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Sembrava Quasi Fosse Una Lotta

Sembrava quasi fosse una lotta
chi per continuare
chi per smettere.

Poi sembrava fosse di più:
uno scontro mortale
tra credere possibile

 
      loripanni               

Spiral Sensuality

Alexis, Spiral Sensuality, tecnica mista su compensato, 2010.
 
Sole d'Oriente.
Maestoso tramonto
d'ebano ed oro.
 
Alexis
26.03.2010
 
Scusate al solito la qualità delle foto che non ho capito perché vengono sempre "effetto botte". Questo disegno/dipinto risale alla scorsa settimana, per realizzarlo ho utilizzato un pennarello marrone per delineare i contorni della figura femminile, la base è a tempera e per le rifiniture mi sono servita di colori a matita (marrone, bianco, giallo). Il supporto è costituito da una base per cornice a giorno, congeniale alle mie ultime esigenze espressive.
Spero possa piacervi nella sua semplicità, sicuramente io lo considero uno dei miei figli più riusciti.
 
Alexis

Dormire o vegliare

c'era un tempo in cui dormire
era partire per lontano
conoscere chi o cosa
non sapevi mai e incontrare
immagini del giorno
e cercare di stamparle
rifilmare inquadrando
più intimamente un vissuto
adattarlo al desiderio
che sempre avevi vivo.
Ora l'ansia di uscire dal sonno
al più presto per tuffarti
nella corrente che tutto
obnubila nasconde falsa
e rende uguale
tranquillamente uguale
a quanto hai sempre detestato.
 

candida

Mi piace pensare di poter fermare il tempo.
Andrei in luoghi arcaici di cui cantano solo le leggende.
Vestita  della mia pelle bianca
E il rivo dei capelli a cadenzarmi i sentori, visiterei l’età dell’oro
Ad Olimpia,
al cospetto del Dio Crono
per chiedergli udienza
e riuscire a fermare così il tempo.
Cantando
Ballando
 
E neanche Zeus ad opporsi
Al mio canto oceanico.
Solo la natura a muoversi con me.
 
E cammino tra l’immobile
sfocio come il sangue tra le arterie della città
Osservo  i volti della gente
Addormentati dallo scatto
Sembrano fotografie o talentuosi istrioni.
Solo il linguaggio paralinguisto
 Per capirne l’anima.
 
Uscendo dalla città
Entro nei quadri paesaggistici
Dimensione aromatizzata dalla benevolenza di flora multicolore.
 
Mi culla la voluttà del vento,
piacevole il fruscio dei miei capelli
sulla schiena e sul collo nudo
sembrano carezze.
Il vento mi accarezza
Sussurra piano
E piano mi risucchia
Cosicchè  io sia vento
E sussurri alla natura
Il mio canto di miele.
 
Il mio viaggio in Feeria
Al biancore della “Fantastica”
 
"le immagini amanite dalla Fantastica sono pure forme
dell'Arte,
le più pregnanti,
imperiture ardono in Sommo Foco
Origo genera, e trae siffatta Archè”
 
In Feeria non vi sono limiti di tempo e spazio.
Sono li ora,
estraniata dal mio attorno nefasto
immersa nel nulla e in tutto
cammino senza mai stancarmi.
 
 

Con me c’è Ligeia
A lei dedico il mio canto

click here
[Musica, Macondo; Voce, Anna Asophia (Tea) Salis]

 

Pasqua

Ho le mani calde
gli occhi dipinti di luce
l’anima colma di pace.
Bambino rivedo
quel volto verso l’altare
lieto salire al cielo:
non ho atteso molto
ho subito capito.

Dico a voi

Venite di lassù, nevvero?
 
