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blog di Asophia82

Risveglio

Guardava se stessa passeggiare in un vicolo cieco.
…non arrivava mai al punto limite consentito.
L'espressione  del volto a scoprire il silenzio paralinguistico.

L' ancella.

é un diamante il ricordo,
irraggia nel cipresso,  che d'erba, sempre germoglia. Leggi tutto »

Il linguaggio delle mani

Vezze, avvizzite oltrevita,
in rigagnoli frammentate,
dal loro continuo prensile essere.

Segnate ed incallite
in falange distale
se di fonemi si sono alimentate,
in pizzichi o carezze di melodiche armi.

Indurite e corrotte nel tempo
se da lungo e caparbio lavoro segnate.

Bronzee e ceree,
le dita,
se paglie e steli han dovuto sostenere.

Brunite d'inchiostro,
in veste di "Cembolo scrivano"
o tinteggiate d'idee per efiggere l'irreale ed il reale
in qualsivoglia forma.

E lievi, da cotanto ardore,
blandiscono le incantate e amate spoglie
su un manto di fogliame ancestrale,
volteggiano con rara armonia
verso confini "firiosi".

Clara

Oh Clara,
sei cagione di progenia,
genitrice indiscussa.
Madre.
Rigonfi il seno d’amore.
Dai turgidi capezzoli gode nutrimento.
Sei madre
A calmare il sopore del sonno,
austero, talvolta provocatore di ansie
scisse in paralisi e discinesie.
I tuoni, gaudi canti diventano.
L’aria stantia d’angoscia profuma ora di rose grazie a Clara.
Sei amica
A smorzare la sete,
a conciliare le beghe della mente.
Dal cupo piagnisteo al piacere di un sorriso.
Hai il dono della comprensione,
lungi da empatia gratuita.
Sei amante
Con la movenza sincopata del corpo
Balli un erotico tango a tratti d’amore a tratti di sesso,
o entrambi fusi in un unico amplesso
Del suo strumento sei l’artista.
E bevi dal calice delle sue frenesie.
Sei figlia
tra le sue braccia
madide di protezione.
ti avvinghi agli incavi del suo affetto.

[Volevo taggarla come antologiadei soci, per partecipare alle cinque poesie, ma mi scocciava perchè ancora non ho mandato i soldi]

Insonnia

Adombrata dalla compagnia dell'insonnia, scrivo. Pensieri sciolti e frasi illogiche tra i morsi di unghie ormai svanite, pelle scavata, pulsante brucia per gocce di limone che frizzano tra lembi di pellicine smorte.
Scrivo per non pensare cara dama forbita, sei tu, signora Insonnia attenta ai vasi sanguigni del pensiero. Del suo sangue ti cibi, ingorda! Beffeggio sul tuo ghigno abietto, belle maitresse.
Piove.
Piacevole odore d'erba bagnata  filtra attraverso le persiane della mia stanza.
Un  tropico del cancro fermo a pagina centonovantuno attende lettura.
Signor Miller lei oggi è in fase malinconica, la prego di scusarmi se non la seguo verso la pensione Orfila, serbo candore per le sue perle, ma oggi la sua compagnia mi annoia...così come la filosofia di Foucault seppur di insaziabile interesse.
cosa offre  ancora il mio comodino?
uno "spiriti" già letto e un "padre padrone " da rimembrare...
Scialbo il mio approccio alla lettura ora.
Certo, strano accostamento apparecchia la tavola.
Miller, Benni, Filosofia e Ledda, senza contare il vocabolario rizzoli come  portata prelibata ai saperi della lingua.
Piove ancora.
Piacevole il tocco di una goccia caduca disfatta a terra. Encomiabile melodia.
La chitarra acustica ha il corpo di una donna, meraviglia del suo destreggiarsi in movenze lodevoli. Blandisce i miei sentori, con le sue carezze.

Piove
Io amo la pioggia, fende e purifica.

Fende la tua bramosia Madame Insomnie, purifica il mio sonno.

[Lato oscuro by MacondoBand]

candida

Mi piace pensare di poter fermare il tempo.
Andrei in luoghi arcaici di cui cantano solo le leggende.
Vestita  della mia pelle bianca
E il rivo dei capelli a cadenzarmi i sentori, visiterei l’età dell’oro
Ad Olimpia,
al cospetto del Dio Crono
per chiedergli udienza
e riuscire a fermare così il tempo.
Cantando
Ballando
 
E neanche Zeus ad opporsi
Al mio canto oceanico.
Solo la natura a muoversi con me.
 
