Scritto da © Franco Pucci - Lun, 05/04/2010 - 20:27
Shangai.
Ieri sera abbiamo giocato.
Tenendoci per mano come due cuori bambini,
ci siamo divertiti reinventando antichi giochi.
E’ stato bello trasformare gli anni passati insieme
in tanti bastoncini colorati, confonderli nel ricordo
e gettarli così intrecciati nel vivere quotidiano.
Ho cercato di sfilarli lentamente ad uno ad uno,
per ricordarne nei colori il significato passato,
ma il sorriso dei tuoi occhi ha distratto la mia mano.
Cosa ne dici, ricominciamo daccapo?
Tenendoci per mano come due cuori bambini,
ci siamo divertiti reinventando antichi giochi.
E’ stato bello trasformare gli anni passati insieme
in tanti bastoncini colorati, confonderli nel ricordo
e gettarli così intrecciati nel vivere quotidiano.
Ho cercato di sfilarli lentamente ad uno ad uno,
per ricordarne nei colori il significato passato,
ma il sorriso dei tuoi occhi ha distratto la mia mano.
Cosa ne dici, ricominciamo daccapo?
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Scritto da © Jhonnydark - Lun, 05/04/2010 - 19:45
Silenzio
E’ quel silenzio assordante nel suo dire nulla
che per me è un dramma, un gravissimo insulto
e significa solo il peggio di un accadere occulto;
ed io vorrei, invece, una parola che non sia fasulla.
Ma ho solo il silenzio che mi riempie tutto intorno
e cerco di dargli un significato: volontà negate,
attesa banale, strategie, tattiche raffinate…
Dubbi mi assalgono ogni momento del giorno.
E’ il mio alibi. Il silenzio è tutto uguale;
aspetto parole che da lei non sento.
Odo lo sfrecciare delle auto, il sibilo del vento,
il pianto di un bambino, il frinire di cicale.
E me ne sto lì, nel silenzio, occhi chiusi, a guardare…
Quello che ascolto tra le sue righe può essere esaudito?
Forse è un’idea irrazionale… comunque un invito:
dire una parola e quel silenzio può ancora parlare.
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Scritto da © Bruno Amore - Lun, 05/04/2010 - 18:46
Promemoria
lo so m'aspetti ma'
e sto per arrivare ma, prima
due o tre cose ancora devo fare
dire ad Asia sempre di studiare
per conquistarsi spazio e dimostrare
a se stessa tutto quel che vale
lasciarsi uno spiraglio per poetare
e quella dolcezza innata coltivare.
Veder se riesco a fargli bene il conto
spiegar ai figli se non ho fatto tanto
non fu malanimo ma soltanto incanto
quando presi per l'aere a librar le penne
che il peso della domestica giornata
m'uccideva più d'una bipenne
e feci in ver per loro quel che doveva
un padre non eccelso che la covata alleva.
Finire questo canto da lasciare
non a memoria che non voglio restare
per metterlo sulla bilancia e misurare
se almeno c'è stato del buono da gustare.
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Scritto da © fabiomartini - Lun, 05/04/2010 - 16:13
Sera a Madrid
Un giorno tra i tanti
una sera in arrivo
Plaza De Espana
è un crepuscolo rosso
auto che al volo mi guardano
e scendo la scala
di questa metro
che porta profondo
poi ancora esco.
Un senso di freddo
mi avvolge di nuovo
sciarpa sul collo
e chiudo gli occhi
il vento spinge
nel cuore i ricordi
e sorrido
per questo sapore di Genova.
Bassa la testa cammino
le mani in tasca
guardo i miei passi
le scarpe degli altri
sento un musico pianger gitano
percorro Gran Via
son tutte accese le luci stasera
El Corte Ingles
ha i soliti cuculi appesi
di ogni Natale in arrivo
bimbi immobili li guardan storditi.
una sera in arrivo
Plaza De Espana
è un crepuscolo rosso
auto che al volo mi guardano
e scendo la scala
di questa metro
che porta profondo
poi ancora esco.
Un senso di freddo
mi avvolge di nuovo
sciarpa sul collo
e chiudo gli occhi
il vento spinge
nel cuore i ricordi
e sorrido
per questo sapore di Genova.