Paghi tra secolati
e cupi. In creduli e vuoti. Forse legno anche voi.
O solo spenti al morto astro nel cielo del disonore.
Stavate sotto i legni cartesiani
al vento dell’ultimo respiro. Avete freddo? C’era il sole
e di colpo notte sul lamento dei passi dalla roccaforte dei corvi.
La branda eterna
ha le doghe dure dell’assuefazione:
più udiste preghiere più urlaste scandali
più le braccia si tesero
più teste caddero
più mani, più monchi
e ciechi al Golgota, tornate sordi.
 
Scendete solo adesso
che la sua pelle è bianca e tesa. Sarà questo
il sudario che ora lo veste già dal primo vagito?
Una sola corda suona ancora:
una madre amara col suo giglio di dolore.
 
 
Ehi, dico a voi: venite di lassù, nevvero?
 
ps: dedicata a quegli amici che qui non vedo e di cui mi mancano notizie ma che desidero salutare e presentare i miei auguri: Ezio, Franco, Sebastiano, Matris ed altri che or mi sfugge.
 
Ed a Orme, Taglio, Manu, Sofo, Gingi, Bruno, Julie, Princ, Griz, Maria, Iry, VentoM, Francaf, Alexis, Blin, Lady, Prato, Paperino, Malalingua, e a tutti coloro che qui soffiano il loro respiro, e a cui chiedo scusa se non mi viene pronto il nick/nome - perchè sceglierli così complicati, poi? -  con gli auguri più sinceri perchè si avveri nel vostro Ovunque almeno una Qualsiasi Intensa Felicità attesa.
 
Ferdinando Giordano
 
 

Pasqua di Risurrezione

 
La preghiera di quella notte fu preghiera di perdono
a combattere il male cruento e malvagio dell’umanità.
Tempo di riparazione. Il Padre, dall’alto del suo trono,
ha mandato il Figlio prediletto a dar prova di amore e carità.
 
Tradito, venduto per trenta denari, versate lacrime amare
e poi esser condannato alla stregua dei peggiori assassini.
Flagellato. Che supplizio atroce. Solo l’amore fa sopportare
la sofferenza che al peccato strapperà grandi e bambini.
 
Ecco il viaggio verso il Golgota. Il legno è pesante
e pesante il cammino dove in alto sarebbe stato immolato.
Chiodi nelle carni, corona di spine, a fianco un brigante.
Guardatelo il Re, è sulla croce e una lancia trafigge il costato.
 
Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno.
Poi fece buio come le tenebre del male e fu la morte.
Quel sacrificio con il sangue versato a riparare il danno,
a lavare le colpe del mondo con le vesti tirate a sorte.
 
Silenzio intorno, ora come allora. Quel sacrificio non è vano
se guardiamo al fratello con amore e devozione,
se cerchiamo la gioia nel dare, se tendiamo una mano,
se viviamo nel cuore una Pasqua di Risurrezione.

Il canto del cigno

un abito da cigno
sto cercando
anche dismesso
prendo lezioni
da una vissuta insegnante
per andare sulla proda del lago
di questa vita ormai noiosa
e proverò a cantare.
almeno una volta
fosse l'ultima non importa.
venisse fuori una melica
degna di attenzione
un po' romantica nostalgica
malinconica anche
commovente insomma
che essere stato
quasi nulla a bracciate
mi è più pesante
d'una carro di sassi
da tirar su dal fiume.

Cè posta per noi di Rosso Venexiano

Gentile redazione di Rosso Venexiano
ci presentiamo: siamo Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta, le quattro figlie della poetessa recentemente scomparsa Alda Merini.
I tristi rintocchi funebri delle campane del Duomo di Milano pesano ancora sui nostri cuori mentre ricordiamo quello che raccontava di noi:
«Ho avuto quattro figlie. Allevate poi da altre famiglie. Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. Si chiamano Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza. Rispondono che io sono la loro mamma e basta, che non si vergognano di me. Mi commuovono»
Nonostante le parole della nostra amatissima madre siamo onorate di comunicare che in sua memoria abbiamo fortemente voluto la realizzazione del sito internet www.aldamerini.it.
Un’antologia in ricordo di Alda, un elogio "all'ape furibonda", alla sua figura di scrittrice e madre perché «Niente per una donna è più simile al paradiso di un figlio che le farà sognare l’amore per sempre…».
Saremmo grate se voleste pubblicare un articolo sul vostro blog e un link nella pagina dedicata a nostra madre https://www.rossovenexiano.com/alda-merini dar voce a nostra madre, alla sua follia e alla sua dolcezza, per farla parlare ancora perché non venga dimenticata. 
 