E cammino tra l’immobile
sfocio come il sangue tra le arterie della città
Osservo  i volti della gente
Addormentati dallo scatto
Sembrano fotografie o talentuosi istrioni.
Solo il linguaggio paralinguisto
 Per capirne l’anima.
 
Uscendo dalla città
Entro nei quadri paesaggistici
Dimensione aromatizzata dalla benevolenza di flora multicolore.
 
Mi culla la voluttà del vento,
piacevole il fruscio dei miei capelli
sulla schiena e sul collo nudo
sembrano carezze.
Il vento mi accarezza
Sussurra piano
E piano mi risucchia
Cosicchè  io sia vento
E sussurri alla natura
Il mio canto di miele.
 
Il mio viaggio in Feeria
Al biancore della “Fantastica”
 
"le immagini amanite dalla Fantastica sono pure forme
dell'Arte,
le più pregnanti,
imperiture ardono in Sommo Foco
Origo genera, e trae siffatta Archè”
 
In Feeria non vi sono limiti di tempo e spazio.
Sono li ora,
estraniata dal mio attorno nefasto
immersa nel nulla e in tutto
cammino senza mai stancarmi.
 
 

Con me c’è Ligeia
A lei dedico il mio canto

click here
[Musica, Macondo; Voce, Anna Asophia (Tea) Salis]

 

Teatro Realistico

Gli automobilisti fanno a gara a chi arriva prima per occupare un  minimo d’asfalto disponibile, senza badare a divieti e segnaletica bianca e gialla dipinta sulla strada.

Il rumore quasi simultaneo delle portiere da inizio  ad un sovraffollamento di gente.

Un grande ebbro carnevale, maschere di ogni tipo e colore prendono forma.Pantalone, sguardo assennato, un ghigno serioso si scorge tra enormi baffi sotto il  naso adunco, legge l’Unione per ammazzare il tempo, occhi chinati sul giornale poggiato al volante.Il gentiluomo Gianduia , di conversevole lingua arguta saluta e riempie a orazioni le menti compaesane. C’è chi fuma una sigaretta, o chi passeggia , mani in tasca, seguendo lo stesso percorso a ripetizione quasi fosse nell’ora d’aria di un carcere.Si distingue , Pulcinella, per le sue briose battute battibeccanti a quelle pompose del monsignor dottor Baldazone.Un tocco cromatico investe la folla, è lo squattrinato Arlecchino, inseparabile batocio nella mano sinistra, tra la folla, disinvolto, sporge la panza, simbolo d’insaziabile lingua.Dove sarà la sua Colombina?Spettegola la civetta, con le altre donzelle.

 Rappresentazione teatrale è la vita,  drammaturgia domestica.È strano
constatare come persone sconosciute
incrocino le loro vite ogni giorno, accomunate, in questo caso,  dall’essere genitori. Leggi tutto »

Memorie E Analogie: La Donna BIanca

L’ora era tarda.(l’ora e l’allora… pessimo accostamento! E una via non veglia! Fai vegliare i muri della via, al limite! O i cani! O gli alberi!)
L’allora via D’Annunzio vegliava sul sonno delle poche famiglie agglomerate ai suoi lati.
Una folata d’aria insita e misteriosa bussò al numero 3.
Onil, non foss’altro che per il fastidio, si rese conto che il rumore proveniente dall’anticamera non apparteneva all’emisfero onirico, ma era una vera e propria realtà.
♪Braccia penzolanti lungo i fianchi♪
Il vecchio si trascinava pesantemente verso l’ingresso. L’azione sembrava infinita in una dimensione spaziotemporale del tutto finita.
Pochi secondi.
Incurante dei vari perché e percome, Onil aprì la porta, quasi fosse una normalità la presenza di qualcuno a quell’ora della notte ed in quel determinato periodo
“C’è Elisabeth?”
esordì la donna. Estremamente bella, archetipo della donna angelo acclamata e descritta nei classici, musa ispiratrice di arte e pensiero; capelli ricci e aurei le contornavano il viso corteggiandone gli zigomi, e lo sguardo spettrale si irradiava con diafano inganno di occhi verdi. La cute rischiarava l’ombra della notte con il suo biancore candido e fantasmagorico, di completa assenza cromatica, esangue… Irradiava un’aurea limpida e tersa tutt’intorno.
Lei sapeva…
Portava un lungo vestito opalescente, anch’esso di lucentezza vitrea. Non si intravvedevano i piedi, sembrava aleggiasse nell’aria. Leggi tutto »

Il diniego della natura

[La torre di Babele di Asophia con matite e carboncino]
 
L'hanno erigata con presunzione,  dall'auge decade, inabissandosi.
L'ira esacerbante del Maelstrom a purificarne il lezzo.