Bassa la testa cammino
le mani in tasca
guardo i miei passi
le scarpe degli altri
sento un musico pianger gitano
percorro Gran Via
son tutte accese le luci stasera
El Corte Ingles
ha i soliti cuculi appesi
di ogni Natale in arrivo
bimbi immobili li guardan storditi.
Oltre, cammino
incontro Joaquin.
"Qui, han camminato Pablo e Garcia"
e aggiunge "Lo sai?"
Rido, "Come non so?"
Scambiamo due chiacchiere dos tapas e via
dietro ad una clara facciamo poesia
la nostra poesia...
È un sogno reale
è un colpo di vita
questa storia infinita
con te...
incontro Joaquin.
"Qui, han camminato Pablo e Garcia"
e aggiunge "Lo sai?"
Rido, "Come non so?"
Scambiamo due chiacchiere dos tapas e via
dietro ad una clara facciamo poesia
la nostra poesia...
È un sogno reale
è un colpo di vita
questa storia infinita
con te...
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Scritto da © Franco Pucci - Lun, 05/04/2010 - 16:06
E' quasi giorno.
è quasi giorno e non se ne va la notte
testarda rimane e confonde i ricordi
di troppe ore consumate inutilmente
e disperatamente vomitate nel buio
testarda rimane e confonde i ricordi
di troppe ore consumate inutilmente
e disperatamente vomitate nel buio
è quasi giorno e il vento sulle imposte
danza al ritmo di un antico cigolio
lo aspetto mentre attraverso i vetri
guardo la mia ombra che si allontana
danza al ritmo di un antico cigolio
lo aspetto mentre attraverso i vetri
guardo la mia ombra che si allontana
é quasi giorno e non se ne va la notte
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Scritto da © karolingia - Lun, 05/04/2010 - 12:36
Mi manca
Mi manca un amore
c'è posto nel cuore
per una persona speciale.
Mi manca il calore
lievi carezze
ricevere e dare.
Mi manca dolcezza
di pelle su labbra
epidermide fremente.
Mi manca morbidezza
da abbracciare nella notte
tepore nel buio di piume.
Mi manca di più non so.
Mi manca sognare.
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Scritto da © Bruno Amore - Lun, 05/04/2010 - 08:54
Passano i giorni
giorni come tomi
non ne aprirò più uno
non leggerò una pagina
un rigo in futuro, li metto
impilati sulla mensola
a raccogliere polvere
nel tempo che mi resta
perché se quelli che ho scorso
non sanno darmi serenità
e mi sembra di aver perso
il tempo a trasportar acqua
con un paniere di vimini
allora siedo sotto una ficaia
aspetto qualche frutto fatto
e se per l'impazienza
memorabile ansia goliardica
qualche volta mi urticherò le labbra
aspetterò di cogliere quello dopo, morbido
appena grinzo con la goccia di ambrosia
e mi addolcirà la bocca più
della solita marmellata.
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Scritto da © Franco Pucci - Dom, 04/04/2010 - 19:07
Corri uomo, corri.
se quello che impariamo dalla strada
poi lo scordiamo lungo la via
poi lo scordiamo lungo la via
se al mattino non trovi più rugiada
è il segno della vita che va via
è il segno della vita che va via
se alla sera al tramontar del sole
non scorgi più le rondini in volo
non scorgi più le rondini in volo
vuol dire che alla fine del viaggio
non hai più compagni, sei rimasto solo
non hai più compagni, sei rimasto solo
corri uomo, corri…
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Scritto da © Franca Figliolini - Dom, 04/04/2010 - 17:43
La storia e le storie
«Io gli credevo. Avevo fiducia in lui. Lui rappresentava la patria, la continuità. Cosa volevi, Maria? Che mi mettessi coi comunisti?»
«Che c’entrano i comunisti? Sempre co’ ‘sti comunisti. Mica c’erano solo i comunisti nella Brigate partigiane. C’erano i bianchi, gli azionisti. E tu? Tu coi badogliani. Con quello. Già dopo Caporetto si sapeva chi era quello. E poi le guerre coloniali, ad ammazzare indigeni con l’iprite. Ma come si fa ad essere Badogliani? Giuseppe, dimmelo, come si fa?»
