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Libellule

Non scriverò più il tuo nome
sulla sabbia rovente
il vento l’ha già portato via
Le mie parole non dette
rimaste sospese su un albero
spoglio
povere foglie inanimate
senza più sorrisi
e vanno
vanno a disperdersi
dove muoiono le libellule
crocifisse senza colpa

ad ali spiegate

Ricordi della guerra

Intanto grazie a Manuela per aver dato visibilità al mio straordinario"Laboratorio" rivolese. Poi alla mie età, viene voglia di raccontarvi ricordi lontani     
Spesso tra le notizie che il telegiornale ci propone apprendiamo che in, zone di guerra, sono stati bombardati civili per errore. Non posso non ricordare di aver vissuto una situazione simile.
 
      Seconda guerra mondiale  1943. Dopo il famoso armistiszio dell’8 settembre gli alleati vennero su per la nostra Italia dalla Sicilia su per la Calabria, Puglie e il primo fronte organizzato dai tedeschi per fermare l’avanzata è stato sul Trigno al confine con l’Abruzzo proprio nel mio paese San Salvo. Nell’imminenza dello scontro i tedeschi ci hanno fatto evacuare da San Savo verso nord. Noi siamo andati a Cupello dove mia madre aveva dei parenti. Di questo troverò dei foglietti e ne racconterò quando li trovo. Quello che volevo dire ora è che noi eravamo sfollati a Cupello per non essere sulla linea del fronte ma da lì si assisteva e si sentiva i cannoggiamenti e spesso si assisteva a duelli aerei tra i due contendenti.
     Una mattina tutti assistemmo al sorvolamento di due aerei da ricognizione che si abbassavano sul paese e poi rialzandosi si allontanavano.
     Al mattino dopo ci accorgemmo che i tedeschi erano spariti. Nessuno più nelle cucine che erano di fianco a noi, nessuno più nel palazzo dove c’era il comando tedesco e ci era sembrato un buon segno pensando che erano in arrivo gli alleati.

i miei alberi

 
 
 
 
ditemi, che i miei alberi hanno ancora voglia di mordere il cielo e danzare col vento
 
Odo Tinteri
 
 

Foto della settimana scelta da Rosso Foto

L'ocellot ©Salvador Sabater
sito dell'artista qui
clicca la foto per visualizzarla
 
Todas las imágenes están protegidas por los derechos de autor correspondientes. All pictures © by the senders. (s)

Da sempre inespresso

Lirica di Vittorio Fioravanti

Nell'intreccio umido scuro dei rami
il sole è una grossa tiepida macchia
che s'allarga sull'orizzonte spento
espandendosi rossa

Dietro boschi di pini
chiusi come bande d'armati
scende l'alito inumano del vento
ma il gelo non può carpirmi dentro
la brace povera dell'emozione

Nell'anfratto più oscuro e contorto
c'è un io che si strugge
come un dio commosso
in un lamento delirio muto
da sempre inespresso

Non mi so leggere fino in fondo
oltre le pagine aperte della vita
nello schiudersi d'una persiana
l'eco d'un riso
d'una parola sfuggita
il rimpianto in uno sguardo incrociato
nel buio appena acceso da un lampo

Non so vaneggiamenti onirici
né indecifrabili ermetismi
fuggo dal termine raro
che non oso pronunciare

Resto
in quel gesto lento di marcia
la cadenza dolorosa d'un passo
ripetuto nel tempo
quello stesso passo vissuto
e rivissuto ancora
per un'ultima estrema volta

Ulm, 19 dicembre 1988

E poi d’improvviso mi ritiro e mi sciupo/ and then I suddenly withdraw and get worn out/

"e poi d’improvviso mi ritiro e mi sciupo
e mi attacco al catafalco
come fossi impiccato ad un vuoto leggero.
Ma io voglio significare la mia morte
con un odore romantico
e che sia anche languida
un sepolcro spumeggiante
gocce d’olio cariche di luce
perché non sia un amen
ma uno spinterogeno nel sangue
una rondine"
 

"and then I suddenly withdraw and get worn out
and I cling to the catafalque
as if I were hung from a light void.
But I want to sacrifice my death
with a romantic smell
be it even languid
a sepulcher foaming
oil drops filled with light
so that it is not an amen
but a coil ignition in blood
a swallow"

(trad. Valentina Confido)
وبعد ذلك أَنسحبُ فجأة
و أُخرج متهالكا
أَتعلّقُ بالنعش
كما لو أنني عُلّقتُ في فراغ خفيف
لَكنِّي أُريدُ التَضْحِية بموتِي
برائحة رومانسية
وإن كانت ضعيفة
قبر رغوة
قطرات زيت مليئة بالضوء
حتى لا تكون مجرد ترتيلة
و إِنَّمَا جذوة في الدم
جرعة

(trad. Munir Mezyed)

La tela del ragno.

un merletto di Burano luccicante di minuscole gocce di cristallo
è steso ad asciugare tra due giunchi novelli sulla riva del fiume
 
il ragno verdeoro ammira soddisfatto l’opera fregandosi le zampe
mentre tra le perle di rugiada una falena si dibatte ormai sconfitta
 
così ti ho conquistata, con l'astuzia e l'abilità di provetto artigiano
e persa immediatamente quando la mia superbia ha rotto la tela
 

Lacrima

Eco di primavera

 
Del tuo inverno solo eco di primavera
nel tuo desiderio di essermi accanto.
 
languido sguardo in schegge di fuoco
trasforma in ciò che ti è ora concesso.
 
Dolce timido fiore a me destinato
io di te e in te mi nutro e disseto.
 
in vortici e torrenti di calda rugiada
che scorrono tra i tuoi petali dischiusi.
 
Atlantis

Di ciò che sarà poi

Quando si alzerà la tua figura
uno iato dal sorriso trasmuterà in costa al braccio alto
ti sembrerà una somma l’ultima soglia
traversata.
 
Penserò alla fuga dei polpacci
al tuono del profumo
alla grandine dei fiati
alla corsa delle spalle
alle coperte nuove che ti daranno cura.
 
Quando si alzerà il colore della tua assenza
come una figura
che mi accade
sarà un colpo secco lo sguardo ai cardini
 
cerimonia d’occhi col tight delle ciglia.
 

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