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C.D. Friedrich, Utterwalder Grund, 1825 - Impressioni

La rappresentazione del sublime.
Un paesaggio sospeso in una dimensione quasi estranea al mondo reale.
Una cintura montuosa, quasi come una barriera, si staglia su di un cielo incerto tra una notte annuciata ed un melanconico tramonto, in cui i colori si fondono e creano un'atmosfera ultraterrena, surreale.
Una piccola figura umana osserva l'immensità del paesaggio in cui si trova immersa. È ammutolita, attonita, forse stupita e meravigliata.
E sembra di sentirlo quel lieve canto dell'acqua che attraversa la foresta.
E si invoca il Silenzio.

Alexis
24.10.2009

La battaglia

Li sento, sono i rumori della battaglia che mi aspetta.
Il ruggito dei guerrieri che, famelici, si preparano allo scontro, il cigolìo dei carri, lo sbuffare dei cavalli, i fendenti delle lame che rifulgono e sfavillano al bacio del sole, segno di buon auspicio. Gli arcieri affilano le frecce e fiduciosi le ripongono entro pesanti faretre, gli archi attendono solo di poter scoccare il dardo che porterà onore al nostro popolo, tingendosi di porpora e sangue di uomini come noi.
Mi chiedo perchè gli Dèi spingano gli uomini a scontrarsi. Sarà forse una punizione per la superbia ostentata nei templi da quei falsi sacerdoti che pronunciano invano il Loro sacro nome? Oppure è la desacralizzazione della vita che li irrita? Questo continuo sguazzare negli squallidi vizi della carne e dello stomaco senza curarsi di consacrare ogni respiro alla volontà di Coloro che vegliano il nostro sonno?
Gli Dèi guideranno sempre le nostre battaglie ed i nostri cammini, osserveranno il nostro spirito, placheranno i nostri pianti, vendicheranno le nostre morti e gioiranno delle nostre risa, eppure ci spingono ad una lotta fratricida... ma soltanto, io credo, per meglio comprendere il valore della vita, dell'istante, dell'attimo che adesso è respiro, ma potrà a breve trasformarsi in tanfo di cadavere e sangue.
Per questo e solo per questo siamo chiamati a combattere. Per assaporare il sublime piacere dell'esistenza che maggiormente si avvalora in presenza della morte, del suo imminente spegnersi.
Ma che volete che ne sappia io? In fondo sono solo una donna con un'armatura troppo grande e pesante per poter essere portata da sola.


G. Klimt, Pallas Athene

Alexis
23.10.2009

La via del guerriero

E non è più tempo
per i sorrisi
e gli assonnati sguardi.
Sorge all'alba un nuovo sole
che attende la rinascita mia
sulla via del guerriero.

Alexis
21.10.2009

 

Più non si narra

Più degli eroi non si narra
in questa terra arida, ostile, secca.
Più delle grandi imprese non s'acclama
mentre il vento spira
sui contorni d'Africa.
Più dei viaggiatori e pellegrini
non si ode il canto,
delle meraviglie figlio.
Più delle grandi Dee
non ci si sofferma
ad ascoltare il passo.

Frastuono e caos
nell'odierno mondo regnan.
E piccola un'anima
a rimeggiar si presta.


Ippolito Caffi,  Egitto - Karnak a Tebe, 1844

Alexis
12.10.2009

Riflessioni - Oswald Spengler - Relativismo

"Ogni cultura ha il suo proprio criterio, la cui validità comincia e finisce con esso. Non vi è alcuna morale umana universale".

Molto semplicemente e, forse, ingenuamente dico che una morale universale umana non può esistere. Questo avviene non solo in funzione del fatto che esistono una molteplicità di culture le quali elaborano precetti morali differenti in maniera più o meno evidente, ma soprattutto sulla base del fatto che la morale è un'invenzione umana, quindi, di per sè, artificiale ed artificiosa.
Qualsiasi elemento che possa essere considerato universale deve avere una base, un fondamento nella natura, nella concretezza e naturalezza dell'esistenza, ma la morale implica un'astrazione dalla natura stessa, è un sistema di norme le quali tendono a modificare atteggiamenti naturali, decodificarli, reprimerli o assecondarli.
Basta fare un confronto con il mondo naturale.
In esso non esiste morale umanamente intesa, esistono solamente delle esigenze di tipo biologico cui fauna e flora si sottopongono senza alcun rimorso e se l'uomo stesso dovesse trovarsi in condizioni primordiali non esiterebbe un attimo ad inserirsi all'interno del ciclo della vita, senza porsi la questione del giusto e sbagliato, del moralmente corretto e moralmente scorretto.
La morale e l'esigenza di una morale nascono nel momento in cui si abbandona il proprio stato naturale per abbracciare uno stato civile, in cui si necessita di norme per la pacifica convivenza, ma essendo la civiltà una condizione già artificiale, tutto ciò che avverrà al suo interno non potrà essere considerato altro che un ulteriore artificio. Leggi tutto »

La pantera

Avanza a passi lenti
la pantera,
si confonde nel buio della notte.
Gli occhi
 - due stelle che splendono
come soli nel cosmo -
penetrano il segreto del mondo,
silenziosamente avvolto
in un manto di giada.

Alexis
7.10.2009

Anubi

E tu pensi, o anima stolta,
di poter varcare adesso
le porte di quel regno
di cui Osiride è sovrano?
Reo il tuo cuore
giace su questo piatto,
di troppe empietà macchiato,
nero si torce di vergogna.
La piuma di Maat rifulge
al mio divino cospetto,
reclamando la giustizia
che in vita non t'appartenne.


F. Kupka, The Black Idol

Alexis
4/5.10.2009

Rosa scarlatta

La sua bellezza era tagliente, acuta, penetrante.
Quegli occhi, così grandi e scuri, scrutavano ogni particolare dell'ambiente circostante. Sulla bocca rosea e carnosa, era dipinto il beffardo sorriso di un jin, qualcosa di magico e demoniaco al contempo, enigmatico eppure capace di dire cose che la lingua avrebbe in altro modo taciuto.
Se ne stava sempre in disparte, pervasa da una mistica aura di maestà, e dal suo trono di sabbia e silenzio studiava tutti coloro che le passavano accanto.
Molti uomini rimasero affascinati da lei, tentando di domare il suo corpo e la sua anima, ma la fiamma che le ardeva dentro era come un incendio impossibile da estinguere.
Soltanto la potenza di un maremoto avrebbe potuto fermarla, ma, quando questo fosse avvenuto, i suoi occhi si sarebbero spenti, le sue labbra avrebbero assunto un sorriso mesto e contratto, il suo volto e le sue gote sarebbero divenuti emaciati, pallidi, scarni e nulla più in quel suo viso ridente avrebbe brillato come una stella solitaria immersa nella notte più buia.
Il suo spirito altero e felino non fu mai piegato dall'amore e desiderio di possesso dei molti uomini ch'ella ebbe.
Nessuno fu mai capace di legarla a sé.

Un giorno, la gelosia di un uomo troppo ottuso per poterla comprendere la uccise.
La trovarono distesa sul ciglio della strada, un fiume vermiglio le scorreva dalle labbra socchiuse, rosa scarlatta, gli occhi brillavano ancora su quel volto candido colpevole soltanto del troppo amore concesso.
Il maremoto era giunto a porre fine all'incendio, ma le stelle, quella notte, brillavano di luce più intensa.

Alexis
4.10.2009

Fire - spirito di fuoco


Alexis, Fire, carbothelli su cartoncino, 2009

Haiku

Come serpente
ti annodi alle caviglie,
divieni giogo.

Alexis
27.09.2009

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