«Io non lo sapevo. Sapevo che lui era con il re…»
«E già, infatti era con il re, anche quando sono scappati e hanno lasciato Roma indifesa. Gli alleati ci avrebbero protetti e invece no. Hanno pensato solo a mettersi in salvo loro. E ci hanno lasciato qui, nelle mani dei nazisti. Tu che ne sai? »
«Io lo so. Io ero in montagna, mica a Brindisi con loro. Sarà stato mal consigliato, sai…»
«Si, proprio. Mal consigliato… come Mussolini. Sono sempre mal consigliati questi. Mai una responsabilità personale per le nefandezze che hanno commesso. Lo so che eri in montagna. Ma noi eravamo qui, Giovanni ed io. Qui a Roma, coi nazisti che imperversavano. Che ne sai tu? La città sembrava morta, morta. I nazisti ovunque, come un cancro. Ci difendevamo come potevamo. Sempre a scappare da una casa all’altra, con la paura di essere denunciati.»
«E certo. Io ero altrove. Giovanni ti era vicino…»
«No, non è questo. Troppo facile, Giuseppe. E’ che le scelte definiscono gli uomini. Io non ti amavo più. Non ti stimavo più. Tu hai fatto una scelta, ed io ho fatto la mia»
«Ma che c’entra la politica con l’amore? Noi pensavo di sposarci, di fare dei figli insieme. Tu mi hai tradito. Mi hai tradito: è questa la verità, e basta.»
«C’entra. Quando la storia prende il sopravvento sulle nostre storie personali, c’entra. Io non ti ho tradito. Siete voi badogliani che avete tradito gli italiani.»
E Maria se ne andò, sbattendo la porta. Stavolta per sempre.
«Che c’entrano i comunisti? Sempre co’ ‘sti comunisti. Mica c’erano solo i comunisti nella Brigate partigiane. C’erano i bianchi, gli azionisti. E tu? Tu coi badogliani. Con quello. Già dopo Caporetto si sapeva chi era quello. E poi le guerre coloniali, ad ammazzare indigeni con l’iprite. Ma come si fa ad essere Badogliani? Giuseppe, dimmelo, come si fa?»
«Io non lo sapevo. Sapevo che lui era con il re…»
«E già, infatti era con il re, anche quando sono scappati e hanno lasciato Roma indifesa. Gli alleati ci avrebbero protetti e invece no. Hanno pensato solo a mettersi in salvo loro. E ci hanno lasciato qui, nelle mani dei nazisti. Tu che ne sai? »
«Io lo so. Io ero in montagna, mica a Brindisi con loro. Sarà stato mal consigliato, sai…»
«Si, proprio. Mal consigliato… come Mussolini. Sono sempre mal consigliati questi. Mai una responsabilità personale per le nefandezze che hanno commesso. Lo so che eri in montagna. Ma noi eravamo qui, Giovanni ed io. Qui a Roma, coi nazisti che imperversavano. Che ne sai tu? La città sembrava morta, morta. I nazisti ovunque, come un cancro. Ci difendevamo come potevamo. Sempre a scappare da una casa all’altra, con la paura di essere denunciati.»
«E certo. Io ero altrove. Giovanni ti era vicino…»
«No, non è questo. Troppo facile, Giuseppe. E’ che le scelte definiscono gli uomini. Io non ti amavo più. Non ti stimavo più. Tu hai fatto una scelta, ed io ho fatto la mia»
«Ma che c’entra la politica con l’amore? Noi pensavo di sposarci, di fare dei figli insieme. Tu mi hai tradito. Mi hai tradito: è questa la verità, e basta.»
«C’entra. Quando la storia prende il sopravvento sulle nostre storie personali, c’entra. Io non ti ho tradito. Siete voi badogliani che avete tradito gli italiani.»
E Maria se ne andò, sbattendo la porta. Stavolta per sempre.
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Scritto da © fabiomartini - Dom, 04/04/2010 - 13:24
Baktun
Come si chiamerà la notte dell'uomo
da questo palazzo del mistero?
