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blog di Donatella

Peones

gli uccelli congiungono  le ali,
tutti insieme, imitando un dio
che si espande e si contrae,
che dona e abbandona
lasciando gemiti d'enigmi

nelle rozze mani di peones che sanguinano
come ai cani le piaghe delle zecche
fino a sentire il rumore dei singhiozzi
che raffreddano gli occhi sul ghiaccio dei perimetri.

nell'eterno contrario il castigo rimane espresso
nella colpa di ieri dove l'urlo di guerra striscia di rosso
il mio vestito di pella nera, abito d'anima nuda.

amo l'altra in me stessa alla luce fatua
di un cero arso, pregando possa
con una vampa incenerire il mio vero nome.-
 

mele bruciate

[...] esiste un'attrazione verso l'orribile
come nemico degno? [...]*

Sei andato oltre qualcosa
che non riesce nemmeno a morire
dentro una suggestione

come l'odore delle mele bruciate
o dei rami d'abete gettati nel fuoco.

poi all'insù, su, su, a ribere le linfe natali:

le mie ferite di bambina,
i geloni, le scarpe tagliate in punta,
l'idea di essere una figlia non voluta.

==========

una farfalla afghana scrive con gli occhi.

 
 
 
 
* F. W. Nietzche

simboli

conosco il morso della luna,
la fase fredda che bagna l'anima,
i pensieri che diventano scosse
fino a diventare ossessione
quando la strada dritta si costringe cerchio.

sono il centro di una città inesistente,
cerco la terra, l'acqua, Dio, in foreste di simboli
o nella pura ragione del seme.

Vorrei portarti con me nelle periferie, nei tramonti,
nelle sabbie mobili, dove la verita' accetta e annulla
migliaia di  punti: indici di ritagli.

vittima dell'atrabile come un rischio in ombra
la mia mano scivola lentamente al suolo.
 

Incarnazione

dove la carne diventa anima
in uno scarlatto sfogliarsi di papaveri
ogni passo è un reciproco carcere
 
che riceve tutto il dolore voluto
e tutto l'amore che porta:
 
l'ostia si spezza all'offertorio,
giorno per giorno ripete le piaghe
 
mentre con gli occhi tento un gradino
che sfugge al piede deviato dal valgo.
 
tutto avviene quasi sempre più tardi
nella sessualità del tempo invisibile.                                                                      
 

talismani

lunga assenza la mia vita altrove

generando arborescenze sul mio vestito liturgico

ancora odoroso di camera d'albergo
 
e il supremo dei sensi a toccare l'immenso spessore
del passato, trapassato dallo sguardo allucinato.
 
tra le cave pareti del cervello raggiungo il mio culmine:
 
balzi improvvisi nei luoghi muti delle distanze attraversate.
 
Vado  nella notte solitaria, per le case vuote e i vari regni
dove vive il vero pericolo: veglia e sonno, morte e resurrezione,
metamorfosi affidate ai talismani azzurri degli dei.

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