grazie davvero e ancora davvero complimenti
 
Flavia

Nato in Italia

Sono nato e cresciuto in Italia,
l'Italietta nostra di sempre,
stivale da calcio in culo e camminare
col sudore rappreso e un fazzoletto al collo,
mille volte delusi noi mai fuggiti,
eterni viaggiatori di idee incomprese
da giustizieri al potere a schiacciar
l'idea sinistra, che da sempre paventa.

Girata in lungo e largo da truppe dispotiche
torme teutoniche e lavorata bene
da chiunque la passasse col cappello in mano
a domandare mendico o sudando
e nell'altra il solito manganello a rispondere.
Perseguitata sempre da correnti a caso
da politici tecnici dell'ultim'ora,
proseliti, garantisti, demagoghi del nulla.

Ieri col coraggio di Dio e spinto dalla giornata
di desertica canicola e sole, camminavo
nel calore estivo di questo millenovecentoventicinque.
Occhiali da sole lui sul lungomare e camionette
a sputar improperi d'urli e cori.
Canottiera di bimbo col gelato in mano
che stringe l'altra al padre voltato da parte.

Sguardo irriverente il mio che guardo il mare
nell'assolato odore d'acre salsedine mista ai tempi
con l'ultimo sorso di granita appesa al labbro
e un inno inutile nell'aria una specie di alalà.
Un sorriso appena accennato il suo
dell'indisponente in camicia nera
con torbido potere mi puntava contro
(dietro al bimbo del gelato)
e chiodava gli anfibi al passo.

Le palme urlavano Tripolitania bell'abissina
con le fronde verso il porto come bandiere.
E ora il padre prende in braccio il bimbo
gelato e tutto e allunga lesto il passo
sull'italico lastricato d'intenzioni perdute
sempre eternamente depresse.
Evaporato il ghiaccio tra le mie labbra
dal quale non volevo disfarmi,
fermo un istante il tempo e raccolgo il che fare...

Dalla camionetta un cassone di insulti
al comunista, all'anarchico, al brigante
del chi se ne frega, che il duce Benito è solo lui
e via così... cantilena nuova già stantia ormai.
Mancavano pochi passi al manganello
che il grigio mi è vicino che gli giro un pugno al viso
e cade mentre gl'altri rotolano già dall'inutil carretto
e mi sono addosso e giù calci e pugni e svengo...

Tanto mi picchiano che mi sveglio sotto casa
piena di auto... un'esagerazione d'auto, piene di colori
col vestito nuovo proprio di ieri, perfetto e pulito
con la mia cravatta della domenica
e una signora che domanda se sto bene, io che dico si
e mi allontano che sto benissimo

solo un po' spaesato

Leggo la locandina e la data di ieri,
mezzo Dicembre duemilanove,
eppure non sono invecchiato, pure pettinato
che mi guardo allo specchio della vetrina
e mi vedo. E sul giornale che non conosco
leggo il primo ministro contro il presidente
e c'è una foto a tutta pagina
una camicia nera tutta d'azzurro perfettamente intonata
un sorriso il suo dell'indisponente
in un torbido potere che sfugge.
Verso di me, un padre in occhiali da sole
e un bimbo per mano nato e cresciuto in Italia.
 

Un'Italietta la nostra di sempre, a cui spesso
basta solo un gelato...

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