Tiro le fila di questo immaginio
e mi domando
se al muro del pianto
o all'alba dell'appena volato
quando gli angeli scenderanno dal cielo,
cercheremo forse scuse
le prime a venire
oppure
mormoreremo guai,
i motivi per cui,
i più reconditi e tristi pensieri,
o il lamento,
quello dell'eterno
reptante che scoda.
da questo palazzo del mistero?
Tiro le fila di questo immaginio
e mi domando
se al muro del pianto
o all'alba dell'appena volato
quando gli angeli scenderanno dal cielo,
cercheremo forse scuse
le prime a venire
oppure
mormoreremo guai,
i motivi per cui,
i più reconditi e tristi pensieri,
o il lamento,
quello dell'eterno
reptante che scoda.
Quando gli angeli scenderanno dal cielo,
forse avremo
frottole da enunciare
erette apposta
salvando bibbie su bibbie
che ognuno s'è inventato,
sventolando magari
finti libri neppur mai letti
o anelli preziosi
da elargire appena il buio
compie le prime mosse
o celando altre gioie fasulle
che sempre non vengan mai... a mancare.
Pronti, non ultimo,
a nasconderci nel buco del topo
come sempre mentendo
proferendo perfino
l'ennesima stupida eterna bugia
perfino a se stessi.
forse avremo
frottole da enunciare
erette apposta
salvando bibbie su bibbie
che ognuno s'è inventato,
sventolando magari
finti libri neppur mai letti
o anelli preziosi
da elargire appena il buio
compie le prime mosse
o celando altre gioie fasulle
che sempre non vengan mai... a mancare.
Pronti, non ultimo,
a nasconderci nel buco del topo
come sempre mentendo
proferendo perfino
l'ennesima stupida eterna bugia
perfino a se stessi.
Quando gli angeli scenderanno dal cielo
viaggeremo di notte
perché la notte sarà il giorno
e Neda distesa per strada nel sangue
nuovamente rialzata
come un ritorno di vento
appena volato sorriderà di nuovo,
e noi, millanta polmoni a fuggire
navi sul mare
sommergibili austeri
tappeti di corda e funi di rame
scelte esaurite
e i piani... più tasti.
Ahimè
saper perdere non fu insegnato.
viaggeremo di notte
perché la notte sarà il giorno
e Neda distesa per strada nel sangue
nuovamente rialzata
come un ritorno di vento
appena volato sorriderà di nuovo,
e noi, millanta polmoni a fuggire
navi sul mare
sommergibili austeri
tappeti di corda e funi di rame
scelte esaurite
e i piani... più tasti.
Ahimè
saper perdere non fu insegnato.
Quando gli angeli
giogheranno la terra,
dei ributtanti la mano
col ghigno sornione
farà impiccare il nostro vicino,
il parente lontano,
il fratello di sangue,
perfino una madre
se fosse essenziale,
salvando i piedi e le scarpe
per lacci e ricordi a stringer paure
del collo appeso...
Ad uccidere pur di rimaner
in qualche modo, vivi.
giogheranno la terra,
dei ributtanti la mano
col ghigno sornione
farà impiccare il nostro vicino,
il parente lontano,
il fratello di sangue,
perfino una madre
se fosse essenziale,
salvando i piedi e le scarpe
per lacci e ricordi a stringer paure
del collo appeso...
Ad uccidere pur di rimaner
in qualche modo, vivi.
Quando gli angeli scenderanno dal cielo
Getsemani sarà
umanità avvizzita
e il vento uno stupido che sferza il passaggio.
Piaghe profonde aperte
la terra, un mare in tormenta
e le nostre paure... il nulla.
Un immenso fragoroso nulla.
Getsemani sarà
umanità avvizzita
e il vento uno stupido che sferza il passaggio.
Piaghe profonde aperte
la terra, un mare in tormenta
e le nostre paure... il nulla.
Un immenso fragoroso nulla.
Quando gli angeli cadranno dal cielo
saremo polvere di presagi finiti
oppure sopiti percorsi di vita,
saremo polvere di presagi finiti
oppure sopiti percorsi di vita,
seppur male... vissuta.
»
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