d'argento.

Un bicchiere con un fiore
può ricordare
la malinconia di un amore?
Forse no
perchè un cattivo odore
si sostituisce presto
al profumo.

Le sue mani sottili
sanno ancora raccontare
l'aurora sopra una finestra.
la magia della sua voce
incanta ancora i nipoti
chiassosi
nei giornidi festa.

Il tempo
non ha cherubini
sul soffitto,
ma scarpe impolverate
anche con i tacchi.

E del suo amore
solo sussurri
e bisbigli,
la signora non vuole
si parli di lui.

No, lei
non cerca un passaporto
per il paradiso
e non frequenta la chiesa
al borgo vecchio,
no, lei
preferisce camminare
dove Dio
ha una panchina li ferro
e una fontana
con le carpe
e i fiori di loto.

La malinconia di un amore
sopravvive
alla polvere
nella stanza degli specchi d'argento
e quando un raggio di sole
s'infila,
con la sua mano ossuta
smuove la polvere sospesa
con un mesto sorriso.

Che cosa

Che cosa è stato ripetendomi
rifuggii le ombre della solitudine
i chiaroscuri che d'insidie lucidi
integri come lame d'oro

El Gardelin

Era buio pesto quella sera e Gigi fumava la sua ennesima sigaretta appoggiato al tronco di un grosso albero ai margini del bosco, perso nei suoi cupi pensieri da non accorgersi che la Pina si stringeva con trasporto alle sue spalle sussurrandogli paroline dolci.
<< Gigi…è tardi, andiamo a dormire dai.>>
<< Gardelin?...>> <<Mmmmm…>> << Vieni dai e non farti cruccio, vedrai che domani andrà tutto bene…Gardelin?...Ma cos’hai, cosa sono tutti sti pensieri. Andiamo!>>
<< No, stasera no Pina. >> << Ma perché? >>
<< Perché non mi va, non ho voglia…>>
<< Uffa, quanto sei noioso, e allora resta lì a prenderti l’umidità in testa! >>
Brontolò la Pina e poi mettendo il muso se la filò, quella sera non era aria, meglio sparire, peggio per lui.
Gigi rimase lì, gli occhi fissi giù nella valle, sul suo paese. Riusciva a vedere solo qualche sparuta lucetta di tanto in tanto.
Quanto tempo era che non scendeva a valle? Mesi, no anni. Erano anni che si nascondeva nei boschi con i partigiani, accampato alla benemeglio sotto una misera tenda o in qualche grotta con la costante paura d’essere scovato. Aveva preso quella decisione dopo che aveva visto cosa era capace di fare il regime e dopo che i fascisti si portarono via suo zio, accusato non si era mai capito bene di quale atroce reato, lasciandolo poi morire di stenti in carcere e lui aveva promesso di vendicarlo. Così si era unito ai partigiani che adesso lo chiamavano “el Gardelin”  in onore della sua straordinaria capacità di imitare il verso degli uccelli in special modo quello del cardellino, richiamo che usava per avvisare i compagni in vista di pericoli imminenti.
Maledetto regine, non era più vita quella, maledetta guerra, quanto l’odiava e odiava anche quello che era costretto a fare, quella sera sentiva tutto il peso gravargli sulle spalle.
Intanto il pensiero correva giù per gli irti sentieri di montagna fino a quella casetta bianca dove abitava il suo amore, la sua adorata Tina. Appena poteva le scriveva sempre e le lettere gliele mandava tramite la Pina, la loro postina e messaggera, non aveva mai ricevuto nessuna risposta, perché?
Quello che lo teneva ancora in vita era il ricordo della loro ultima sera insieme, la più bella di tutta la sua misera esistenza.

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 1 utente e 6988 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Ardoval