Calipso
mia fame di un sempre nuovo qualcosa
desidero
contro una noia che suona di peso
tra meandri di alghe
di palme di ruderi
cimiteri di naufraghi
uomini afflitti
ma non muore il mio desiderio
mi annienta il Fato il roseo domani
d’amore di uomo
sfamarmi
ricordare uno ieri
un futuro inseguire
verso lui protendere le mani
potessi.
(dalla raccolta "La vita picara")
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Rive di esistere
agli opachi bordi di questo esistere
o resistere
testardo
canto di cicala sotto sole d'azzardo
foglie in concerto ansanti
effimere
plauso di bionde spighe
poi
ombra di chissà quali suoni
se suoni saranno
od opprimente
apatia di eventi
afasia di silenti eoni.
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Fatali feti ingrifati
ci volo sopra con Lufthansa
e se per caso provo ansia
mi sparo due compresse di naftalina
l'Uzbekhi e il Tagikhistan poi trasvolo
in volo qualche volta ho il mal di pansa
mi scarto allora due Luftwaffe al cioccolato
a bordo indosso sempre un caffettano
con arabeschi ricamato e fotogrammi fetish
innaffiati di farina raffinata
gli apoftegmi me li leggo multifasici
su di un futòn disteso con l'ostessa
sbavo tanto pei farciti ai fotoni
sono esangue di fatiche e audaci imprese
sommerso dai miei chili
guardo il Fato inesorabile
sui feti cospargo il chili e la paprika sulle Ande
soprattutto quando parlano swahili
con i Flakes nel caffelatte inzuppo il glande
buono anche con le Flags dei nostri Fathers
recito svariate avariate litanie
Vesperi Ave Gloria e molti Paters
con afflati e faticose sciatalgie
srotolo paradigmi fatiscenti
con effluvi farinacei di Al Fatah
confezionati e inflazionati
fetusi fatidici e ingrifati.
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Aborigenes
soglia alla mia vita
inani mani scavano luce al nulla
linfe ancestrali iniettate
rare fragranze
a bulbi miei
madri sirene equivoche
stupori, canti allevano
nelle psoriasi dei sensi
parche di ebano feticcio
si mutano in ninfe
loro pelle ofidica
irride il tempo evirato
unica vita vivere
irripetibile
a carnosa insegna di fluorescenza
nuvola audace
sfida a gas fatali, apogei
gocce di mio sangue
su filiali sfrontate iridi
pulsioni atroci, tropicali risate
la voglio dereflessa la vita
mito cosmagonico
angolare pietra ungulata
di truci castrazioni
digeriti feti
fotonici incesti galattici
con maestra, virtuosa prostituta
velata di odorose trasparenze
di sandalo.
(estate 2007)
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Pullula l'aria
di umidi deliri di afa
in questo calvario
si sfacela la vita
ne aggranfo due natiche
come angurie di gioia
e il tuo sudore mi parla di te
la tua anima è in questo afrore di carne
esicastico vagito di rabbia e di nulla
che ne direbbe l'isterico tarsiota
se ci vedesse
siamo due dei
eletti da lavica colata
di amore e di foia.
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Zombie e Baby Boom
Turin Rive Gauche, 06-09-2009
“Facebook. Ezio ha fatto il quiz 'Quanto sopravviveresti ad un invasione di zombie?' e il risultato è: 80%. Sei il messia della sopravvivenza, l'unico zombie buono è lo zombie morto. Per sempre. Tu sai come fare. Tu sei la soluzione. Mentre gli altri sono intenti a... essere scomposti negli stomaci dei non morti, tu te la ridi e sorseggi sambuca con la mosca”.