 

 

A cena con Peter

IL vecchio Micheal stava camminando per la strada (…). Si sedette tutto solo in una panchina per parlare con gli uccelli (…) . gli abitanti del sottosuolo comunemente conosciuti da noi mortali come vermi,furono eccitati da questa esperienza musicale e il loro re, che era un bavoso lungo 5 pollici esclamò che quel ticchettio che stavano sentendo non era altro che pioggia (…). Il vecchio Micheal guardò il cielo ed iniziò a fischiettare una melodia (Jerusalem, inno inglese). Il risultato fu stupefacente perché nel linguaggio degli uccelli la canzonetta significava che la cena è pronta!

(Storia dell’Old Micheal di Peter Gabriel da Genesis, Il Fiume Del Costante Cambiamento). 

 

Al preambolo iniziale seguiva il fiirioso canto evocativo di Supper’s ready (Genesis), accompagnato dalla dodici corde ed  i fraseggi pregevoli di pianoforte.

 

La cena è pronta.

A cena con Peter.

Primo: pennette al sugo utopico.

 

Dialoghi scomposti, sproloqui alchemici contornano il pasto.

Una cena psichedelica in cui tutta la realtà si disperde nereggiata da Magog;  empie monadi tinte di rosso vermiglioso.

Ospiti della serata, i sette angeli rivelatori di vizi e virtù.

Bene e Male.

Giusto o Sbagliato.

Chi può dirlo, chi ha, chi ebbe la presunzione di erigerlo a dogma!?

 

Secondo: filetto ai ferri “cultura media”.

 

Il giusto, la morale è una legge astratta impressa nella memoria collettiva.

(Young la chiamerebbe archetipo).

Il giusto fu deciso dai grandi avi mentori del passato nel senso comune ed in nome del senso comune.

Imperituro dura nel tempo coevo.

Il nostro è un patrimonio culturale che non sempre corrisponde a verità  o certezza.

Vi è un divario di idee morali non indifferente in confronto alle altre esistenze conosciute.

Ne sono un esempio le sacralità della vita, il concetto di “dono”.

 

Si prosegue a Willow farm per pregustare il dessert.

 

Peter mi offre un delizioso tiramisù alla crema di mascarpone. Lo assaporo piano, temporeggio.

L’ aria è melodica a Willow farm, ogni cosa animata e non, sembra disegnata su un pentagramma a chiave di violino, di cui Peter e compagni ne sono gli esecutori.

I 7 peccati prendono forma corporea, si distinguono nella partizione in tonalità differenti, come nella Divina prendono forma i dannati logorati dal contrappasso.

In simbiosi io e Peter pensiamo alle dolci terzine del quinto canto.

La consolazione di un abbraccio, non smosso dalla bufera infernale che colpisce pietosamente Paolo e Francesca, ci unisce tenero.

Coronati al capo da petali arancioni,  siamo spettatori  indiscussi della favola esistenziale.

Astanti.

Il dolce accarezza la lingua con fare insidioso lasciando un retrogusto amarognolo sul palato.

È l’ora dell’apocalisse.

Dolce e Amaro, Bene  e Male., c’è sempre un’antitesi.

L’una per convalidare l’esistenza dell’altra.

Mellotrom in crescendo depura i due rifocillanti  con armonia stilnovista, magica e potente quanto i canti orfici.

Innovativa al rinnovo, depuratrice d’impurità.

“Tesoro, indossa la mia collana di perle, il mantello nero non serve più, Magog è andato via perdente. Vieni con me, la cena è terminata”

 

And it's hello babe your supper's waiting for you.
Hey my baby, don't you know our love is true

nota:

Essenziale è comprendere il valore degli oggetti verso cui son dirette le passioni.

La ricerca del senso di un atto compiuto..

"isoformismi"

 

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