Commento dell'utente del succitato network - Non bisogna stupirsi più di tanto. Il Picaro è più abile ad ammazzare uno zombie piuttosto che caricare la lavatrice, pulire alla perfezione un fornello o piantare un chiodo senza fare un danno nell’intonaco per un raggio di dieci centimetri. Un uomo d’azione, assolutamente un uomo d’azione. La normalità quotidiana e borghese è decisamente più indecifrabile e vischiosa di un branco di cadaveri che si muovono in maniera scomposta, ingenua e prevedibilissima. Non ci vuole niente a far saltare via teste in serie con scuri, motoseghe o fucili ad aria compressa. Certo il Picaro non ha lo charme e la forma atletica di Milla Jovovic in Resident Evil. Ma sterminare zombie è attività molto più routinaria e impiegatizia di quanto non sembri. Solo un po’ di accorgimenti e di attenzione e poi si lascia fare al protocollo ripetitivo appreso nel corso d’addestramento. Certo al Nostro è servito fare degli stage formativi nei campi del Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina, negli anni Settanta, assieme al mitico Carlos. E poi, con grande senso di realismo e di adattamento storico, acquistare la seconda cittadinanza, quella Usa, partecipando alle operazioni notturne non convenzionali dietro le linee irachene, con gli US Seals, nella prima guerra del Golfo, prima che iniziassero le formali operazioni militari. Ma fondamentalmente al Che di Sicilia è servita l’esperienza di terzino e mediano nella carriera calcistica svoltasi fra oratorio e liceo. Non lasciar respirare il più bravo portatore di palla avversario, non lasciarlo andare via se non dopo aver trattenuto brandelli della sua maglietta, grumi di pelle e sangue o gli stessi slip. Tutto cominciò sulla strada, il mitico cortile del baby boom, palazzoni da trecento famiglie, terroni e veneti immigrati, piccoli e scalmanati, ore e ore di calcio, nascondino e visite dal dottore con l’infermiera (l’unica epoca storica in cui, per decreto legge, anche le infermiere si spogliavano assieme ai malati).
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A Lilith Rosa Malinche
Sono la poltiglia dei secoli che ha metabolizzato bestemmie, sputi e cadaveri.
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Rosso a Teatro - Ezio legge "I tre cani", dalle Fiabe raccolte da Italo Calvino
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Rosso a Teatro - Ezio - Otello
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Pittore ti voglio parlare. Ovvero, elegia dell'imbianchino
Il Nostro è ridotto allo stremo. Lui, che aspirava a una vita intellettuale e artistica senza macchiarsi della turpe necessità di lavorare se non con la penna e la tastiera, viene mobbeggiato da pseudocarissime amiche a svolgere i più bassi e volgari lavori manuali. Il Picaro si dedica comunque con amore alla ritinteggiatura della casa di Lady_V, fiducioso nella buona riuscita della sua opera. Ma, a lavoro finito, viene cacciato in malo modo e il suo contratto strappato. L’amica non ha gradito la verniciatura ispirata alla scuola di Pollock e all’astrattismo punk. La Lady sostiene che non trattavasi di astrattismo punk pollockiano ma di mero rispecchiamento murale di gravi disturbi della personalità. Provinciali! Il Nostro ha delle amiche provinciali. E come se non bastasse, adesso spuntano fuori quelle altre due, la Sospiro e la Brahmina vedantica, che vogliono rifilare l’una lo sgabuzzino..., l’altra la cucina... E facciamo anche che l’artista dovrà dormire e mangiare con la servitù, già che ci siamo! Ma come, il Che di Sicilia, nato per illuminare con la sua mano cappelle sistine e interni in stile art déco, in una mescolanza di colore, materiali e parola scritta, teologica e oscena insieme? La scuola torinese non è assolutamente capita, al di qua delle Alpi. Il Picaro ha già tutta un’agenda fitta di impegni tra Berlino, Lisbona, Anversa, Santa Monica e Buenos Aires; un jet set di molto comprensive committenti che firmano assegni dicendo “scrivi tu la cifra che vuoi, e opera come fosse l’ultima cosa che fai”. Ve l’ha detto, lui la pennellessa e il rullo li maneggia seguendo le tecniche del kendo e del gesto futurista e dadaista. I suoi numerosi creditori non hanno pignorato l’immobile di abitazione ma solo l’intonaco asportabile e museizzabile di tutte le stanze e le cartelle con il back up dei file degli otto blog su Libero, Wordpress, Splinder, Blogspot. “Pittore ti voglio parlare, mentre smanetti un palmare….”.
(dal fu blog di Libero: “Isidhermes Siviglia”)
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